Rapporto Oxfam 2023: l’1% più ricco della popolazione mondiale ha emesso, nel 2019, una quota di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia due terzi dell’umanità.
L’1% più ricco della popolazione inquina quanto miliardi di persone, è questo che emerge dal nuovo rapporto di Oxfam, realizzato in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute (SEI) e pubblicato a pochi giorni dall’inizio della Cop28 sul clima di Dubai, il vertice annuale delle Nazioni Unite, in programma dal 30 novembre al 12 dicembre, con l’obiettivo di affrontare i problemi legate alla crisi climatica.
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“Si tratta di uno scenario desolante”, si legge nel report di Oxfam. “Le emissioni di cui è responsabile l’1% più ricco del pianeta rischiano di causare 1,3 milioni di vittime a causa degli effetti del riscaldamento globale, la maggior parte entro il 2030. Vittime che si potrebbero evitare con un radicale e immediato cambio di rotta. In primo luogo, rispettando l’obiettivo cruciale di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5 gradi”.
Secondo i dati, l’1% più ricco (circa 77 milioni di persone) è stato responsabile del 16% delle emissioni globali di CO2. Si tratta di una quota superiore a quella prodotta da tutte le automobili in circolazione e degli altri mezzi di trasporto su strada.
In Italia, lo stesso anno, i più agevolati emettevano il 36% in più rispetto al 50% più povero della popolazione. Ogni anno, le emissioni di questi individui annullano la riduzione di emissioni di CO2 derivanti dall’impiego di quasi un milione di turbine eoliche.
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“Per anni abbiamo lottato per creare le condizioni di una transizione giusta che ponga fine all’era dei combustibili fossili, salvare milioni di vite e il pianeta”, ha sottolineato Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia. “Ma raggiungere quest’obiettivo cruciale sarà impossibile se non porremo fine alla crescente concentrazione di reddito e ricchezza che si riflette in disuguaglianze economiche sempre più marcate e contribuisce all’accelerazione del cambiamento climatico”.
Tra le proposte di Oxfam c’è l’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, a carico dei più ricchi, a cui sono associate emissioni più elevate.
Intanto, l’obiettivo degli Accordi di Parigi di tenere il surriscaldamento globale sotto i +2°C rispetto al 1990 è ormai svanito.
La statistica presentata dalla Confederazione internazionale di Ong, che lotta contro le disuguaglianze e la povertà, evidenzia la stretta correlazione tra gli ambiti ESG: Environmental-Social-Governance (le tre dimensioni fondamentali per verificare, misurare e controllare l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione).
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Sul sito dell’organizzazione si legge “Il rapporto non si limita a quantificare l’iniqua distribuzione delle emissioni tra diversi gruppi di reddito, ma riflette anche sugli impatti differenziati del cambiamento climatico per le diverse fasce della popolazione del pianeta e sulle divergenti prospettive di sviluppo economico complessivo tra i Paesi”.
Infatti, una disparità sociale provoca ulteriore disparità e un notevole danno ambientale. Il cambiamento climatico e le crescenti disuguaglianze economiche sono profondamente interconnessi.
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