Uno straordinario racconto di uccelli, mammiferi terrestri e volatori, pesci, anfibi, rettili e insetti che si mettono in viaggio per assecondare il ciclo delle stagioni e per riprodursi
Uscito in concomitanza con il ritorno delle rondini, Senza confini di Francesca Buoninconti è un libro che non può mancare nella biblioteca degli amanti della natura e del mondo animale. Qualche mese fa, sulle pagine di eHabitat, vi avevamo raccontato gli incredibili viaggi compiuti dalle piante per garantirsi la sopravvivenza, questa volta, invece, il racconto si concentra sulla fauna. Dagli uccelli ai mammiferi, dai pesci agli anfibi, dai rettili agli insetti, il libro di Codice Edizioni regala al lettore una documentatissima panoramica di quelle che sono le modalità, le motivazioni e le tempistiche dei viaggi compiuti via aria, via terra e via mare dagli animali.
Si scopre come i fenomeni migratori fossero stati osservati anche nell’antichità, pur con qualche fraintendimento. Avendo notato la concomitanza tardo-estiva della sparizione delle rondini e della comparsa delle rane, Aristotele sostenne la tesi di una metamorfosi: secondo il filosofo greco, giunti nei canneti, gli uccelli perdevano il piumaggio per trascorrere la stagione fredda sotto forma di rane. Forte dell’autorità aristotelica l’ipotesi della trasformazione da rondini a rane rimase la più accreditata fino al XVIII secolo, confermata persino da Linneo.
Oggi degli animali migratori si conosce molto e molto si studia: il calendario delle andate e dei ritorni, le rotte aeree, marine e terrestri, i sistemi di orientamento, le relazioni fra le varie specie, il legame con il luogo di nascita, la determinazione nel raggiungere i luoghi più adatti per la riproduzione.
Sono gli stimoli ormonali, controllati dall’alternanza delle stagioni e dalla durata delle ore di luce, a determinare il momento della partenza. Ma oltre a conoscere il momento più adatto per partire, gli animali migratori sanno anche dove andare o, meglio, dove tornare vista la loro capacità di tornare “a casa” secondo il processo detto homing. La spiaggia, il fiume, il cespuglio o il tratto di mare in cui sono nati vengono ritrovati grazie alla capacità di riconoscere la posizione grazie al campo magnetico terrestre, agli elementi visivi e all’odore. Inoltre ci sono specie che si orientano grazie alla “bussola solare”, come la farfalla monarca che si muove “sapendo” che l’astro, per effetto del moto di rotazione, compie un movimento di 15° ogni ora.
Senza confini descrive viaggi che hanno dell’incredibile, per esempio quello compiuto annualmente dalla cannaiola verdognola, un uccello che pesa appena 13 grammi e viaggia per nove mesi l’anno. Questa specie si riproduce in Europa, ma trascorre l’inverno fra lo Zambia e Città del Capo volando così per 20mila o 25mila chilometri tra andata e ritorno. Ancora più stakanovista è il culbianco, un piccolo passeriforme di 25 grammi che macina fino a 300 chilometri al giorno e 30mila chilometri all’anno, svernando nell’Africa subsahariana e nidificando in Alaska o Siberia. Uccelli con le ali più grandi e potenti riescono a coprire tratte giornaliere ancora più lunghe: l’albatro urlatore si spinge sino ai 500 km al giorno e 50mila km all’anno, con andate e ritorni dall’Antartide all’Oceano Indiano.
Studiare le migrazioni significa comprendere come anche il cielo sia un ecosistema. Il falco dell’Amur che si spinge dalla Cina al Sudafrica trova sulla sua rotta la libellula frecciaerrante che gli garantisce il nutrimento necessario per attraversare l’Oceano Indiano. Questo piccolo insetto che non supera i cinque centimetri di lunghezza, si muove dall’Est Asiatico al Sudafrica coprendo in volo 14mila-18mila chilometri, facendo tappa alle Maldive e alle Seychelles.
Sebbene siano fra gli animali lenti per antonomasia, le tartarughe sono delle instancabili viaggiatrici intercontinentali. Le tartarughe marine della specie Caretta caretta, raggiunti i 5 centimetri di lunghezza, partono dalle coste dello Yucatán e della Florida e, cavalcando la corrente del Golfo, arrivano sino alle coste delle Azzorre o di Madeira. Una volta divenute adulte, guidate dall’imprinting e dalla capacità di decifrare il campo magnetico, torneranno sulla spiaggia natia per riprodursi.
Anche su terra si può assistere a esodi di massa. Uno dei più noti il “cerchio della vita” che viene percorso nel Serengeti, al confine fra Kenya e Tanzania, per sfruttare le acque del Mara River, del Grumeti River, del Lago Eyasi e del Lago Vittoria. Qui, nell’alternarsi della stagione secca e di quella delle piogge, 210mila zebre di Grant e 165mila gazzelle di Thomson compiono un esodo collettivo per essere maggiormente al riparo dai predatori, ma soprattutto con la consapevolezza di non essere in concorrenza sulle risorse alimentari di quel territorio.
Studiare le migrazioni su terra può contribuire a salvaguardare delle specie che potrebbero incorrere in incidenti sul loro percorso. In tal senso va segnalato l’esempio virtuoso della Wyoming Migration Initiative che nel 2012 ha completato una road ecology per salvaguardare le antilocapre il cui percorso migratorio incrociava la U.S. Highway 191. Grazie a un sistema di sottopassaggi e cavalcavia nei punti chiave degli itinerari migratori sono stati scongiurati gli incidenti fra autoveicoli e animali.
Queste e altre storie fanno di Senza confini una lettura godibilissima, capace di conciliare una preparazione e una precisione accademiche con una scrittura chiara e priva di fronzoli, davvero il libro ideale per chi voglia conoscere gli straordinari viaggi degli animali migratori.
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