The Stuff – Gli anni Ottanata hanno sempre buon sapore

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The Stuff – Gli anni Ottanata hanno sempre buon sapore ultima modifica: 2022-07-03T07:38:42+02:00 da Emanuel Trotto
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Con l’uscita della quarta stagione di Stranger Things ritornano in voga gli anni ’80. Gli anni di titoli anticapitalisti come The Stuff

Il fatto

In una miniera emerge uno strano liquido bianco e denso. Ma ha un ottimo sapore e ce n’è in abbondanza. Una multinazionale lo inizia a vendere col nome di The Stuff e soppianta gradualmente quasi tutti i cibi convenzionali…

The staff

Il commento

Corrono gli anni ’80. Quelli di Stranger Things della quale è uscita la seconda parte della quarta stagione questo 1° luglio. Ma non solo. La serie dei Fratelli Duffer ricicla e ripropone a un pubblico di nostalgici e non un immaginario di quei tempi. Qualcosa di molto simile al reale, ma più idealizzato e mitico. Non erano solo gli anni di Ronald Regan, dei Duran Duran e di Kate Bush. Al cinema non c’era solo Ritorno al Futuro (1985) o Nightmare – Dal profondo della notte (1984). Ma c’erano pure centinaia di film indipendenti e con budget risicati. Non volevano essere solo delle copie dei film più mainstream. Ma ne sovvertivano spesso le regole. Riuscendo ad essere fedeli, coerenti e, allo stesso tempo, anarchici. Dietro ad essi c’era tutta una schiera di produttori, registi e sceneggiatori temerari.

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Fra questi vi era Larry Cohen (1936 – 2019). Sceneggiatore per la televisione negli anni ’70, viene convocato dal produttore Samuel Z. Arkoff, presidente della American International Pictures. Si trattava di una casa di produzione specializzata in B-Movies. Cohen diresse per essa un paio di film action per poi passare all’horror, nel 1974, con Baby Killer. Il film, nascosti dietro la patina del genere, affrontava temi spinosi per la società americana: il sesso, l’aborto e la famiglia media. Proprio la famiglia era il fulcro di quello che sarebbe diventato il cinema horror, d’avventura, fantascientifico e per ragazzi del decennio successivo.

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La classica famigliola anni ‘50 è stata soppiantata da un nucleo familiare più viziato da un rinnovato benessere. Ma per il ragazzino medio è qualcosa di soffocante da cui fuggire. Il suo obiettivo è cercare una famiglia surrogata nella quale poter essere se stesso e crescere. Per non diventare parte di quel modello standardizzato, oppure esserlo ma in una maniera più consapevole. Questo emerge in molti dei classici di quegli anni che, in un modo o nell’altro, hanno segnato la nostra infanzia. Da Navigator (1986) a Il piccolo grande mago dei videogame (1989), da ET – L’extraterrestre (1982) a I Goonies (1985). Un universo in cui l’adulto viene messo da parte. A meno che non sia fuori dagli schemi, una testa calda. Un personaggio sul quale il giovane protagonista e il giovane spettatore possono affidarsi.

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Cohen ha dato il proprio contributo a questo filone, tramite l’horror satirico The Stuff – Il gelato che uccide (1985). Questa la storia: in una miniera inizia ad emergere un liquido denso e biancastro. Si scopre che ha un ottimo sapore e crea una dipendenza immediata in chi lo mangia. Viene così acquisito da una multinazionale e lo vende come un semifreddo col nome The Stuff. Il prodotto ha un successo immenso: le famiglie si accalcano davanti ai banchi del supermercato fino a notte fonda per accaparrarsi l’ultimo barattolo da consumare a colpi di cucchiaio. Si riempiono i frigoriferi fino a scoppiare e si getta nella spazzatura qualsiasi altro cibo.

Gli inquietanti genitori di Jason che cercano di reintegrarlo nel nucleo familiare a cucchiaiate.

Da dove deriva tutto questo successo? Qual è il suo segreto? Gli altri produttori di gelati e yogurt ingaggiano David Rutherford (Michael Moriarty), un ex agente dell’FBI per un’operazione di spionaggio industriale. Quello che David scopre sono solo risposte vaghe e esperti spariti nel nulla. Nel frattempo flirta con la pubblicitaria, Nicole, che ha creato tutto il marketing legato a The Stuff. Lo ha messo in piedi senza conoscerlo in quanto, dice lei, «è facile promuovere un prodotto che piace già». Alle indagini si unisce anche “Chocolate Chip” Hobbs, un industriale caduto in disgrazia a causa dello Stuff in cerca di vendetta.

Il fatto che quest’ultimo personaggio sia soprannominato come una nota marca di biscotti americani (i Chocolate Chips Cookies) sottolinea l’intervento satirico del film. Si tratta di una enorme critica agli effetti del consumismo nei consumatori. Questi, col tempo, divengono dapprima servitori del liquido bianco per poi diventarne letteralmente parte.

La critica è anche politica: c’è stata la Guerra Fredda e la caccia al il nemico comunista. La politica capitalista, però, non ha portato altro che un tipo di indottrinamento e standardizzazione per nulla differente da quello dei presunti nemici. Ma siamo nel 1985 e siamo in piena “Perestrojka” ossia il programma che prevedeva anche un allentamento graduale della tensione fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Per l’americano medio non c’è più un nemico da combattere: non a caso nel film viene presentato anche il personaggio del Colonnello Spears (Paul Sorvino). Comanda un fortino con pochi uomini fidati, portando avanti una politica antirussa già sorpassata.

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E poi c’è Jason, secondogenito di una famiglia dipendente dal malefico alimento. Fugge da essa, trovando Michael e Nicole sulla sua strada. Come lui, loro hanno scoperto che The Stuff è un nemico viscido e strisciante, non solo metaforicamente. Un po’ come il decennio che si sta riscoprendo: insinuante, oscuro, pieno di contraddizioni ma con un buon “sapore”. Bentornati Eighties!

Scheda film di The Stuff

  • Titolo originale: The Stuff
  • Regia, sceneggiatura e produzione: Larry Cohen
  • Interpreti: Michael Moriarty (David “Mo” Rutherford), Andrea Marcovicci (Nicole Kendal), Garrett Morris (Charlie “Chocolate Chip” Hobbs), Paul Sorvino (colonnello Malcom Spears), Danny Aiello (Vickers), Patrick O’Neal (Fletcher), Scott Bloom (Jason)
  • Origine: USA, 1985
  • Durata: 85’
  • Temi: CINEMA, ALIMENTAZIONE, CONSUMISMO

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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