Aumenta il mercato delle materie prime critiche ma servono forniture diversificate e sostenibili, lo dice il Rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia
Un’ampia analisi del mercato e delle implicazioni relative alle materie prime critiche, fondamentali per la transizione energetica, emerge dal Rapporto Critical minerals market review, appena pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia (AIE).
Oltre a fornire un aggiornamento importante su mercato, investimenti, tecnologie e tendenze politiche riguardanti questo delicato settore nel 2022, il Rapporto esamina gli scenari dell’anno in corso e valuta soprattutto i progressi compiuti da Stati e imprese nell’aumento delle forniture, nella diversificazione delle fonti e nelle pratiche sostenibili e responsabili.
Al Rapporto seguiranno ulteriori approfondimenti, mentre è già disponibile uno strumento online che permette di consultare dati e proiezioni dell’AIE sulle materie prime critiche in modo interattivo. C’è molta attesa, inoltre, per il primo summit internazionale dedicato a questo argomento e organizzato dalla stessa AIE, che si terrà a Parigi il prossimo 28 settembre alla presenza di ministri di vari Paesi, investitori, leader aziendali, capi di organizzazioni internazionali e rappresentanti della società civile.
“In un momento cruciale per le transizioni verso l’energia pulita in tutto il mondo, siamo incoraggiati dalla rapida crescita del mercato delle materie prime critiche, che sono cruciali affinché il mondo raggiunga i suoi obiettivi energetici e climatici”, ha affermato il direttore esecutivo dell’AIE Fatih Birol. “Anche così, rimangono grandi sfide. C’è ancora molto da fare per garantire che le catene di approvvigionamento delle materie prime critiche siano sicure e sostenibili. L’AIE continuerà la sua leadership iniziale in questo ambito con ricerche e analisi all’avanguardia”.
Le tendenze del mercato
Grazie all’aumento della domanda ed ai prezzi elevati, il mercato delle materie prime critiche fondamentali per la transizione energetica (ad esempio per pannelli solari, turbine eoliche, veicoli elettrici ecc.) è raddoppiato negli ultimi cinque anni, attestandosi a 320 milioni di dollari nel 2022.
In generale si tratta di un mercato in costante crescita che garantisce nuove opportunità di guadagno per l’industria mineraria e quella dei metalli, posti di lavoro e opportunità di diversificazione per le economie dipendenti dal carbone.
“Dal 2017 al 2022, la domanda del settore energetico è stata il fattore principale dietro una triplicazione della domanda complessiva di litio, un aumento del 70% della domanda di cobalto e un aumento del 40% della domanda di nichel”, si legge nel Report. Nel 2022 sono aumentate del 60% anche le vendite delle auto elettriche (oltre 10 milioni di unità), mentre i sistemi di stoccaggio dell’energia hanno registrato una crescita ancora più marcata.
Se è pur vero che oggi i prezzi di tutte le tecnologie energetiche pulite sono significativamente inferiori rispetto a dieci anni fa, il Rapporto evidenzia che molte materie prime critiche hanno registrato aumenti di prezzo su larga scala nel 2021 e all’inizio del 2022, con una forte volatilità specialmente per nichel e litio. La maggior parte dei prezzi rimane ben al di sopra delle medie storiche, nonostante la moderazione registratasi nella seconda metà del 2022 e nel 2023.
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La crescita di questo mercato è ben evidente anche nell’analisi degli investimenti, aumentati del 30% nel 2022 (+10% rispetto al 2021), con crescite più significative che hanno riguardato il litio (+50%), il rame ed il nichel. “La forte crescita della spesa delle aziende per lo sviluppo delle forniture minerarie sostiene l’accessibilità economica e la velocità delle transizioni verso l’energia pulita, che saranno fortemente influenzate dalla disponibilità di materie prime critiche”, si legge nel Rapporto.
Nel frattempo, i Paesi stanno cercando di diversificare le forniture minerarie con nuove politiche volte ad ottenere approvvigionamenti adeguati e sostenibili (ci limitiamo a citare il Critical Raw Materials Act dell’Unione europea). Molte le implicazioni per il commercio e gli investimenti: a livello globale le restrizioni all’esportazione di materie prime critiche sono quintuplicate dal 2009.
