Erin Brockovich-Forte come la verità: impegno senza retorica

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Erin Brockovich-Forte come la verità: impegno senza retorica ultima modifica: 2017-01-22T08:30:22+01:00 da Emanuel Trotto
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Il fatto

Erin Brockovich è una madre single di tre figli piccoli. Per garantire loro un futuro, si improvvisa per qualsiasi lavoro, mossa da incrollabile diligenza e senso di volontà. Lavorando per un noto studio legale scopre, quasi per caso, un clamoroso caso di intossicazione delle acque.

Erin Bronkovich

Il commento

Gennaio è il mese, per il mondo del cinema, di compleanni eccellenti. Per dire, questa settimana, Jim Carrey ha spento 55 candeline, 71 David Lynch, e ne avrebbe compiuti 97 Federico Fellini. La settimana scorsa ne ha compiuti 54 Steven Soderbergh, uno dei registi più eclettici del cinema contemporaneo.

Con la macchina da presa in mano da sempre, il suo cinema è caratterizzato da un incrocio fra sperimentazione e mainstream. Ha realizzato la trilogia di Ocean’s con un cast di superstar, e ha utilizzato attori non professionisti per Bubble (2005). Ha scritturato interpreti provenienti dal porno come Sasha Grey per il film The Girlfriend Experience (2009). Ha fatto vincere numerosi Oscar ai suoi interpreti: da Benicio Del Toro, a Julia Roberts per Erin Brockovich – Forte come la verità (entrambi del 2000).

Quest’ultimo mostra bene le due principali inclinazioni della sua regia “impegnata”: l’interesse per le biografie (si occuperà, di Ernesto Che Guevara e del pianista omosessuale Liberace), e la ricerca di uno stile asciutto. Nell’asciuttezza delle inquadrature, l’autore cerca di indagare, quasi di nascosto, i suoi personaggi; e, allo stesso tempo, riesce a raccontare una storia facilmente enfatica per i canoni hollywoodiani, ma senza enfasi.

Erin Bronkovich

La storia del film si basa sulla storia vera di Erin Brockovich Ellis. Ora attivista e presidente della Brockovich Research and Consulting, coinvolta in numerosi progetti ambientali. Nel 1993 madre trentenne disoccupata che cerca di sbarcare il lunario: per sé e i suoi tre figli. Senza nessuna particolare competenza a livello d’istruzione, ma determinatissima moralmente e con un incrollabile senso di giustizia.

Riesce, grazie al suo carattere energico, a farsi assumere in un piccolo studio legale. Archiviando dei documenti, incomincia ad indagare su una serie di vendite immobiliari e cospicui pagamenti per il silenzio da parte della Pacific Gas& Electricity. In seguito a delle indagini personali, viene a scoprire che la ditta ha contaminato per anni il bacino idrico di Hinkley, California, con il cromo esavalente. Questi, infettando le persone tramite l’acqua potabile, ha causato l’insorgere di sintomi cancerogeni.

Infatti, fra il 1952 e il 1966 ha scaricato circa 370 milioni di galloni di cromo esavalente, economico per i tubi delle torri di raffreddamento di gas naturale. La società non ha informato il consiglio idrico locale in merito fino al 1987. Grazie a una delle più grandi azioni legali del suo genere, la PG&E ha dovuto sborsare la cifra di 333 milioni di dollari per i 600 residenti. Dopo la causa, nel 2001, viene istituita un’inchiesta per chiarire la tossicità di questa sostanza. Nel luglio 2014 la California diverrà il primo Stato che dichiarerà l’ingerimento di cromo-6 cancerogeno.

Erin Bronkovich

Tornando al film. Abbiamo detto che racconta una storia che Hollywood poteva rendere enfatica. Ma non lo fa. Perché? Innanzitutto, per lo stile della regia di Soderbergh, asciutto ma anche indagatore. La macchina da presa dà l’impressione di essere nascosta e di spiare, più che raccontare la storia. Una storia che parte focalizzandosi sulla vulcanica protagonista e si sviluppa nel corso di tutta l’indagine: ma che rinuncia alla facile retorica dell’udienza. E della vittoria. La lascia da parte, in ellissi, per concentrarsi di più sull’animo di una donna combattuta fra l’essere madre e la cosa giusta da fare. Una missione che la porterà ad allontanarsi  ed avvicinarsi ai suoi figli e al compagno George.

Viene compiuta un’accurata indagine che porterà alla causa, ma senza rinunciare all’approfondimento psicologico che, in questi prodotti, spesso viene a mancare. Crea un potenziale legal drama ma ne sovverte le caratteristiche di fondo per empatizzare meglio con le vittime. Nonostante la vicenda è del tutto immersa in un’atmosfera virata in un giallo quasi alieno, Soderbergh riesce a rendere vicine vicende apparentemente lontane. Questa “universalità” è uno dei pregi che rende Soderbergh, a parere di chi scrive, uno dei migliori registi contemporanei.

Scheda film

  • Titolo originale: Erin Brockovich
  • Regia: Steven Soderbergh
  • Soggetto: Erin Brockovich
  • Sceneggiatura: Susannah Grant
  • Interpreti: Julia Roberts (Erin Brockovich), Albert Finney (Ed Masry), Aaron Eckart (George), Marg Helgerberger (Donna Jensen), Peter Coyote (Kurt Potter), Cherry Jones (Pamela Duncan), Wade Williams (Ted Daniels), Conchata Ferrel (Brenda);
  • Origine: USA, 2000
  • Durata: 130′
  • Temi: CINEMA, INQUINAMENTO, EDUCAZIONE GREEN

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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