Corto e Fieno – Il cortometraggio per una cultura da preservare

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Corto e Fieno – Il cortometraggio per una cultura da preservare ultima modifica: 2022-10-13T09:08:43+02:00 da Emanuel Trotto
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Si è conclusa la 13^ edizione di Corto e Fieno, il festival cinematografico che porta sul grande schermo il futuro della civiltà contadina

Corto e Fieno ci insegna che il cinema è anche ricordo di qualcosa che è perduto o si sta perdendo. L’immagine cinematografica ci mostra delle persone, delle usanze e una cultura che non ci sono più. Sia che si tratti di popoli che di animali. Erede della fotografia, il cinema (soprattutto quello cortometraggio) è anche questo: un’impressione di vita. Come non pensare, in questo senso, agli innumerevoli filmati di popoli ancora rimasti incontaminati dalla cultura occidentale; oppure a quei pochi secondi che mostrano il tilacino, un marsupiale che si è estinto ufficialmente da quasi novant’anni, proprio con la morte di quel soggetto che si muoveva nervosamente.

Corto e fieno 13^ edizione
Corto e fieno 13^ edizione

Più di recente c’è qualcosa che si sta deteriorando e scomparendo. Ossia la cultura contadina, quella legata alla terra e alla tradizione. Si parla di realtà piccole in tutto il mondo nelle quali si viveva a stretto contatto con la terra e la si conosceva bene. Una realtà dove il sogno del cinema si realizzava saltuariamente, quando venivano portate le pizze con le pellicole nei cinema da oratorio. Ed è proprio in una di queste sale, rimasta in disuso dal Secondo dopoguerra, che è iniziata l’avventura di Corto e Fieno, il Festival del Cinema Rurale, arrivato alla sua tredicesima edizione. Essa ha avuto luogo dal 6 al 9 ottobre al cinema Sociale di Omegna (VCO) oltre che nei paesi di Miasino e Ameno (NO).

Nel corso degli anni il Festival ha creato collaborazioni anche al di fuori del periodo della manifestazione, con altre aree rurali e urbane italiane, dalla Cascina della Cuccagna di Milano alla Comunità della Val Camonica.

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Il programma di quest’anno contava oltre 35 lavori provenienti da tutto il mondo, tutti accomunati dal desiderio del racconto e del confronto con l’abbandono e la dimenticanza. Tutte conseguenze di un mondo al di fuori dei campi che li sta lentamente dimenticando e allo stesso tempo non fornisce loro i giusti mezzi per poter continuare ad esistere come sempre.

Can Gardell

Che cosa serve veramente per poter affrontare il cambiamento? Can Gardell di Sìlvia Subirós e Florencia Aliberti, cortometraggio in concorso nella sezione competitiva Frutteto del festival, si interroga su questo. Lo fa raccontando la tragicomica vicenda della famiglia Gardell che ha dedicato la propria vita al lavorare la terra, allevare gli animali e vivere dei prodotti che essi offrono. Ma i tempi cambiano: i droni iniziano a sorvolare la zona al posto degli uccelli, lo spaventapasseri non è più necessario. Il vero spauracchio è il tempo che costringe la famiglia a fare i conti con la realtà. Una realtà che non è solo rappresentata dal ronzio dei droni stessi, ma è anche il rumore della fotocellula delle automobili.

Can Gardell Corto e fieno
Can Gardell delle spagnole Sìlvia Subirós e Florencia Aliberti| Corto e fieno 13^ edizione

Fino ad arrivare alla burocrazia che mette la famiglia davanti a una scelta difficile: adeguarsi oppure andarsene. Proprio quella fotocellula suggerisce ciò che sembra essere la soluzione del problema: trasformare la modesta proprietà in un Bed&Breakfast. Basta solo ripulire un po’ dalla patina del tempo e dei ricordi, registrarsi su internet e affidarsi, con un rozzo cartello sulla strada, alla curiosità dei turisti. Affidando al tempo, mai quanto ora inclemente e impaziente, lo spiraglio per il futuro. Se una volta bastava guardare fuori dalla finestra a vederne gli effetti e i cambiamenti, ora si scruta dalle finestre di un pc. Il corto rende questo sentimento con lunghe inquadrature statiche, come delle fotografie. Si prova nostalgia e una punta di tenerezza osservando questi personaggi fittizi ma che sono più reali che mai nei sentimenti che trasmettono.

Naeris

Naeris film di animazione delle registe estoni Piret Sigus e Silja Saarepuu,  in concorso per la sezione Germogli – disegnare il cinema, riprende la fiaba La rapa dei Fratelli Grimm. Si tratta della vicenda di due fratelli: uno è ricco mentre l’altro è povero. Il secondo si mette a fare il contadino e, con sua grande fortuna, nel suo campo germoglia una rapa gigante. Una rapa che gli frutta una immensa fortuna, abbastanza da suscitare le ire del fratello. È un racconto che vuole insegnare come nella vita le cose possono cambiare da un momento all’altro, sia nel male che nel bene. Il cortometraggio, della sezione Germogli, mette da parte la fiaba originale e si immagina come possano aver reagito gli animali che vivono nel sottosuolo quando il fratello contadino semina la rapa.

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Il tutto è visto dal punto di un topolino che, assieme ad una talpa, sono i primi che si accorgono dell’imminente cambiamento del loro microcosmo. Il loro mondo viene dapprima squarciato da una vanga, poi affogato nell’acqua dove è stato piantato il seme. La rapa si ingrossa a velocità sorprendente. Dopo lo shock iniziale, gli animali hanno imparato a conviverci. Diventa parte del loro mondo, abbastanza da rendere il momento della raccolta un’ulteriore trauma a stravolgere il fragile equilibrio che si era generato.

Naeris di Piret Sigus e Silja Saarepuu | Corto e fieno 13^ edizione
Naeris di Piret Sigus e Silja Saarepuu | Corto e fieno 13^ edizione

Il corto conserva, attraverso una prospettiva diversa, il senso della fiaba. Perché racconta che la vita può cambiare in qualsiasi momento, ma bisogna anche accettare il cambiamento. Se necessario, si può ritornare alla situazione di partenza. Può essere molto difficile questo ultimo punto, ma quando si presenta è inevitabile. Ed è ancora una volta proprio il topolino il primo a capirlo. Una volta strappata via la rapa, egli tornerà a gironzolare nel campo con il rischio di essere inseguito dal gatto. Potrebbe tornare a fare la sua vita di sempre, oppure no. Questo significa l’ultima immagine, con lui che zampetta via dall’inquadratura del cortometraggio, su di uno schermo completamente nero. Ma questa esperienza di certo non la dimentica.  E neppure noi.

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Corto e Fieno – Il cortometraggio per una cultura da preservare ultima modifica: 2022-10-13T09:08:43+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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