Loving Vincent – Van Gogh al cinema fra cielo terra e campi di grano

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Loving Vincent – Van Gogh al cinema fra cielo terra e campi di grano ultima modifica: 2021-07-18T07:28:41+02:00 da Emanuel Trotto
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Loving Vincent è il primo film interamente dipinto e quello che indaga più in profondità sull’amore per la natura del celebrato artista

Il fatto

Loving Vincent comincia un anno dopo la morte di Vincent Van Gogh, quando al giovane Armand Roulin, figlio del postino Joseph, viene affidato un compito. Egli dovrà consegnare una lettera mai spedita dal pittore a suo fratello Theo. La ricerca lo porterà ad Auvers-sur-Oise ultima dimora di Van Gogh…

Loving Vincent

Il commento

Vincent Van Gogh è uno degli artisti più conosciuti, amati e celebrati al mondo. Almeno oggi. Il cinema ha indagato più volte la figura dell’artista. In particolare più sul lato umano che sulla pittura. Più nello specifico nel rapporto estremamente forte che l’artista ha avuto con il fratello minore Theo. Egli è stato il suo maggior mecenate e manager. È grazie alla perseveranza e all’affetto che li ha sostenuti, che l’arte di Vincent è stata così in seguito apprezzata. Una perseveranza portata avanti da un intenso scambio epistolare. I film più importanti al riguardo sono Brama di vivere (1956) con Kirk Douglas di Vincente Minnelli; Vincent & Theo (1990) di Robert Altman in cui il pittore è interpretato da Tim Roth. Oltre che al recente Vincent Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità (2018) di Julian Schnabel con Willem Dafoe come protagonista.

Willem Dafoe porta al cinema il giallo di Vincent Van Gogh, l’uomo che ascoltava la natura

È curioso, tuttavia, che uno dei film che hanno davvero indagato la pittura del Maestro olandese provenga da un regista orientale. Il giapponese Akira Kurosawa ha avuto una formazione, prima che cinematografica, anche pittorica. Il gusto dell’inquadratura e l’utilizzo dei colori nei suoi film ne sono la prova. E anche qua l’arte e la creazione derivano da due forze. Questa seconda forza è il fratello maggiore del futuro cineasta, Heigo. Egli sarà responsabile della crescita anche spirituale di Akira il quale, dopo la sua morte, gli renderà omaggio con tanti personaggi guida: tanti sensei (maestri) e allievi.

Martin Scorsese interpreta Vincent Van Gogh in uno degli episodi che compongono il film Sogni di Akira Kurosawa (1990).

Fra di essi vi è, appunto, Van Gogh. In uno dei film più tardivi di Kurosawa, Sogni (1990) il suo protagonista visita una mostra di suoi quadri. Vi si immerge dentro, letteralmente. Si muove e in essi ed incontra il Maestro, interpretato da Martin Scorsese. Questi è in febbrile ricerca della luce e del colore giusto in mezzo al campo di corvi che sarà il suo testamento.

Sogni di Akira Kurosawa – I sogni (e gli incubi) fanno vivere meglio

L’arte, la ricerca del minimo dettaglio della natura erano il fine ultimo della pittura di Van Gogh. Una ricerca e una sofferenza (di conseguenza) che non è mai stata capita per davvero. Perfino da chi era più vicino a lui, Theo escluso. Da questo presupposto che prende le mosse il film Loving Vincent (2017) di Dorota Kobiela e Hugh Welchman. Alla morte del pittore, al figlio del postino di fiducia dell’artista, Armand Roulin, viene affidato un compito. Consegnare a Theo l’ultima lettera che Vincent gli aveva scritto sei settimane prima di morire. E che non c’è stato il tempo di consegnare. Dovrà portarla a mano, prima a Parigi e poi, tra una traversia e l’altra, a Auverse-sur-Oise, l’ultimo posto dove Vincent ha vissuto, sotto le cure del dottor Paul Gachet.

Il viaggio per Armand diventa una riscoperta dell’uomo. Man mano che procede la sua ricerca, inizia ad indagare sulla natura di Vincent. Per alcuni Vincent era un genio; per altri un individuo pericoloso e poco raccomandabile. Armand si pone domande, a cui cerca di dare una risposta. Nel frattempo, lo spettatore fa un autentico viaggio nella pittura di Van Gogh. Loving Vincent è il primo film in cui ogni fotogramma è un dipinto vero e proprio. Si è partiti da una serie di riprese di riferimento girate con gli attori. Queste sono poi state rielaborate (basandosi sui quadri originali) da 125 artisti provenienti da varie parti del mondo, per un totale di 66.960 quadri/fotogrammi. Una rielaborazione colossale della consueta tecnica di animazione del rotoscopio.

Loving Vincent, pittore al lavoro
Uno dei 125 artisti che hanno dipinto Loving Vincent al lavoro.

Questa tecnica fatta di pennellate dense per il paesaggio e fini per tratteggiare i volti, lascia spazio, nei flashback, a contorni definiti. Un bianco e nero dal tratto deciso che contrappone la vita e l’arte di Van Gogh. Nei fotogrammi un ruolo decisivo lo danno le micro pennellate: spostano delle fronde degli alberi mosse dal vento, o le onde che increspano l’acqua. O il movimento delle spighe di grano sui campi. Per lui le colline coltivate sono «sconfinate come il mare». Esse biondeggiano giovani e rigogliose, per lui erano il simbolo della vita e della bellezza della vita. In altre parole rappresentavano appieno il suo concetto di esistenza. Come le piante tutte. Dai girasoli, sinonimo della gioventù e dell’estate; la rinascita con iris e frutteti in fiore, i cipressi solenni come monumenti funebri.

Il famoso quadro Campo di grano con volo di corvi (1890) rielaborato per il film.

A contrapposizione dei campi vi è il cielo, che cambia e passa da una sequenza all’altra, una pennellata dietro l’altra. Cielo e colline hanno la stessa, vellutata, consistenza. Sono cangianti e surreali. Non è un caso che il film si apra con le nuvole che si diradano per svelare la vicenda e si chiude con un cielo stellato e le ultime parole di Vincent a Theo. «Non so spiegarti con esattezza il perché… Ma la vista delle stelle mi fa sempre sognare».

Scheda film di Loving Vincent

  • Regia: Dorota Kobiela Hugh Welchman
  • Sceneggiatura: Dorota Kobiela Hugh Welchman, Jacek Dehnel
  • Interpreti: Robert Gulaczkyk (Vincent Van Gogh), Douglas Booth (Armand Roulin), Eleanor Tomlinson (Adeline Ravoux), Jerome Flynn (dott. Paul Gachet), Saoirse Ronan (Marguerite Gachet), Chris O’Dowd (Joseph Roulin), John Sessions (père Tanguy), Aidan Turner (barcaiolo), Helen McCrory (Louise Chevalier), Cezary Lukaszewicz (Theo Van Gogh)
  • Origine: Regno Unito, Polonia 2017
  • Durata: 94’
  • Temi: CINEMA, ARTE, NATURA

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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