Giornata Mondiale per la Sensibilizzazione dello Tsunami

Giornata Mondiale per la Sensibilizzazione dello Tsunami, la metà della popolazione sarà a rischio entro il 2030

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Giornata Mondiale per la Sensibilizzazione dello Tsunami, la metà della popolazione sarà a rischio entro il 2030 ultima modifica: 2021-11-05T00:01:36+01:00 da Carla Clúa Alcón
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Oggi 5 novembre è la Giornata Mondiale per la Sensibilizzazione dello Tsunami, una ricorrenza per incrementare la resilienza e ridurre il rischio di catastrofi

22 dicembre 2018, Indonesia. Azki Kurniawan, 16 anni, sta seguendo un corso di formazione con altri 30 studenti al Patra Comfort Hotel, nella famosa zona turistica di Carita Beach, a Giava. All’improvviso, decine di persone entrano nella hall urlando: “Si sta alzando l’acqua del mare!”. Lui non capisce cosa succede, ma l’istinto lo fa correre verso il parcheggio per cercare di raggiungere la sua moto. Prima di arrivarci, un’onda di un metro lo colpisce. “Questo è un tsunami? Avevo paura di morire”.

Questo è il racconto che Azki fece alla BBC il giorno dopo dello tsunami causato dall’eruzione del vulcano Anak Krakatau il 22 dicembre 2018. Lo tsunami colpì la regione costiera di Banten e Lampung, in Indonesia e lasciò 439 deceduti, 7200 feriti e 15 scomparsi.

Oggi 5 novembre è la Giornata Mondiale per la Sensibilizzazione dello Tsunami, una ricorrenza designata nel 2015 dalle Nazioni Unite per invitare i Paesi, gli organismi internazionali e la società civile a sensibilizzare l’opinione pubblica sullo tsunami e condividere approcci innovativi alla riduzione del rischio.

A proporre una Giornata Mondiale per la Sensibilizzazione dello Tsunami è stato il Giappone, che grazie alla sua ripetuta e amara esperienza ha accumulato negli anni importanti competenze in settori come l’allarme tempestivo per lo tsunami, l’azione pubblica e la ricostruzione dopo un disastro per ridurre gli impatti futuri.

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Ma gli tsunami non ci sono più così estranei. Si stima che entro il 2030, il 50% della popolazione mondiale vivrà in aree costiere esposte a inondazioni, tempeste e tsunami. Avere piani e politiche in atto per ridurre gli impatti aiuterà a costruire una maggiore resilienza e proteggere le popolazioni a rischio.

La parola “tsunami” è composta dalle parole giapponesi “tsu” (porto) e “nami” (onda). Uno tsunami è una serie di onde enormi create da un disturbo sottomarino solitamente associato a terremoti che si verificano sotto o vicino all’oceano.

Le onde dello tsunami spesso sembrano pareti d’acqua e possono attaccare la costa ed essere pericolose per ore. Infatti, la prima ondata potrebbe non essere la più grande e spesso sono la seconda, la terza o anche la quarta quelle più pericolose. Dopo che un’onda colpisce l’entroterra, si allontana spesso verso il mare. L’onda successiva si precipita a riva in pochi minuti e portando con sé i detriti galleggianti di ciò che è stato distrutto dalle onde precedenti.

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Gli tsunami sono eventi rari ma possono essere estremamente mortali. Negli ultimi 100 anni, 58 di loro hanno causato più di 260.000 vittime, ovvero una media di 4.600 per disastro, superando qualsiasi altra catastrofe naturale. Il numero più alto di morti dell’ultimo secolo si è registrato in seguito allo tsunami dell’Oceano Indiano del dicembre 2004, che causò circa 227.000 vittime in 14 Paesi, con Indonesia, Sri Lanka, India e Thailandia tra i più colpiti.

Solo tre settimane dopo, la comunità internazionale si è riunita a Kobe (Giappone) per adottare lo Hyogo Framework for Action, il primo accordo globale sulla riduzione del rischio di catastrofi. Tuttavia, la rapida urbanizzazione e il crescente turismo nelle regioni a rischio di tsunami stanno mettendo sempre più persone in pericolo.

L’edizione della Giornata del 2021 vuole promuovere l’obiettivo della Sendai Seven Campaign che mira a “migliorare sostanzialmente la cooperazione internazionale ai Paesi in via di sviluppo attraverso un sostegno adeguato e sostenibile alle loro azioni nazionali entro il 2030”. Effettivamente, una maggiore collaborazione contribuirà a raggiungere lo scopo principale, ovvero garantire che il 100% delle comunità a rischio siano preparati e resilienti entro la fine del decennio.

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Laureata in giornalismo, vive a cavallo tra l'Italia e la Spagna. Nata nel 1996 a Tarragona (Catalogna), sta conseguendo una Laurea Magistrale in Scienze Internazionali all'Università di Torino. Ha lavorato in diversi media spagnoli, televisione, radio e giornali. Le sue passioni sono viaggiare, scrivere, conoscere la politica e imparare le lingue –ne parla sei!-. Amante del buon cibo, è sempre alla ricerca del sole e del mare.

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