Facebook contribuisce alla disinformazione climatica

Disinformazione climatica, boom di contenuti negazionisti su Facebook

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Disinformazione climatica, boom di contenuti negazionisti su Facebook ultima modifica: 2021-11-09T07:35:11+01:00 da Fabiana Re
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Un nuovo report dimostra che i post negazionisti sono in aumento e ottengono migliaia di visualizzazioni: perché il social non contrasta la disinformazione climatica?

La portata della disinformazione climatica su Facebook è “sconcertante” e “in considerevole aumento”. È la denuncia contenuta nel report “In denial” della no-profit ambientalista Stop Funding Heat. Il sottotitolo del documento ben riassume i contenuti: “La sempre più stretta amicizia tra Facebook e la disinformazione sul cambiamento climatico. Non è la prima volta che il social di Zuckenberg finisce al banco dell’imputato, accusato di diffondere notizie false o fuorvianti sulla crisi climatica.

I numeri della disinformazione climatica

Le accuse, del resto, sono supportate dai dati presentati nel report. Questo analizza un dataset di oltre 195 pagine e gruppi Facebook, per un totale di 50mila post. Alcune di queste pagine hanno nomi evocativi quali “Il cambiamento climatico è naturale”, “Realismo climatico”, e ancora “Il cambiamento climatico è una ca****a”. Altre sono gestite da figure politiche di destra. In comune hanno la condivisione di meme che negano il cambiamento climatico e post che deridono quanti provano a trovarvi una soluzione.

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Il problema è che non si tratta di pagine di nicchia. Secondo Stop Funding Heat, i post analizzati ricevono in media tra 800mila e 1,36 milioni di visualizzazioni ogni giorno. Ancora più grave, nell’ultimo anno le interazioni per post sono aumentate del 76,7%. Si  tratta di un’ondata dirompente di contenuti ingannevoli o parziali dalle varie tematiche. Si va dai post che negano il cambiamento climatico ad altri che sostengono che non siano le emissioni umane a causarli. Altri ancora fomentano dubbi sulle soluzioni proposte, ad esempio opponendosi alle energie rinnovabili. Le declinazioni sul tema sono infinite: c’è anche chi deride le basi scientifiche della crisi climatica.

Disinformazione climatica: la posizione di Facebook

Facebook non solo permette la circolazione di questi contenuti, ma per di più la aiuta. Sempre nel report si legge che nel 2021 il social network ha diffuso 113 inserzioni a pagamento (per lo più negli USA) con messaggi negazionisti. Questi hanno ricevuto tra 8.3  e 11.7 milioni di visualizzazioni. Insomma, Facebook sembra lucrare sul fenomeno della disinformazione climatica.

La risposta del social ovviamente non si è fatta attendere. I vertici di Facebook si difendono affermando che non tutti i post rilevati dal report contengono reale disinformazione climatica. A prova del suo impegno afferma di avere un team di fact-checkers (verificatori) sempre al lavoro per segnalare post negazionisti. Eppure secondo Stop Funding Heat solo il 3,6% dei post denunciati è stato sottoposto a fact checking.

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Lo scorso anno, in alcuni Stati Facebook ha creato il Climate Change Science Center, per fornire ai suoi utenti contenuti sul cambiamento climatico provenienti da fonti attendibili. Pochi giorni fa ha annunciato che espanderà questo servizio ad altri Stati, tra cui Spagna e Belgio in Europa. Secondo Stop Funding Heat però non è abbastanza: il centro raggiunge circa 100mila visitatori al giorno, una briciola se comparata alle visualizzazioni dei post negazionisti.

Inoltre i recenti “Facebook Files” hanno rivelato che l’87% della spesa del social contro la disinformazione è rivolta a contenuti in inglese. Tuttavia solo il 9% dei suoi utenti usa questa lingua. “Ci sono intere popolazioni che usano i servizi di Facebook, e sulle quali Facebook fa profitti senza prendersene davvero cura”, denuncia Sean Buchan di Stop Funding Heat.

Come fermare la disinformazione climatica?

“Chiediamo a Faebook di dimostrarci, e non solo dirci a parole quanto ha a cuore il problema della disinformazione con delle azioni precise”, dichiara la no-profit. Si richiede al social network di adottare una definizione precisa di disinformazione climatica, condividere le ricerche interne sulla sua diffusione e bandire ogni forma di sponsorizzazione a tali contenuti. È importante inoltre che gli Stati adottino leggi che regolino il potere del social, alla luce della sua incapacità di fermare la disinformazione.

Disinformazione climatica, boom di contenuti negazionisti su Facebook ultima modifica: 2021-11-09T07:35:11+01:00 da Fabiana Re
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Disinformazione climatica, boom di contenuti negazionisti su Facebook ultima modifica: 2021-11-09T07:35:11+01:00 da Fabiana Re

Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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