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Comunità energetiche rinnovabili, via libera dall’Ue al decreto

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Comunità energetiche rinnovabili, via libera dall’Ue al decreto ultima modifica: 2023-11-29T07:44:55+01:00 da Marco Grilli
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Comunità energetiche rinnovabili ad un punto di svolta, la Commissione europea ha dato parere favorevole al decreto per la loro incentivazione

Con il parere favorevole espresso dalla Commissione europea, il decreto italiano di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili può finalmente avviare il suo iter, che porterà benefici ambientali, economici e sociali, assestando un colpo alla povertà energetica.

Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia – ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin – ora le Comunità energetiche rinnovabili potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Grazie alle Comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”.

La misura prevede 5,7 miliardi di euro di incentivi, 2,2 di questi saranno finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Le comunità energetiche rinnovabili (CER)

Semplici cittadini, enti locali, piccole e medie imprese, associazioni, condomini, enti del terzo settore, cooperative ed enti religiosi possono essere i protagonisti di questa rivoluzione energetica dal basso, fondamentale per procedere sulla via della transizione ecologica, realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030 e combattere la crisi climatica.

Introdotte in Europa dal 2016 grazie al Clean energy package, le comunità energetiche rinnovabili sono  soggetti giuridici di diritto privato che consentono l’unione degli enti sopra citati al fine di produrre, consumare e scambiare energia da fonti rinnovabili su scala locale. Una forma di autoproduzione di energia da fonti rinnovabili che garantisce non solo benefici ambientali facilmente comprensibili, trattandosi di energia pulita, ma anche minori costi energetici per cittadini ed imprese e nuove opportunità economiche per il territorio.

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Ad oggi, la normativa italiana ha recepito le raccomandazioni della Direttiva europea RED II in materia di sostenibilità energetica con l’articolo 42 bis del decreto Milleproroghe 162/2019 (ed i relativi provvedimenti attuativi) e con il decreto legislativo 199/2021. L’impianto di produzione deve essere posto in prossimità dei consumatori, può avere una potenza complessiva fino a 1 MW ed è connesso alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria. La tecnologia più adatta ed utilizzata risulta il fotovoltaico.

I membri della comunità sono comproprietari ma le strutture possono essere messe a disposizione anche da uno o più partecipanti o da un soggetto terzo. Perfino impianti a fonti rinnovabili già esistenti possono inoltre contribuire alle CER ma non devono superare il 30% della potenza complessiva riferita alla comunità stessa.

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La partecipazione alla CER è aperta, volontaria e senza obblighi di durata, nel complesso i soggetti associati accedono agli incentivi previsti per la transizione energetica, producono energia per autoconsumo e possono immagazzinare l’eventuale surplus in sistemi di accumulo o immetterlo in rete per la vendita. La ripartizione dei ricavi tra i membri della comunità è stabilita liberamente mediante un contratto di diritto privato.

Stando ai dati forniti dall’Osservatorio Enea, in Italia ad oggi sono attive circa 54 comunità di autoconsumo (17 CER e 34 gruppi di autoconsumo) per una potenza complessiva di 1,5 MW, mentre un altro centinaio sono in attesa di riconoscimento.

Il nuovo decreto 

Sono due le misure previste dal nuovo decreto: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa ed un contributo a fondo perduto.

L’incentivo in tariffa sull’energia condivisa è rivolto a tutto il territorio nazionale, dal piccolo Comune alla città metropolitana, e consente un notevole risparmio energetico per i soggetti della comunità (prosumer). La potenza massima agevolabile è pari a 5 gigawatt complessivi entro il 31 dicembre 2027. Per questa misura è prevista una dotazione di 3,5 miliardi di euro, ricavata dai prelievi sulle bollette elettriche di ogni consumatore.

Per le CER realizzate nei Comuni sotto i cinquemila abitanti, inoltre, è previsto un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili in relazione all’investimento effettuato per realizzare un nuovo impianto o per potenziarne uno esistente. Questa misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro del Pnrr e la potenza agevolabile è di almeno 2 gigawatt fino al 30 giugno 2026. Entro limiti definiti il contributo a fondo perduto potrà esser cumulato con la tariffa incentivante.

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I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse. Per le CER, i destinatari del provvedimento possono essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. La potenza dei singoli impianti non può superare il Megawatt. Passaggio iniziale per la realizzazione di una CER, dopo l’individuazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto e della cabina primaria, è l’atto costitutivo del sodalizio, che dovrà avere come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali”, specifica il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE).

La misura sarà di pertinenza del Gestore dei servizi energetici (GSE), che oltre a valutare i requisiti di accesso ai benefici e ad erogare gli incentivi, potrà anche eventualmente verificare l’ammissibilità in via preliminare, su istanza dei soggetti interessati.

L’accesso agli incentivi

Secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 199/2021, alla tariffa incentivante possono accedere le CER, i sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili ed i sistemi di autoconsumo individuali di energia rinnovabile a distanza che utilizzano la rete elettrica di distribuzione.

La tariffa incentivante prevede una parte fissa che varia in funzione della taglia dell’impianto ed una parte variabile correlata al prezzo di mercato dell’energia. In generale, aumenta al diminuire della potenza degli impianti e del prezzo di mercato dell’energia e prevede una maggiorazione tariffaria per gli impianti ubicati nelle Regioni del Centro (+4 €/MWh) e del Nord Italia (+10 €/MWh).

Per accedere al contributo in conto capitale del Pnrr, le CER devono risultare costituite alla data di presentazione della domanda, la potenza massima del singolo impianto o dell’intervento di potenziamento non deve essere superiore a 1 MW, la connessione degli impianti di produzione e dei punti di prelievo alla rete di produzione deve esser sottesa alla medesima cabina primaria, servono i possessi – ove previsti – del titolo abilitativo alla costruzione ed all’esercizio dell’impianto e del preventivo di connessione alla rete elettrica accettato in via definitiva.

Il contributo sarà riconosciuto entro il 31 dicembre 2025 (milestone Pnrr), mentre l’entrata in esercizio deve avvenire entro diciotto mesi dalla data di ammissione al contributo e comunque non oltre il 30 giugno 2026 (target Pnrr).

Le spese ammissibili sono di vario tipo – dalla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, alla fornitura e posa in opera dei sistemi di accumulo, fino all’acquisto e installazione di macchinari, impianti e attrezzature hardware e software ecc. – e prevedono dei massimali di investimento.

Il futuro sostenibile può partire pure dalla rivoluzione energetica dal basso.

[Credits foto: Solarimo, Pixabay]

Comunità energetiche rinnovabili, via libera dall’Ue al decreto ultima modifica: 2023-11-29T07:44:55+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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