Plastic China, il villaggio di plastica a CinemAmbiente 2017

in Cinema|Inquinamento|Rifiuti
Plastic China, il villaggio di plastica a CinemAmbiente 2017 ultima modifica: 2017-05-29T13:30:52+02:00 da Alessia Telesca
da

Villaggi artificiali, cumuli di rifiuti, ambientazioni malinconiche, Plastic China di Jiu-Liang Wang narra un mondo nascosto e isolato, ricoperto interamente di plastica. Il film è presentato in concorso nella sezione  Documentari Internazionali della 2o^ edizione del festival CinemAmbiente che si svolge a Torino dal 31 maggio al 5 giugno 2017.

Plastic China
Plastic China

Plastic China, il villaggio di plastica

Plastic China presenta immediatamente lo scenario di narrazione, un teatro sporco e vuoto, riempito da cumuli di montagne di rifiuti. La pellicola è ambientata in un villaggio di Sichuan in Cina, in una piccola fabbrica addetta alla lavorazione e al riciclo della plastica, e segue la quotidianità dei lavoratori e delle famiglie.

Soffocante e ingombrante per lo spettatore, la plastica abita ogni spazio dello schermo ed è rappresentata come compagna abituale degli abitanti del villaggio, strumento fondamentale per lo svolgimento delle azioni quotidiane. I bambini costruiscono fortezze, giocano con montagne di sacchetti, sfogliano i giornali accartocciati e collezionano i giocattoli gettati come fossero piccoli gioielli, e gli adulti fabbricano tende in plastica, bruciano sacchetti per cucinare e lavorano i rifiuti.

La piccole Yi Jie
La piccola Yi Jie

All’interno di un mondo quasi surreale e assurdo, la narrazione osserva minuziosamente le interazioni umane, provando a mostrare emozioni e aspirazioni. Simbolo assoluto della pellicola è la piccola Yi Jie, bambina di 11 anni e figlia del lavoratore Peng. Lo sguardo della bambina, intelligente e malinconico, rapisce immediatamente lo spettatore, poiché esprime l’ingiustizia di una quotidianità costretta. L’atteggiamento maturo di Yi Jie, la diligenza nel guardare i fratelli più piccoli e nel dare una mano al padre nel lavoro, è contrapposta alla voglia di essere una bambina come le altre, ripresa nelle costruzioni di giochi e, soprattutto, nella lettura e scrittura di ideogrammi cinesi e parole inglesi, poiché tanta è la voglia di andare a scuola per provare ad emergere, voglia soffocata dalle intenzioni del padre, impegnato a fare i conti con lo stipendio ridotto.

Il ruolo dei bambini e della scuola è posto minuziosamente nella narrazione poiché Kun, il proprietario locale della fabbrica di riciclaggio, lotta fortemente per mandare il figlio a scuola, convinto di fornire l’unica chiave per fuggire dal soffocante mondo di plastica.

Plastic China
I bambini giocano con i rifiuti

Il rapporto umano prende presto il sopravvento sulla narrazione e il contorno in plastica diventa uno spazio claustrofobico e imprescindibile, fondamentale per spiegare uno stato di fatto incredibile. Le immagini ambientali mostrano un paesaggio dalle sfumature grigie e sporche ed è possibile sentire l’odore atroce della plastica bruciata, contrapposto alle immagini colorate e allegre delle riviste trovate dai bambini tra i rifiuti.

I rifiuti diventano la metafora fondamentale di Plastic China, poiché rappresentano, al tempo stesso, il pericolo e il danno per gli abitanti di Sichuan e la finestra su un mondo possibile e migliore. Un mondo lontano per gli adulti e immaginato dai bambini.

Interrogativi

La Cina è il maggiore importatore di rifiuti in plastica provenienti dal Giappone, dalla Corea, dall’Europa e dagli Stati Uniti e nel paese sono presenti 30 città impegnate nel riciclo in villaggi come Sichuan. Le condizioni di fatto non sono spiegato con parole o informazioni aggiuntive, poiché sono sbattute sullo schermo grazie alla forza delle immagini, suggestive e forti.

Plastic China fornisce poche informazioni sulla legislazione e sul lavoro della plastica, accenna al salario di Peng e al pagamento delle tasse in pochi passaggi, lasciando uno spazio vuoto. Il film, infatti, suscita interrogativi fondamentali senza, però, dare risposta, poiché lo scopo fondamentale è mostrare un quadro completo della quotidianità degli abitanti dei villaggi in plastica, così da suscitare una profonda riflessione nello spettatore.

L’intento riesce alla perfezione. Geniali, poi, le riprese dei marchi commerciali dei rifiuti, a rimarcare le azioni di tutti, così da porre interrogativi sul consumo quotidiano della plastica.

Il villaggio di Sinchuan
Il villaggio di Sichuan

Un senso di sconforto suscita il film. La domanda spontanea è cosa è possibile fare, se è possibile fare qualcosa. Non è più accettabile stare fermi a guardare. L’appuntamento per la visione del film è per sabato 3 giugno alle ore 20.30 presso il Cinema Massimo. Ingresso gratuito.

Plastic China, il villaggio di plastica a CinemAmbiente 2017 ultima modifica: 2017-05-29T13:30:52+02:00 da Alessia Telesca
Tags:
Plastic China, il villaggio di plastica a CinemAmbiente 2017 ultima modifica: 2017-05-29T13:30:52+02:00 da Alessia Telesca

Classe 1987, torinese. È educatrice e web editor per diverse testate online. Vegetariana, è appassionata di animali, tematiche ambientali e educative. Spazia dai film thriller alle commedie e segue con attenzione il calcio. Dalle molteplici idee, prova ad unire le passioni con la scrittura creativa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Cinema

Go to Top