“I disastri naturali fanno più sfollati delle guerre”. Inizia così un articolo dell’Internazionale analizzando il problema dei profughi ambientali. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre il numero degli sfollati interni che fuggono dai territori di origine a causa delle calamità naturali e i cambiamenti climatici supera addirittura quello dei profughi che fuggono dalle guerre.
Ma anche il land grabbing (“accaparramento della terra”) provoca sfollati. Come precisa il Centro Studi di Geopolitica e Relazioni Internazionali, l’acquisizione su larga scala di terreni agricoli da parte di multinazionali, governi locali o stranieri e soggetti privati interessa soprattutto i paesi in via di sviluppo, come ad esempio l’Africa Subsahariana, alcune zone del Sud America e dell’Asia, ma anche paesi più sviluppati come Australia, Nuova Zelanda e Russia. Quasi sempre le terre conquistate diventano monocolture intensive.
Di fatto, una volta che i terreni vengono acquisiti a prezzi stracciati o con la promessa di infrastrutture, le comunità rurali vengono sostanzialmente sfrattate senza nessuna garanzia o alternativa. A questo punto esse sono costrette in certi casi a migrare, sia attraverso i territori interni sia superando i confini del proprio continente.
Il land grabbing è un fenomeno sottovalutato e controverso, che andrebbe denunciato a favore di pratiche lecite utili a favorire la salvaguardia del territorio e di coloro che ne mantengono la biodiversità attraverso l’agricoltura sostenibile.

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