Cattive acque – Mark Ruffalo avvocato contro l’inquinamento delle acque

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Cattive acque – Mark Ruffalo avvocato contro l’inquinamento delle acque ultima modifica: 2020-03-22T06:30:04+01:00 da Emanuel Trotto
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Cattive acque, un film per riflettere nella Giornata Mondiale dell’Acqua, la storia vera dell’avvocato che combatté contro l’inquinamento acquifero di una cittadina statunitense

Cattive acque – Il fatto

Nel 1998 l’avvocato Robert Bilott, viene contattato da un allevatore di Parkersbourg. Questi gli chiede di indagare su un possibile avvelenamento delle acque dovuto agli scarichi del vicino stabilimento della DuPont. Per Robert sarà l’inizio di una indagine e di una battaglia lunga 19 anni…

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Cattive acque – La verità viene sempre a galla, è un film del 2019 tratto da una storia vera con Mark Ruffalo e Anne Hathaway

Cattive acque – Il commento

Il cinema va amato, condiviso e diffuso. È qualcosa di insito nel nostro essere. Non sto parlando dell’evento collettivo, ma piuttosto di quello che egli lascia e che scorre dentro. Il cinema è un vero e proprio flusso puro e cristallino. Come l’acqua, noi lo assorbiamo e lo assimiliamo e ci resta dentro. Il cinema ritorna sempre. Il cinema fa riflettere, sempre. È la sublimazione stessa del racconto e lo mette davanti agli occhi.

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Ci fa guardare le cose sotto nuovi ed inediti punti di vista. Nel caso di Cattive acque di Todd Haynes, ci fa guardare le nostre padelle antiaderenti con un occhio diverso. Il rivestimento interno di molte di esse è costituito dal Teflon. Si tratta di una materia plastica resistente alle alte temperature (superiori a 200° centigradi) e con bassissimo attrito. A produrlo e a distribuirlo sul mercato, a partire dal 1945, è l’azienda chimica statunitense DuPont. Essa, dieci anni prima, aveva brevettato il primo componente tessile sintetico, il nylon. Esso avrebbe aperto la strada verso la conquista del mercato delle fibre tessili chimiche. Complessivamente la maggioranza dei prodotti plastici che utilizziamo ancora oggi, provengono dalla DuPont.

Mark Ruffalo in Cattive acque
Mark Ruffalo (attore molto impegnato nella tutela dell’ambiente) nel film Cattive acque impersona l’avvocato Robert Bilott

Una azienda che ha molti segreti. Infatti i responsabili della DuPont erano al corrente, da decenni, degli effetti negativi del Teflon. La prova decisiva la si ebbe quando operai e addetti alla produzione iniziarono ad ammalarsi durante il lavoro. La malattia, una sindrome molto simile a quella influenzale, era provocata dai fumi di preparazione. Nello specifico da una delle componenti del Teflon, il PFOA. Per confermare la teoria, la ditta condusse degli studi sugli umani con sigarette contenenti il Teflon. Nove partecipanti su dieci si sono ammalati.

Questo oscuro segreto scopre Robert Bilott (Mark Ruffalo) in Cattive acque. Il film è ispirato ad una storia vera, che è raccontata un articolo del New York Times Magazine del 2016. Tutto inizia dalla una richiesta di un allevatore di Parkersbourg, di indagare sulla morte del suo bestiame. Presumibilmente a causa dell’avvelenamento delle acque provocati dagli scarichi del vicino stabilimento della DuPont. Quello che sembra partire come un comune legal thriller o thriller d’inchiesta (come i recenti Il caso Spotlight, 2015 o The Report, 2019), man mano che la narrazione prosegue, assume connotati molto particolari.

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L’indagine diventa, ad un certo punto, solo un pretesto. È innanzi tutto il racconto di uomo fondamentalmente indifferente solitario. Decide, per buonsenso, di iniziare ad andare a scavare nella questione. Lo fa in modo anche puerilmente coraggioso. Decide di attaccare, attraverso domande dirette, il responsabile della DuPont a un evento pubblico, di fronte ad azionisti e ad altri avvocati. Robert inizia a spulciare le carte, inizia ad andare a fondo. Ed è a questo punto che il film si discosta dai classici film d’inchiesta, e si addentra maggiormente nell’animo dell’indagante. Robert, man mano che scava, è in primo luogo da solo. Solo a gestire tonnellate di materiale, solo a incassare i colpi che causano la lettura delle documentazioni. Pian piano scende nel baratro dell’orrore, lo immagazzina dentro di sé, lo rende parte attiva della sua esistenza.

Il vero Robert Billot
Cattive acque – Il vero Robert Bilott

Lo allontana e lo isola ancora di più della regia che lo relega sempre in un angolo. C’è la somatizzazione che lo condurrà a crollare fisicamente, tramite un’ischemia. C’è l’impossibilità di comunicare il proprio dolore, anche ai più vicini. La solitudine di un uomo che ha sempre vissuto da solo, e che ora non riesce a comunicare. Né con la moglie né con il proprio datore di lavoro, per lui gli unici punti stabili della sua esistenza. Un orrore fatto di molteplici silenzi. Un orrore di famiglie distrutte nel corso del tempo. Dalla famiglia Bilott, quasi al collasso, alle decine di famiglie che sono distrutte dall’inedia di chi vede nel profitto l’unica forma di progresso. Per i quali, in nome di “un miglioramento” della vita delle persone, si mettono da parte cancri e figli deformi.

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Un “miglioramento” che passa anche attraverso la morte, tramite la fonte della vita. Tramite l’acqua che viene celebrata il 22 marzo con la sua Giornata Internazionale. La fonte della vita che dà la morte. Su questo controsenso si è scontrato Robert Bilott, in una battaglia comune ma che si combatte da soli.  

Cattive acque – La scheda film

  • Titolo originale: Dark Waters
  • Regia: Todd Haynes
  • Soggetto e sceneggiatura: Mario Correa, Mattew Michael Carnahan dall’articolo «The Lawyer who became DuPont’s Worst Nightmare» di Nathaniel Rich;
  • Interpreti: Mark Ruffalo (Robert Bilott), Anne Hathaway (Sarah Bilott),Tim Robbins (Tom Terp),Bill Camp (Wilbur Tennant), Victor Gaber (Phil Donnelly), Mare Winningham (Darlene Kiger), Bill Pullman (Harry Dietzler), William Jackson Harper (James Ross);
  • Origine: USA, 2019;
  • Durata: 126’
  • Temi: CINEMA, INQUINAMENTO

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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