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Greenwashing, l’Europa all’attacco di pubblicità ed etichette ingannevoli

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Greenwashing, l’Europa all’attacco di pubblicità ed etichette ingannevoli ultima modifica: 2023-03-06T07:10:52+01:00 da Davide Mazzocco
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Nell’Unione Europea e nel Regno Unito leggi e authority cercando di arginare con leggi e sanzioni il dilagante fenomeno del greenwashing

Il greenwashing è ovunque, dalle etichette alle pubblicità, dall’industria automobilistica a quella alimentare. L’Europa è all’avanguardia nella tutela di consumatori costantemente sotto l’assedio di aziende che speculano sulla crisi ambientale, monetizzando le qualità ecologiche dei propri prodotti talvolta senza che queste vengano dimostrate da dati e prove inoppugnabili. Etichettare come “green” il proprio prodotto – sia esso un autoveicolo, un prodotto alimentare o un detergente – consente alle aziende di incrementarne il prezzo e se ciò avviene senza verifiche e conferme da parte di autorità terze, il risultato è un uso fraudolento del marketing.

Le Authority britanniche sempre più attente al greenwashing

Nel 2019 la Hyundai Nexo è stata lanciata nel Regno Unito con pubblicità che si spingevano ad affermare che l’aria veniva purificata durante il movimento dell’auto e che 10.000 auto di questo modello avrebbero ridotto le emissioni di carbonio in una quantità equivalente a 60.000 alberi. Nel giugno 2021 l’Advertising Standards Authority ha scoperto che la Nexo, nella fase di filtraggio dell’aria in entrata, rilascia ancora inquinanti dall’usura di pneumatici e freni. La Nexo – il cui prezzo base è superiore a 77mila euro – non solo non purifica l’aria, ma contribuisce alle emissioni e, quindi, Hyundai si è vista costretta a sospendere ogni annuncio pubblicitario fuorviante dall’Advertising Standards Authority.

Pubblicità ed etichettature “green” a prodotti che non lo sono rischiano di far comminare alle aziende sanzioni civili pari al 10% del fatturato globale, tutto ciò all’interno della legislazione vigente a tutela dei consumatori. La Competition and Markets Authority avrà un raggio d’azione più ampio per imporre sanzioni civili alle aziende che diffonderanno informazioni ambientali fuorvianti. Sotto l’attenzione dell’Authority, oltre al settore dell’automotive, ci sono cibo, bevande, articoli per l’igiene della persona e della casa. Anche la Financial Conduct Authority sta lavorando a un pacchetto di misure volte a reprimere la pratica del greenwashing sia nel marketing che negli investimenti finanziari: l’utilizzo di aggettivi come “verde” o “sostenibile” sarà soggetto a maggiori restrizioni.

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Francia, la legge Climat et résilience è entrata in vigore

All’inizio dell’anno la Francia ha introdotto la legge Climat et résilience che impone alle aziende produttrici e importatrici di fornire i dati sulle caratteristiche ambientali dei prodotti venduti Oltralpe: dalla durata all’uso dei materiali riciclati, dall’utilizzo di risorse rinnovabili alla compostabilità, dalla riparabilità alla riciclabilità. Le imprese che non si adegueranno a questa nuova normativa verranno severamente sanzionate. Settori come abbigliamento, alimentazione ed elettronica che producono ingenti quantitativi di rifiuti, dopo un periodo di prova di cinque anni, saranno soggetti all’etichettatura ambientale obbligatoria. Alcuni termini come “biodegradabile” e “rispettoso per l’ambiente” verranno vietati perché si riferiscono a una proprietà ambientale specifica. I prodotti ottenuti da materiale riciclato dovranno indicare con precisione la percentuale dei componenti ottenuti dalla circolarità dei materiali.

La legge Climat et résilience obbliga le società che vogliono presentare un prodotto a “carbonio zero” o “100% compensato” a descrivere in maniera dettagliata tutte le strategie messe in atto per evitare, ridurre e compensare le emissioni. In caso di infrazione si rischiano ammende fino a 100.000 euro, con un raddoppio in caso di recidività. Le aziende impegnate sul fronte delle compensazioni delle emissioni dovranno fornire i dettagli dei progetti nei quali sono impegnate, per esempio la piantagione di nuove foreste o il finanziamento delle energie rinnovabili.

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Nell’Unione Europea aziende sotto esame

A partire da quest’anno le società quotate sui mercati regolamentati dall’Unione Europea sono soggette alla Corporate sustainability reporting directive (Csrd) che le obbliga a fornire informazioni dettagliate su sostenibilità, trattamento dei dipendenti, diritti umani, lotta alla corruzione e inclusione nei cda. L’iniziativa dell’UE si è resa necessaria per far sì che chi investe nel mercato Esg sia certo di sostenere aziende che – come dice l’acronimo – rispettano ambiente, società e governance. Le aziende dovranno rispettare standard di sostenibilità, verranno sottoposte a controlli più serrati e dovranno inserire nella loro rendicontazione gli impatti su ambiente, società e governance.

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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