La spesa per l’esplorazione è invece aumentata del 20% nel 2022, con Canada ed Australia che hanno segnato una crescita di oltre il 40% su base annua ed il litio che resta il più ricercato (spesa aumentata del 90%). Altro fatto interessante: neanche le difficoltà nel settore più ampio del venture-capital hanno fermato le start up del settore delle materie prime critiche, che hanno raccolto la cifra record di 1,6 miliardi di dollari nel 2022.
L’approvvigionamento delle materie prime critiche interessa sempre più aziende (case automobilistiche, produttori di celle per batterie ecc.), che stanno notevolmente aumentando gli investimenti diretti. Un esempio: General Motors ha investito 650 milioni di dollari in Lithium Americas.
Implicazioni
In tutti gli scenari dell’AIE la domanda di materie prime critiche per le tecnologie energetiche pulite è destinata ad aumentare rapidamente, con i veicoli elettrici e lo stoccaggio delle batterie che costituiranno i principali fattori di tale crescita.
Stando all’analisi dell’AIE, “se tutti i progetti minerari critici pianificati in tutto il mondo venissero realizzati, l’offerta potrebbe essere sufficiente a sostenere gli impegni nazionali sul clima annunciati dai governi. Tuttavia, il rischio di ritardi nei progetti e di carenze tecnologiche non lascia molto spazio all’autocompiacimento riguardo all’adeguatezza dell’offerta. E sarebbero comunque necessari più progetti entro il 2030 in uno scenario che limiti il riscaldamento globale a 1,5°C”.
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In generale, l’offerta è chiamata ad affrontare tre livelli di sfide per garantire transizioni energetiche rapide e sicure: le forniture future riusciranno a tenere il passo con il rapido ritmo di crescita della domanda negli scenari climatici? Potranno provenire da fonti diversificate? Tali volumi potranno esser garantiti da fonti pulite e responsabili?
Il Rapporto sottolinea che negli ultimi anni sono stati compiuti progressi limitati in termini di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, tanto che in alcuni casi la situazione è addirittura peggiorata. Rispetto a tre anni fa, la quota dei tre principali produttori di materie prime critiche nel 2022 è rimasta invariata od è aumentata ulteriormente, soprattutto per nichel e cobalto. Per quanto riguarda i progetti pianificati, la Cina detiene la metà degli impianti chimici di litio previsti, l’Indonesia quasi il 90% di quelli di raffinazione del nichel.
Di nostro particolare interesse è poi la questione delle pratiche sostenibili e responsabili. Il Rapporto evidenzia che alcune aziende stanno intensificando le azioni per ridurre i danni ambientali e sociali associati alle loro attività, con progressi negli investimenti nella comunità, nella sicurezza dei lavoratori e nella parità di genere.
I progressi sono però contrastanti, soprattutto in materia ambientale, poiché le emissioni di gas serra rimangono elevate (con circa la stessa quantità emessa ogni anno per tonnellata di minerale prodotto), mentre i prelievi idrici sono quasi raddoppiati dal 2018 al 2021. Restano dubbi pure sull’interesse dei consumatori verso la sostenibilità, “nonostante la disponibilità di percorsi di produzione più puliti, ci sono pochi segnali che gli utenti finali diano loro la priorità nelle loro decisioni di approvvigionamento e investimento”, si legge nel Rapporto.
La Cina, il più grande centro di raffinazione dei metalli al mondo, sta cercando di diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime critiche, con investimenti in attività minerarie in Africa e in America Latina. I dati del Rapporto parlano chiaro, “tra il 2018 e la prima metà del 2021, le aziende cinesi hanno investito 4,3 miliardi di dollari per acquisire attività nel litio, il doppio dell’importo investito dalle aziende di Stati Uniti, Australia e Canada messe insieme nello stesso periodo”.
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Secondo l’AIE, la sicurezza degli approvvigionamenti delle materie prime critiche dipende anche dall’allargamento della rete ai cosiddetti minerali di nicchia (magnesio, silicio, manganese e fosforo ad elevata purezza ecc.) – caratterizzati da piccoli volumi ma alti livelli concentrazione dell’offerta – che possono interrompere la catena degli approvvigionamenti a causa del ristretto numero di fornitori.
In conclusione, in vista del Summit di Parigi, l’AIE ribadisce la necessità di una strategia ampia e coraggiosa che riunisca investimenti, innovazione, riciclaggio, rigorosi standard di sostenibilità e reti di sicurezza ben progettate.
[Credits foto: Agenzia internazione dell’energia, iea.org]