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Il sesto continente, un libro ci insegna perché tutto ciò che vive è migrante

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Il sesto continente, un libro ci insegna perché tutto ciò che vive è migrante ultima modifica: 2023-06-21T06:38:58+02:00 da Davide Mazzocco
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Nel libro Il sesto continente il sociologo Stefano Allievi, il biologo Giacomo Bernardi e l’epidemiologo Paolo Vineis raccontano l’incessante movimento della vita sulla Terra

Sulla Terra tutto ciò che vive si muove e migra, riuscendo ad andare al di là di ogni confine fisico o astratto definito dagli esseri umani. È questo il principio che sta alla base dell’agile saggio Il sesto continente pubblicato da Aboca nella preziosa collana International Lectures on Nature and Human Ecology. A differenza di molti altri saggi che affrontano il tema della migrazione solo da un punto di vista sociologico e/o antropologico, Il sesto continente supera la visione antropocentrica per descrivere i movimenti che coinvolgono le altre forme di vita: gli animali, le piante e i virus. Sono tre le firme che forniscono ai lettori questa visione d’insieme: Stefano Allievi (ordinario di Sociologia presso l’Università di Padova), Giacomo Bernardi (professore di Ecologia e Biologia Evoluzionistica presso l’Università della California Santa Cruz) e Paolo Vineis (professore di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra).

Il sesto continente, umani in movimento

Stefano Allievi sottolinea quanto sia cambiata la migrazione umana, divenendo al giorno d’oggi una circolarità globale con molteplici forme: “immigrazione, emigrazione, diaspore, esilio, migrazioni stagionali e temporanee, expat, rifugiati, Gastarbeiter, richiedenti asilo, migranti di ritorno, sun (o sunset) migrations (quelle dei pensionati), long distance relationship di vario tipo, pendolari, frontalieri, studenti” sono solo alcuni dei quadri interpretativi di questo incessante movimento di persone. Un movimento che è contraddistinto da una profonda diseguaglianza visto che un cittadino italiano può viaggiare in 174 Paesi del mondo senza visto, mentre un afgano può farlo solamente in 38, un siriano in 39, un iracheno in 40, un somalo e uno yemenita in 44, un pakistano in 45. Il paradosso è che gli abitanti di questi Paesi sono vittime di guerre e catastrofi climatiche di cui sono responsabili proprio gli Stati nati nella parte fortunata della Storia…

Eppure basterebbe rileggerla quella Storia, per capire quanto l’accoglienza delle culture “altre”, la loro ibridazione con quelle dominanti, sia stata la chiave vincente dei grandi imperi territoriali prima (da quello Romano all’Islam) e di quelli economici in tempi più recenti (gli Stati Uniti).

Anche se “i muri di questi tempi si vendono assai meglio dei ponti” , in realtà si sta sviluppando una diffusa empatia fra le specie, di cui la sensibilità ambientalista e un rinnovato interesse per il mondo animale e vegetale sono le avanguardie intellettuali: “Dalla filosofia all’antropologia, passando per la sociologia, si comincia a lavorare sempre più sulle connessioni piuttosto che sulle specificità separanti, e sulle somiglianze più che sulle differenze”.

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Il sesto continente, uno sguardo biologico

Questa nuova visione interdisciplinare non può prescindere da un dialogo con la biologia perché, come chiarisce nel secondo capitolo Giacomo Bernardi, l’evoluzione delle specie è strettamente connessa agli spostamenti che queste compiono da un ambiente all’altro. Così come è stato necessario un “ponte di ghiaccio” sullo Stretto di Bering per consentire alle popolazioni umane di transitare a piedi dall’Asia al Nord America o come si è dovuta attendere la chiusura dell’Istmo di Panama perché vi fosse un’osmosi fra la fauna del Nord America e quella del Sud America, oggi  le invasioni biologiche sono strettamente connesse alla crisi climatica e all’intervento umano: “Più recentemente, gli uomini hanno modificato, trasportato e dirottato montagne, paesaggi e fiumi, trasformando equilibri ecologici stabiliti durante milioni di anni; tra questi alcuni cambiamenti sembrano minori ma hanno conseguenze ecologiche ed economiche devastanti”.

Specie aliene invasive, l’effetto collaterale della globalizzazione sugli ecosistemi

Il Canale di Suez aperto nel 1869 da Ferdinand de Lesseps ha permesso a specie della fauna ittica di raggiungere il Mediterraneo dal Mar Rosso e viceversa: oggi i pesci leone o i pesci palla sono responsabili dell’avvelenamento di diverse persone sulle coste della Turchia e in molti casi le specie invasive entrano in competizione con quelle endemiche eliminandole.

Lo stesso discorso si può applicare alle piante: le palme da cocco non sono endemiche delle isole del Pacifico o dell’Oceano Indiano di cui sono l’icona, ma sono state portate dai polinesiani come riserva calorica e idrica. Ed è interessante anche la storia del pino da pinoli, per lungo tempo gelosamente custodito dai Fenici che ne usavano il frutto come moneta, prima che la diffusione dei semi lo facesse dilagare in tutto il Mediterraneo. A metà del XIX secolo tredici conigli furono introdotti nello stato australiano di Victoria, oggi se ne contano duecento milioni con conseguenze ecologiche in molti casi devastanti.

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Il sesto continente, un’antropologia dell’estrattivismo

L’epidemiologo Paolo Vineis completa il saggio con un intervento nel quale mette in relazione la natura predatrice ed estrattivista del capitalismo, la riduzione della biodiversità, la distruzione degli habitat e la diffusione di virus come il Covid 19. Da quando l’allevamento ha avvicinato uomini e animali, sulla Terra si sono diffuse le zoonosi. I 6500 mammiferi potenzialmente ospiti di agenti patogeni generano 21 milioni di combinazioni possibili per uno spillover come quello avvenuto nella regione di Wuhan quattro anni fa.

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Asciutta, documentata e priva di retorica, quella de Il sesto continente è una lettura consigliata a tutti coloro che amano i libri capaci di superare i confini fra scienze umane e scienza naturali.

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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