La Rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna riunisce otto manifestazioni che portano la cultura in alta quota, con spettacoli immersi in paesaggi naturali incontaminati
Rigenerare le “Terre Alte” d’Italia con la musica e promuovere un turismo slow che valorizza i territori è possibile. Lo dimostrano le esperienze di successo degli otto eventi che hanno aderito alla neonata Rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna. La collaborazione nasce per dare più visibilità alla proposta culturale di queste realtà, in un momento difficile per lo spettacolo dal vivo a causa del Coronavirus.
I festival che portano la musica in montagna
Il filo invisibile della Rete attraversa l’Italia da nord a sud. Ne fanno parte I Suoni delle Dolomiti (Trentino), Musica sulle Apuane (Toscana), MusicaStelle Outdoor (Valle d’Aosta), Paesaggi Sonori (Abruzzo), RisorgiMarche (Marche), Suoni Controvento (Umbria, dal 23 luglio al 12 settembre), Suoni della Murgia (Puglia) e Time in Jazz (Sardegna).
Ad accomunare queste manifestazioni è la possibilità di deliziare l’udito con concerti in alta quota: luoghi naturali e non antropizzati, in cui il paesaggio diventa parte integrante dello spettacolo. Il concerto è il momento culminante di una giornata che rigenera il corpo e lo spirito. I “palchi naturali” sono infatti raggiungibili solo a piedi con suggestivi itinerari immersi nella natura.
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Il rapporto con l’ambiente montano
Il rispetto della natura è un altro punto cardine della Rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna. I concerti si svolgono infatti senza l’utilizzo di strutture impattanti per l’ambiente e avendo cura che l’amplificazione non disturbi la fauna locale. Il pubblico stesso è incoraggiato a non lasciar traccia del suo passaggio, così che i luoghi di spettacolo restino puliti. Emerge uno degli obiettivi dei festival: educare al rispetto dell’ambiente attraverso la musica.
La Rete dei Festival di Musica in Montagna e il Covid
Le manifestazioni nelle aree montuose sono in grado di riaccendere i riflettori su comunità altrimenti marginali, custodi però di un ricco bagaglio storico, naturale e artistico. Il loro impatto sulle economie locali è rilevante. La Rete si dichiara però preoccupata che le normative anti-Covid pregiudichino l’organizzazione e l’esistenza dei festival. “Questi eventi necessitano di riflessioni ed interventi urgenti e differenti rispetto ai tradizionali luoghi di spettacoli dal vivo all’aperto”, si legge nella nota stampa.
L’impatto della pandemia nel 2020
Nel 2020 alcuni membri della Rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna hanno rinunciato a portare il proprio pubblico in alta quota. È il caso dei Suoni delle Dolomiti, che dopo 25 anni di spettacoli è stato fermato dal Coronavirus. I suoi palchi “tra le rocce e il cielo” torneranno a popolarsi nel 2021?
Musica sulle Apuane nel 2020 ha optato per concerti in streaming, senza pubblico dal vivo. Eppure ciò ha costretto a rinunciare ai riti del festival toscano: l’escursione con una guida del CAI, il pranzo in rifugio, il concerto tra le vette delle Alpi Apuane. A breve il festival lancerà il programma 2021, per riportare musicisti e ascoltatori in cammino.
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I progetti per il 2021
MusicaStelle Outdoor ha già le idee molto chiare per la ripartenza nel 2021. Il festival valdostano si svolgerà dal 19 giugno al 24 luglio, con eventi all’aperto nel rispetto del distanziamento fisico. Spostandosi più a sud, Paesaggi Sonori ha annunciato la prima data dell’edizione 2021 (30 luglio) per tornare a vivere con lentezza le montagne abruzzesi.
Anche Time in Jazz ha pianificato l’estate 2021: gli eventi si terranno tra il 7 e il 16 agosto a Berchidda, nell’entroterra sardo lontano dal clamore delle coste. Le altre realtà della Rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna non hanno ancora parlato dei propri progetti in quest’estate avvolta dall’incertezza. La speranza è che presto le note musicali risuonino tra le vette di tutta Italia.
[Immagine in evidenza @eleonoraanello]
