Secondo un rapporto dell’Unicef pubblicato il 31 ottobre 2016 circa trecento milioni di bambini nel mondo, che significa uno su sette, respirano aria inquinata. Le città in cui vivono hanno livelli d’inquinamento dell’aria sei volte più alti dei valori stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
La stragrande maggioranza di questi bambini vive in Asia, cui segue l’Africa. In questi luoghi esistono discariche gigantesche a cielo aperto, che causano gravissimi danni all’ambiente e anche alla salute umana. A pagarne le conseguenze più care, però, sono gli individui fisicamente più fragili, e cioè i bambini.
L’Unicef ha diffuso lo studio a una settimana dall’inizio della conferenza sul clima Cop22 che si svolgerà in Marocco, a Marrakesh: attraverso la diffusione di questi dati, l’organizzazione chiede ai governi di prendere misure urgenti per ridurre l’inquinamento dell’atmosfera, perché è una delle principali cause di morte per oltre seicentomila bambini sotto ai cinque anni.
CHE COS’É L’INQUINAMENTO DELL’ARIA? – L’inquinamento dell’aria è la modificazione delle condizioni naturali dell’aria: alterazione creata dalle emissioni dei gas di scarico dei mezzi di trasporto su ruote, dalle caldaie, dalle centrali elettriche, dalle fabbriche, dagli impianti d’incenerimento.
Se fino a un decennio fa l’inquinamento dell’aria era causato quasi esclusivamente dagli scarichi di automobili e tir, insieme alle fabbriche, oggi i luoghi maggiormente colpiti dall’inquinamento atmosferico sono quelli che fungono da discariche di rifiuti tecnologici.
Una dimostrazione sconcertante d’inquinamento dell’aria è rappresentata infatti dalla cittadina di Guiyu, che si trova in Cina, nella provincia industriale di Guangdong.
Questa cittadina è molto famosa perché è la più grande discarica di rifiuti tecnologici al mondo.
LA DISCARICA TECNOLOGICA DI GUIYU – A Guiyu ci sono circa cinquemila laboratori nei quali, ogni giorno, sono riciclate quindicimila tonnellate di rifiuti elettronici: telefoni, computer, televisori, tablet, smartphone, fotocopiatrici, batterie per automobili, forni a microonde, vengono riparati o smontati, pezzo per pezzo, per riciclare i metalli contenuti al loro interno, i quali poi saranno riutilizzati o venduti.
Ogni apparecchio elettronico è scomposto fin nei suoi minimi dettagli: dai fili elettrici si recupera il rame; i circuiti elettrici stampati sono immersi nell’acido per separare i metalli, quali oro e palladio, e la plastica viene bruciata così da permettere il recupero di minuscole parti metalliche che non si potrebbero separare in altro modo.
Tuttavia, data la quantità sconcertante di rifiuti elettronici presenti nell’area della città, molti di questi sono bruciati per intero: dai roghi si sprigionano polveri e fumi velenosi che causano danni ingenti non soltanto al suolo ma anche alla salute di chi, in questi luoghi, ci vive.
Le persone che lavorano in questi cinquemila laboratori non indossano nessuna mascherina, né guanti, e le stanze in cui svolgono le loro mansioni sono spesso troppo piccole e poco ventilate. I ruscelli della zona sono neri e pieni di rifiuti.
Secondo uno studio del professore Huo Xia della facoltà di Medicina dell’università di Shantou Da la quantità di acido contenuto nell’acqua è talmente alta che basterebbe per sciogliere, nel giro di qualche secondo, una moneta di rame.
CONSEGUENZE SULLA POPOLAZIONE – Sempre secondo quanto riportato nello studio del professor Huo Xia, il novanta percento dei bambini tra 1 e 6 anni residenti nella città di Guiyu è afflitto da avvelenamento da piombo, un metallo con cui si costruiscono molte parti degli apparecchi elettronici, o da disturbi respiratori: grandi quantità di piombo nel sangue possono provocare disturbi al sistema nervoso centrale e danni al cervello.
Inoltre, i dati forniscono un’elevata percentuale di danni alle ossa, gastriti e ulcere intestinali, mal di testa e frequenti vertigini e nausee.
Ancora, le donne non riescono a restare incinte e, se ci riescono, non portano a termine la gravidanza.
La città di Guiyu fa parte di quell’area del mondo – Asia settentrionale e meridionale – in cui circa due miliardi di bambini al di sotto dei sei anni vive in luoghi dove i livelli di tossicità dell’aria che respirano è sei volte superiore ai limiti ritenuti sicuri dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Se non si comincia a fare qualcosa per ridurre l’arrivo di tonnellate di rifiuti tecnologici in questi luoghi, è facile immaginare, a lungo andare, che cosa ne sarà degli abitanti.