La deforestazione selvaggia è tra le cause primarie della crisi climatica planetaria e la Romania -confine orientale dell’Unione Europea- si trova in prima linea nella lotta a questo crimine.

Il Paese ospita la più grande area di foreste vergini in tutto il continente europeo, ma è sempre più nel mirino dei gruppi criminali che praticano il disboscamento illegale.
Si tratta, ormai, di una guerra a tutti gli effetti, che negli ultimi anni ha fatto anche diverse vittime tra le guardie forestali rumene, con due morti solamente a fine 2019.

Omicidi e minacce contro le guardie forestali rumene
A ottobre i taglialegna illegali hanno brutalmente ammazzato a colpi di arma da fuoco il ranger forestale Liviu Pop, 30 anni, che stava intervenendo su una segnalazione di disboscamento illegale nella regione del Maramures.
Un omicidio avvenuto a pochi giorni di distanza da quello di un altro suo collega, Raducu Gorcioaia, 50 anni, anch’egli trovato morto, ucciso a colpi d’ascia, a poca distanza da un’area colpita dalla deforestazione criminale nel nord-est della Romania.

In totale, negli ultimi anni, ci sono stati oltre 600 attacchi violenti contro coloro che cercano di proteggere le antiche foreste rumene, tra le ultime foreste primarie d’Europa, con sei vittime ufficialmente riconosciute.
«La “mafia del legno” è radicata a livelli profondi della società rumena, partendo dai politici fino ai ceti più poveri, che vengono sfruttati in questa attività, complessivamente molto lucrativa –denuncia Greenpeace Romania– Questa rete criminale è la causa degli omicidi e dei furti, sostenuta da milioni di metri cubi di legno tagliato illegalmente ogni anno. L’unica soluzione per fermare la violenza è fermare il massacro delle nostre foreste in nome di un oscuro profitto».

Poche risorse per contrastare il disboscamento illegale
La Romania, fin dal 2008, aveva iniziato a implementare un sistema automatico di tracciabilità del legno (denominato Sumal) che però, nel 2017, è stato disattivato, con la motivazione ufficiale dei troppi falsi allarmi.
I taglialegna illegali possono così oggi continuare a nascondere i loro furti con l’uso di documenti contraffatti.

«Il Ministero delle Foreste ha smesso di pagare per la sorveglianza satellitare dei boschi, i trasporti di legname sono raramente monitorati con sistemi Gps, non ci sono registri elettronici nei depositi e non esistono telecamere di sorveglianza nei punti chiave del traffico -proseguono da Greenpeace Romania- Le leggi che regolano il disboscamento sono state indebolite e ci sono ancora grandi casi di disboscamento illegale lasciati irrisolti dai pubblici ministeri. Le guardie forestali sono scarsamente equipaggiate e mal pagate. Parte di loro si arrendono o addirittura si uniscono al grande furto, alcuni per proteggere le loro famiglie, altri per aver accesso a una piccola parte di questi enormi profitti».

Sul tema, fanno eco dal Wwf Europa centrale e orientale: «Oggi i forestali, se non catturano i ladri, devono pagare con fondi propri il legno rubato, ma se i criminali vengono catturati con legname non documentato, possono essere solo sanzionati con multe. Sebbene oggi il mondo sia più consapevole rispetto ai problemi legati al cambiamento climatico e alla deforestazione, questo non fa altro che esercitare una maggiore pressione su un personale già sovraccarico».

Deforestazione in Romania, dati allarmanti
La Romania vanta 6,9 milioni di ettari di copertura forestale totale, di cui oltre 500 mila ettari di foreste primarie e secolari, molte delle quali arrivate intatte fino ai giorni nostri dall’ultima glaciazione.
Preziosi ecosistemi, che ospitano una fauna selvatica incredibilmente varia, inclusi orsi bruni, lupi, linci, gatti selvatici e altre specie in via di estinzione.

Ma questo patrimonio sta diminuendo molto rapidamente: una decina di anni fa, in particolare, la superficie occupata da alberi di origine primordiale era più che doppia.
Oggi l’area coperta da boschi in Romania è scesa sotto il 30% e, in generale, le foreste stanno scomparendo a un ritmo superiore rispetto a quanto stimato in precedenza.

«Per ogni albero tagliato legalmente, ce n’è un altro che viene rubato», sottolineano da Greenpeace Romania, che ha presentato a fine ottobre il decimo rapporto nazionale sui tagli illegali.
I dati hanno rivelato che nell’ultimo anno sono stati abbattuti 38 milioni di metri cubi di legno dalle foreste rumene, di cui circa 20 milioni in modo illegale, anche se solo l% di essi (pari a 200 mila metri cubi) è stato ufficialmente registrato dalle autorità.

La ricerca condotta dall’Associazione ambientalista stima anche che la Romania stia perdendo fino a tre ettari ogni ora della sua copertura forestale totale, a causa del degrado e della deforestazione, legale e illegale, inclusa parte delle sue foreste antiche e incontaminate.
Romsilva, la società che gestisce oltre 3 milioni di ettari di foreste di proprietà statale (il 48% del totale), fornisce però dati molto più bassi, parlando di tagli illegali per appena 40-50 mila metri cubi all’anno.

