AgriDOC, conclusa la rassegna cinematografica dedicata all’agricoltura

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AgriDOC, conclusa la rassegna cinematografica dedicata all’agricoltura ultima modifica: 2023-03-05T07:24:35+01:00 da Marco Grilli
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L’edizione zero di AgriDOC, rassegna cinematografica di documentari sull’agricoltura organizzata da Legambiente a Grosseto, ha registrato la vittoria ex aequo di Amuka e Una Conditio sine qua non

Due giornate dedicate alla proiezione di documentari  su agricoltura e sostenibilità che hanno coinvolto le scuole e la cittadinanza a Grosseto: l’edizione zero della rassegna cinematografica AgriDOC, organizzata da Legambiente nell’ambito del Clorofilla Film Festival diretto da Simonetta Grechi, ha ottenuto un ottimo successo e si è chiusa con la vittoria ex aequo dei docufilm Amuka di Antonio Spanò e Una conditio sine qua non di Walter Bencini.

AgriDOC 2023
AgriDOC 2023 la premiazione

All’inaugurazione hanno presenziato le autorità, le proiezioni della mattina dedicate alle scuole si sono svolte presso la Fondazione polo universitario grossetano con la partecipazione di circa 300 studenti, mentre quelle serali aperte al pubblico si sono tenute presso il cinema Stella. Presenti alla rassegna anche i registi in gara Francesco De Augustinis e Alessandro Quadretti, che oltre ad avere incontrato gli studenti per un cineforum al termine delle proiezioni hanno partecipato al dibattito sui loro film al cinema Stella.

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Oltre alle pellicole AgriDOC ha dato spazio anche ai libri con la presentazione dei volumi Agroecologia circolare. Dal campo alla tavola, coltivare biodiversità e innovazione, curato da Angelo Gentili e Giorgio Zampetti e dedicato alla sostenibilità in agricoltura, e “Maledetta zappa. Due millennial prestati all’agricoltura” di Filippo Baracchi e Cecilia Irene Massaggia, che racconta la storia coraggiosa di una giovane coppia che ha scelto l’agricoltura come missione di vita per difendere il territorio e la sua biodiversità.

Ogni serata è stata allietata dalle degustazioni di prodotti tipici delle aziende ambasciatrici del territorio di Legambiente grazie alle loro buone pratiche agricole. La partecipazione di tali eccellenze “dimostra quanto la nostra Maremma sia all’avanguardia anche sotto il profilo dell’agroecologia”, ha commentato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente e direttore artistico di Festambiente.

Gli altri film in gara ad AgriDOC e i commenti

Le pellicole sono state giudicate da una giuria d’eccezione con la presenza anche del direttore del Green Movie Film Fest Marino Midena. Oltre ai due documentari vincitori hanno preso parte alla rassegna: “One earth. Tutto è connesso” di Francesco De Augustinis, un ottimo docu-film sugli effetti devastanti a livello globale degli allevamenti intensivi nel mondo; “Fertile” di Alessandro Quadretti, che racconta la complessa ma vincente storia di donne giunte a dirigere aziende di successo del settore ortofrutticolo; “I ribelli del cibo” di Paolo Casalis, sulle pratiche di buona agricoltura sana e sostenibile in Alto Adige, e infine “Une ferme sur sol vivant” di Romain Baudry, che porta al cinema i principi dell’agroecologia, dimostrando come questi possano salvaguardare la terra per contribuire alla lotta al cambiamento climatico.

Angelo Gentili ha sottolineato il valore di questa rassegna focalizzata sull’agricoltura, “un settore cardine per la nostra esistenza sulla Terra”.

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Ciò che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole è il frutto di attività che possono essere più o meno buone, giuste e salutari. Puntare su un’agricoltura capace di non danneggiare l’ambiente e la salute umana è l’unica via. L’Europa ci continua a indicare la strada: servono più biologico, meno chimica, più innovazione green, meno resa e più qualità. Serve però anche un sostegno forte da parte delle istituzioni, anche economico”, ha proseguito Gentilisecondo cui le pellicole in gara non lasciano adito a dubbi poiché “le buone pratiche devono essere difese e incentivate, le cattive pratiche devono essere raccontate, anche attraverso il linguaggio del cinema, per informare e sensibilizzare i cittadini consumatori”.

