“Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani”. Forse Lev Tolstoj lo penserebbe anche dei moderni allevamenti industriali. Ecco la verità in un video che varca le porte dell’orrore.
Gli allevamenti intensivi sono una realtà italiana e mondiale di cui i consumatori sono spesso poco informati. Alcuni si illudono che le condizioni di vita del bestiame possano essere ancora bucoliche. La verità, invece, è ben diversa e supera le peggiori fantasie.
Guardare e conoscere i retroscena del mondo degli allevamenti è ormai necessario per dare una direzione eco-sostenibile alle proprie abitudini, a partire da quelle alimentari.
Allevamenti intensivi: Italia
Ridurre l’ingente consumo di carne rappresenta un’ottima strategia per contrastare il destino di sofferenza a cui sono sottoposti gli animali.
Sono, infatti, almeno 600 milioni solo in Italia ad essere allevati per uso alimentare. La riduzione degli spazi vitali, a svantaggio del benessere animale, rientra nelle politiche adottate da queste industrie per favorire una produzione a basso costo e soddisfare la domanda.

Allevamenti intensivi: inquinamento
Da tempo è ormai noto come la realtà degli allevamenti industriali sia anche correlata a varie forme di inquinamento e dispendio di risorse. Oltre alla produzione di gas serra, va preso in considerazione l’intensivo sfruttamento dei terreni destinati alla coltivazione di mangimi per il bestiame e l’ingente consumo idrico.
Allevamenti intensivi: video
Il video che vi proponiamo in copertina, diffuso da Essere Animali, propone un assaggio dell’inferno nascosto tra le mura degli allevamenti industriali. Potrebbe urtare la sensibilità di chi lo guarda, ma ritrae l’effettiva realtà della situazione in Italia.
Esso offre una spietata panoramica delle condizioni in queste fabbriche di prodotti animali. Le riprese, realizzate tra giugno e dicembre 2015, riguardano diversi allevamenti situati in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Si tratta di luoghi inaccessibili, di cui è stato necessario varcare le porte per mostrare l’orrore nascosto ai consumatori. Maiali, mucche e galline ovaiole condividono la comune sorte di un’esistenza in gabbia nell’assenza delle minime esigenze etologiche.
Una delle sorti peggiori tra questi cosiddetti animali da reddito è riservata alle scrofe. Costrette in gabbie di contenzione, partoriscono i piccoli senza potersi muovere agevolmente, rischiando di schiacciarli con il proprio peso.
Anche i piccoli bovini non hanno maggiore fortuna. I vitelli vengono chiusi e allevati da soli all’interno di piccoli box, dopo la crudele separazione dalle madri.
La detenzione in scarse condizioni igieniche e sovraffollamento è spesso associata a malattie e infezioni, prontamente trattate con massiccio uso di farmaci, tra cui antibiotici.
Questi esseri senzienti conducono una vita di dolore e sopraffazione, in cui la morte è solo la sentenza finale di un destino crudele a loro riservato.
Non portare a tavola la sofferenza è il contribuito che ognuno di noi può ottenere con le scelte individuali. Questa rivoluzione culturale inizia dal piatto.