Taglio illegale delle foreste, business da 1 miliardo di euro
Il valore complessivo degli alberi abbattuti illegalmente è stato stimato da Greenpeace Romania, sulla base di studi ministeriali, in circa un miliardo di euro.
Il legno abbattuto in Romania è destinato a finire ovunque in Europa, per essere utilizzato nella produzione di mobili, carta o materiali da costruzione.

Stando alle denunce provenienti dagli ambientalisti, il modo più comune per rubare il legno pare essere il cosiddetto “metodo di aggiunta”.
Come funziona? Le aziende di legname presentano un’offerta ufficiale per la raccolta di alberi deboli o secchi ma, sul campo, marcano anche altrettanti alberi sani.
Così, per ogni metro cubo di legno che tali aziende acquistano ufficialmente, ottengono due metri cubi, uno dei quali “in nero”.
«Il denaro di questi pagamenti informali si fa strada attraverso il “sistema” -è la denuncia del sito Recorder.ro– Esso, inoltre, è costruito in modo tale che le aziende che vogliono operare legalmente non possano sostenere il loro business».

Le reazioni agli omicidi: dalla piazza alle Ong ambientaliste
Gli omicidi delle due guardie forestali hanno riportato il tema della deforestazione al centro dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica in Romania.

Migliaia di manifestanti hanno marciato per le strade di Bucarest, con cartelli in cui si chiedeva di fermare la “mafia del legno”, usando slogan come “La nostra foresta non è la vostra merce” e riferiti all’emergenza climatica.
Parecchi dimostranti sono scesi in piazza anche in altre città del Paese e nelle principali capitali europee.
Tre organizzazioni non governative -Green Agent, ClientEarth ed EuroNatur- hanno presentato una denuncia alla Commissione Europea contro il Governo rumeno.
I gruppi ecologisti sostengono che le pratiche di disboscamento della Romania non siano in linea con la legislazione comunitaria in materia di protezione della natura, consentendo “la distruzione deliberata anche dei boschi naturali, che costituiscono i due terzi delle foreste incontaminate all’interno dell’Unione Europea”.

Il Wwf Europa centrale e orientale avanza quindi alcune proposte per fronteggiare la crisi. «Una delle soluzioni potrebbe essere che i forestali e le autorità competenti si concentrino su ciò che sta entrando nella catena di approvvigionamento piuttosto che cercare di proteggere ogni ettaro con personale e risorse limitate.
Per proteggere il patrimonio boschivo e l’integrità del personale forestale è quindi necessario trasformare l’attuale sistema di controllo basato sulla marcatura e la sorveglianza degli alberi nel bosco in un sistema incentrato sul controllo del trasporto del legname in uscita dal bosco.
Inoltre, è necessario un cambiamento radicale, che comprende un pacchetto legislativo a sostegno del controllo del legname immesso sul mercato, regolamenti per la sorveglianza delle foreste, il trasporto e la vendita di legname».

Le proposte di Greenpeace Romania per fermare la deforestazione
La riattivazione di un sistema di controllo automatico, unito al monitoraggio delle foreste rumene, potrebbe contribuire a eliminare la maggior parte dei meccanismi di corruzione e neutralizzare le reti criminali che si sono infiltrate in questo settore della società. Ponendo, si spera, anche fine alla violenza.
«Le foreste della Romania non hanno più tempo: occorre agire con urgenza», è l’appello di Greenpeace Romania contro la deforestazione illegale.

Che fare? Nel breve periodo, l’Associazione ambientalista chiede al Governo rumeno di ripristinare i fondi per l’acquisizione di immagini satellitari ad alta risoluzione per un attento monitoraggio delle foreste; assumere i dati dell’inventario forestale nazionale come base per l’elaborazione di politiche pubbliche per combattere il disboscamento incontrollato e istituire un gruppo di lavoro interdisciplinare, composto da specialisti e attori del settore forestale incluse le Ong ambientaliste, al fine di sviluppare un sistema Sumal 2.0 funzionale ed efficiente.
Le proposte a medio termine, invece, riguardano l’istituzione di un registro elettronico dei depositi di legno; l’installazione obbligatoria di sistemi Gps su tutti i mezzi adibiti al trasporto del legname; telecamere di sorveglianza nei punti chiave della rete stradale e nei depositi; il potenziamento delle possibilità di segnalazione dei casi di deforestazione illegale in Romania da parte dei cittadini.

«Il ruolo dei cittadini nel processo di denuncia del disboscamento è molto importante, al pari della sua efficienza -concludono da Greenpeace Romania- La Guardia forestale ha ricevuto 846 segnalazioni di irregolarità forestali l’anno scorso, di cui un terzo (312) è stato confermato sul campo».
Questo articolo contribuisce al progetto “Movies Save the Planet – Voices from the East” di CinemAmbiente – Bando europeo #FrameVoiceReport!
[Immagini gentilmente concesse dall’Archivio Media di Greenpeace – Cover image di Cristian Grecu]