Una conditio sine qua non

In Una conditio sine qua non di Walter Bencini (Insekt Film, 2022) si respira la bontà dell’agricoltura estensiva, scandita dalla lentezza, i gesti semplici e l’autenticità della vita in scenari da favola. Siamo sulle Alpi Carniche, dove vent’anni fa la famiglia Gortani è riuscita a trasformare un fabbricato abbandonato nell’attuale malga Pozof, un’eccellenza nella produzione casearia e anche ottimo agriturismo. Da Renato, il capofamiglia oggi pensionato, uomo di montagna tutto d’un pezzo teso a difendere la dignità di chi lavora la terra e alleva il bestiame, la passione si è tramandata ai figli che portano avanti con successo la tradizione di famiglia.

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Il primogenito Michele ha tralasciato la sua laurea in Giurisprudenza per dedicarsi anima e corpo a questa malga dove ogni vacca ha un nome e la conditio sine qua non è il benessere animale, perché solo una produzione intelligente e animali sani, non sfruttati e allevati in modo corretto possono sviluppare un latte buono. È la differenza che passa tra lo sfamare il concetto di nutrire, “l’alimentazione è ciò che ci permette di essere sazi, la nutrizione è ciò che ci permette di rimanere vivi, in buona salute e a lungo” spiega Michele.

Se la madre è la parte inventiva della famiglia con notevoli capacità nella cura della clientela e della commercializzazione del prodotto, il padre seppur burbero è l’ispiratore e la persona autorevole che ha tracciato il percorso, mentre l’altro figlio Luca, che lavora in famiglia solo d’estate, è il montanaro vero di poche parole e grande laboriosità, che compensa la sua timidezza con la gioia di stare con gli animali. Il resto lo fanno la Carnia con la sua pace e magnificenza e Michele sempre pronto ad aggiornarsi per stare al passo coi tempi. Il risultato è una produzione di ricotta fresca e affumicata e di formaggio crudo presidio Slow Food, che è un’esplosione di sapori perché sono banditi i fermenti di sintesi e industriali e gli animali si nutrono di centinaia di erbe officinali di uno dei versanti migliori delle Alpi, a 1.700-1.800 metri. In conclusione, un premio meritato per un documentario delicato e gentile, che con la sua semplicità omaggia il valore di questa bella esperienza.

Amuka

Un Paese dalle enormi risorse naturali affossato da anni di colonizzazione, sfruttamento, guerre e corruzione. Amuka (Belgio, 2021) di Antonio Spanò è girato in Congo, di recente visitato da Papa Francesco, fermo nel condannare  apertamente il colonialismo economico. Partendo dal messaggio posto in chiusura, la Repubblica democratica del Congo potrebbe nutrire ogni anno tre miliardi di persone, ma a soffrire la fame nell’ex colonia belga sono ben 13 milioni di residenti.

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Con ritmi lenti e attraverso semplici interviste intercalate dai suggestivi campi lunghi dove emerge il maestoso paesaggio naturale congolese, già di per sé testimone delle infinite risorse della terra qui quanto mai madre, Spanò ricostruisce le complesse e tenaci vicende dei contadini sparsi in questo immenso Paese, evidenziando il loro risveglio collettivo all’insegna della cooperazione e solidarietà.

I lavoratori della terra, che qui rappresentano il 70% della popolazione lavorativa, si dedicano con amore alle proprie attività, esprimono gratitudine verso la terra e le sue risorse, ma sono costretti a fronteggiare avversità di ogni tipo per le inadempienze statali e le storture del mercato.

I soldi si trovano qui nella foresta”, affermano le produttrici di olio di palma Chantal e Colette, “il caffè mi ha fatto crescere e sopravvivere, è la vita della mia famiglia” le parole di Eugénie, la mucca ha quasi un alone di sacralità nelle affermazioni dell’allevatore Augustin: venerazione e rispetto cozzano però con una realtà di continue guerre, corruzione, assenza di infrastrutture, scarsa razionalizzazione della produzione e prezzi bassi ai produttori imposti dal mercato. Ecco dunque i toni rassegnati delle parole rivolte dal coltivatore di riso Biaba agli altri lavoratori “sapete che il governo non ci aiuta? Credete che le Ong ci porteranno da mangiare? Dobbiamo cavarcela da soli”.

Amuka è un documentario prezioso e autentico che lancia in tanto caos un messaggio di speranza, impersonificato nella capacità di adattamento e nello spirito di collaborazione di questi ostinati e infaticabili contadini.

AgriDOC, conclusa la rassegna cinematografica dedicata all’agricoltura ultima modifica: 2023-03-05T07:24:35+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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