L’autunno porta con sé colori meravigliosi e il primo alito del freddo invernale, anche se quest’anno la temperatura mite ci ha accompagnato a lungo. In questa stagione tra le foglie stropicciate, sui muri delle abitazioni, all’interno delle case si possono avvistare con estrema facilità le cimici. Come mai questa improvvisa invasione?
Proprio come noi ci rintaniamo sotto le coperte con l’inizio del primo freddo, la cimice con l’abbassamento delle temperature e l’avvio del riposo vegetativo di molte coltivazioni e piante spontanee cerca rifugio nelle abitazioni, dato che all’aperto non sopravviverebbe. In primavera l’invasione si muove in senso opposto, dalle case verso le coltivazioni, dove questi insetti si alimentano e si riproducono.
Siamo abituati alla cimice verde (Nezara viridula), inizialmente presente principalmente nell’Italia centro-meridionale e successivamente diffusa anche nelle regioni settentrionali a causa dell’aumento delle temperature.
Da qualche anno a questa parte a far capolino tra i panni stesi è un’altra specie di cimice: la cimice asiatica (Halyomorpha halys). Originaria dell’estremo Oriente è stata segnalata per la prima volta in Italia nel 2012 in provincia di Modena per poi spandersi nelle regioni settentrionali. Attualmente presenta popolazioni in forte crescita in quasi tutto il Nord Italia e presenze puntiformi sono state segnalate in Liguria, Toscana, Marche e Lazio.
La regione Piemonte ha chiesto di divulgare una scheda di allertamento fitosanitario: “Nel corso del 2014 e del 2015 questo insetto ha causato danni importanti nei frutteti (pesco, melo, pero) e su colture erbacee quali mais di secondo raccolto e soia. É una specie altamente polifaga, adulti e giovani si nutrono a spese dei tessuti vegetali, soprattutto di frutti e semi, di molte colture, causando danni rilevanti. Non avendo limitatori naturali specifici nel nostro continente, questa cimice si sta diffondendo velocemente in nuove aree, con un progressivo incremento delle popolazioni“.
Questi insetti non pungono e non sono nocivi per l’uomo, ma rappresentano comunque una minaccia. Una specie alloctona (quindi non autoctona) diventa invasiva quando minaccia la biodiversità, e/o causa gravi danni anche alle attività dell’uomo o ha effetti sulla salute umana e/o serie conseguenze socio-economiche. Sembrerebbe essere proprio il caso della cimice asiatica.
I rimedi non sembrano essere a portata di mano. Soprattutto in campo agricolo l’uso di insetticidi è altamente sconsigliato, la lotta chimica è una strategia che nel tempo si dimostra fallimentare. Spesso alcune specie di insetti in seguito a trattamenti di questo genere aumentano la resistenza e l’aggressività. Si innesca così un circolo vizioso che costringe l’agricoltore ad effettuare trattamenti sempre più potenti e quindi sempre più tossici per l’ambiente.
Marco Ricucci e Lara Maistrello, in un articolo pubblicato sull’Informatore Agrario, regalano una speranza: i pipistrelli. Recentemente negli Stati Uniti Orientali è stata osservata una predazione costante della cimice asiatica da parte del serotino bruno (Eptesicus fuscus), un chirottero americano molto simile al nostro serotino comune (Eptesicus serotinus). L’installazione di rifugi artificiali, come le bat box, potrebbe quindi costituire un valido aiuto per proteggere le produzioni agricole dall’attacco di questi fitofagi invasivi. Ovviamente sono necessarie ulteriori ricerche per verificare questa ipotesi.
Cosa può invece fare ognuno di noi? Prevenire l’entrata nelle abitazioni attraverso l’installazione di zanzariere, reti antinsetto e il sigillamento di crepe, fessure e tutti i possibili passaggi delle cimici. Attualmente non sembrano esserci purtroppo molte altre soluzioni.
vorrei vedere un “video” come nasce e come fa la muta, cioè il ciclo completo.
Grazie
La cosiddetta globalizzazione generando mobilità selvaggia e assenza di controlli lungo quelli che, erano noti come confini ha prodotti questa diffusione di insetti o animali sconosciuti fino a qualche decennio fa, uniche eccezioni la dorifora e afidi.
Farfalle del bosso, cimici, scarabei, calabroni mosche della frutta e del noce lumache delle crucifere e altri imenotteri sulla frutta sono arrivati negli ultimi anni o sono proliferati in misura tale da arrecare evidenti danni.
Da 30 anni ad oggi il tempo trascorso tra l’arrivo di una nuova specie e e l’altra è diminuito.
Indicare l’aumento delle temperature come causa non risponde a piena verità, un insetto non transvola i mari o gli oceani con suoi mezzi ma viene agevolato da questa incontrollata mobilità umana e di merci, la quarantena probabilmente ha limitato danni in passato, oggi la mole di merci e persone in movimento renderebbe complicato applicare questa pratica per via del parossismo perenne di cui oggi soffre la società umana moderna.
Il risultato è che pochissime colture o allevamenti si salvano dalla necessità di impiego di prodotti chimici, le cosiddette lotte biologiche comportano invece costi elevati, in una società orientata più alla quantità che alla qualità il punto di equilibrio è un difficile compromesso e le frodi alimentari ne sono un effetto.
Si potrebbe indicare anche l’inquinamento ambientale come causa di indebolimento del sistema immunitario di piante e vegetali, avendo alcune terreni coltivo l’orto sia a livello urbano che a 900 mt slm ( distanti 1,5 km in linea d’aria ) dove però la presenza di parassiti è quasi nulla ( solo afidi in annate particolari ).
L’uomo non è in grado di gestire ciò che ha creato.