Autunno. Tempo di foglie che cadono e insieme a loro anche le castagne. Frutto che ben rappresenta la stagione in cui siamo, con i primi freddi e ciò che con dolcezza ci riscalda. La castagna però non è stata solo questo. Per secoli ha rappresentato una notevole risorsa alimentare, almeno in tutte quelle zone in cui più scarsa era la produzione di altri cereali. Non per nulla il castagno è stato chiamato l’albero del pane.
La Coldiretti riporta il dato secondo il quale nel 1911 la produzione di castagne era di 829 milioni di chili. Quest’anno invece in Italia non arriveremo neppure ai 20 milioni di chilogrammi che invece erano stati prodotti lo scorso anno. Per rimarcare quanto il trend sia in costante calo sempre Coldiretti riporta che solo dieci anni fa la produzione era comunque il triplo di quella attuale. A cosa dobbiamo questa poderosa decrescita? In parte la causa dipende dall’esser venuta meno l’importanza alimentare di questo frutto. In altri termini il castagno non è più l’albero del pane sostituito dall’arrivo di farine e prodotti acquistati anche molto lontano dalla zona di produzione.
Ma non è tutto. Nel 2002 gli alberi vennero attaccati da un insetto chiamato il Cinipide del Castagno, insetto arrivato dalla Cina e diffusosi grazie alla mancanza di predatori. Per combatterlo è stato studiato un intervento di diffusione da specie rivale, il Torymus sinensis. Questa operazione si è dimostrata efficace e nel territorio piemontese, che per primo subì gli effetti disastrosi dell’insetto, si può parlare di superamento dell’emergenza. Vittoria non ancora ottenuta nelle regioni del centro-sud. Qui il parassita è arrivato più tardi e più tardi è stato introdotto anche il suo antagonista.
A questo problema quest’anno si è aggiunta anche la siccità. Sempre la Coldiretti lancia l’allarme e annuncia un crollo del 90% della produzione soprattutto in Campania, la regione che registra la maggior quantità di castagne italiane. Gioco forza che se proprio qui la produzione cala, automaticamente il dato si riflette su quello nazionale. Conseguenza di questa situazione è l’aumento di importazioni di castagne dall’estero. Nel 2015 ne abbiamo comprati 32 milioni di chilogrammi.
Nonostante la difficoltà castagne e castagni rimangono sia affettivamente sia simbolicamente molto presenti in tutti noi. Un prodotto da ritrovare e valorizzare. Non per nulla nel mondo della castanicoltura italiana troviamo ben quindici Igp, Indicazione geografica protetta. La castagna di Montella è una delle due campane, in Piemonte abbiamo la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Val di Susa Igp, solo per citarne alcune. Oltre alle castagne ci sono poi i prodotti derivati: la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina di Castagne della Lunigiana Dop.