In vigore il nuovo divieto di fumo all’aperto a Torino. Chi non rispetta la regola, rischia una sanzione di 100 euro. L’obiettivo è trasformare al più presto la città in smoke free
Il capoluogo piemontese è divenuto la seconda grande città italiana con una serie di restrizioni sul fumo nelle aree comuni esterne. La novità si deve all’approvazione di una delibera in Consiglio Comunale, che ha modificato il Regolamento della Polizia urbana. Ma cosa prevede in concreto la norma relativa al divieto di fumo all’aperto a Torino?
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La nuova regola
Distanza di cortesia. Questo l’appellativo con cui l’Amministrazione comunale di Torino identifica la regola approvata il 15 aprile scorso.
La norma stabilisce che non si possa fumare all’aperto a una distanza inferiore a cinque metri da altre persone, a meno di avere il loro esplicito consenso. Inoltre, è assolutamente vietato il fumo all’aperto in presenza di minori o di donne in gravidanza.
La distanza di cortesia sarà valida per sigarette, sigari, pipe, tabacco riscaldato, sigarette elettroniche e ogni prodotto a combustione.
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La proposta di delibera è stata avanzata dal consigliere Silvio Viale dei Radicali che ha deciso di includere nella lista proibita anche le sigarette elettroniche, perché di recente la comunità scientifica ha equiparato lo svapo al fumo vero e proprio.
A Torino vige già da qualche anno il divieto di fumo nelle aree gioco. Chi viola il provvedimento e da ora non manterrà la distanza di cortesia, sarà punito con una sanzione di 100 euro.
Divieto di fumo all’aperto a Torino: una scelta sanitaria e di rispetto per gli altri
In base a quanto dichiarato da Viale al Quotidiano La Stampa, il divieto di fumo all’aperto a Torino può essere considerato “una misura sanitaria, ma è soprattutto una questione di rispetto dei non fumatori e di buona educazione. Se fumo, mi sposto”.
I danni che il fumo produce alla salute, del resto, sono noti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il consumo di tabacco uccide più di 8 milioni di persone all’anno. Nel conteggio vanno annoverati gli 1,2 milioni di decessi di soggetti esposti al fumo passivo.
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A queste cifre esorbitanti si aggiungono le problematiche ambientali. Oltre alla contaminazione dovuta ai rifiuti del consumo, come mozziconi, pacchetti e device, il fumo di sigaretta e la coltivazione del tabacco contribuiscono all’inquinamento atmosferico. Dal fumo di tabacco provengono sostanze come anidride carbonica, biossido di azoto e metano, che degradano ambienti interni ed esterni.
In quali altri Comuni italiani non si può fumare all’aperto?
La prima città ad aver promosso un provvedimento analogo è stata Milano, vietando il fumo nel raggio di dieci metri da altre persone nei parchi, nelle aree per cani, alle fermate degli autobus, nei cimiteri e nelle strutture sportive.
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In alcuni piccoli Comuni sono stati avviati esperimenti innovativi. A Bibione, una frazione di San Michele al Tagliamento vicino Venezia, dal 2019 vige il divieto fumare in spiaggia.
Numerose località balneari hanno seguito l’esempio. Partendo da Nord a Sud, fino a giungere alle isole, tra queste si contano Lerici, Sanremo, Savona in Liguria; Cesenatico, Ravenna e Rimini in Emilia-Romagna; Pesaro, San Benedetto del Tronto e Sirolo nelle Marche; Alba Adriatica in Abruzzo; Anzio, Fiumicino, Gaeta, Ladispoli, nel Lazio; Manduria e Porto Cesareo in Puglia; il tratto della Costa Smeralda, Olbia, e Sassari in Sardegna.