Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali: quando la natura si fa sentire

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Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali: quando la natura si fa sentire ultima modifica: 2020-10-13T00:01:30+02:00 da Fabrizio Simone
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La Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali è stata designata il 22 dicembre 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo scopo è quello di ridurre l’esposizione ai disastri naturali e porre l’accento sull’importanza di contenerne i rischi.

Dal 2009, la Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali cade sempre il 13 ottobre.  Non proprio una festa, essa ha lo scopo di mettere in campo una vera e propria campagna di sensibilizzazione e di educazione.

Nelle azioni intraprese dai diversi attori sociali che vi partecipano attivamente, si evidenzia l’importanza delle pratiche di prevenzione, soprattutto preparando le persone ad affrontare le catastrofi naturali. Alluvioni, terremoti e uragani hanno effetti devastanti sulle persone in tutto il pianeta. Distruggono case e causano morti, provocano danni economici da cui è difficile risollevarsi.

In occasione della Giornata vengono lanciate diverse campagne mediatiche indirizzate ai governi e alle comunità. Si svolgono attività molteplici che includono la piantagione di alberi ma anche fiere, convegni e seminari.

Certo, viene naturale chiedersi come sia possibile prevenire un terremoto o un’alluvione, fenomeni su cui non abbiamo nessun controllo. Tuttavia bisogna altresì prendere atto degli effetti dei cambiamenti climatici e riflettere su quanto l’uomo ne sia stato la causa e invertire la marcia.

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È ormai assodato che disastri naturali come le inondazioni, derivano dal cambiamento climatico causato, tra le altre cose, dalla deforestazione e dall’emissione di gas serra.

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In occasioni come queste, risulta fondamentale concentrarsi anche sullo sviluppo dei sistemi di allarme precoce. Mettendoli a disposizione della popolazione possono garantire opportunità in più di salvezza.

Un fattore centrale, sul quale vale la pena di soffermarsi, riguarda la situazione dei paesi meno sviluppati. Dove si concentrano povertà e disuguaglianze sociali e in cui le capacità e le possibilità di prevenire i rischi sono decisamente limitate. Basta tornare indietro con la memoria allo tsunami di Haiti del 2010.

Certo, nel caso di eventi climatici estremi tutti i paesi, anche quelli più sviluppati, rischiano di trovarsi impreparati. Tuttavia, è evidente che le nazioni più povere sono le più colpite perché hanno meno possibilità di affrontare perdite e danni.

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Nato a Torino, dopo aver conseguito la laurea in Dams si iscrive a un master in progettazione della comunicazione digitale. Oltre a scrivere, lavora come guida al Museo Nazionale del Cinema di Torino. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni che comprendono il cinema e la lettura di libri e fumetti.

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