Il Monveso di Forzo candidato a Montagna Sacra

Una Montagna Sacra per il centenario del Parco Nazionale del Gran Paradiso

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Una Montagna Sacra per il centenario del Parco Nazionale del Gran Paradiso ultima modifica: 2021-11-03T06:49:41+01:00 da Fabiana Re
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Una proposta culturale per sensibilizzare alla tutela della natura e riflettere sul concetto di limite: rendere il Monveso di Forzo una Montagna Sacra

Istituire una “Montagna Sacra“, e pertanto inviolabile, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. È la proposta affascinante e sovversiva per celebrare il centenario dell’area protetta, istituita nel 1922. L’aggettivo “Sacra”, con quella maiuscola iniziale, può sembrare spiazzante per la nostra cultura occidentale. Non si tratta di una sacralità religiosa ma laica: indica un luogo in cui la padrona è la Natura, e l’uomo può solo contemplarne dal basso la bellezza.

Il candidato al titolo di Montagna Sacra è il Monveso di Forzo, una piramide di roccia alta 3322 metri sulla cresta spartiacque tra Piemonte e Val d’Aosta. La sua immagine è l’archetipo della cima alpina. Se il progetto diverrà realtà, la sua vetta sarà simbolicamente dichiarata inviolabile dall’uomo. Non ci sarà tuttavia nessun divieto formale né sanzione ai trasgressori. L’interdizione all’accesso sarà una scelta suggerita che verrà rimessa alla sensibilità personale degli alpinisti.

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Il dibattito sulla Montagna Sacra

La proposta arriva da Toni Farina e Antonio Mingozzi, rispettivamente consigliere ed ex direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Non tutti però la vedono di buon occhio: è nata un’accesa discussione e l’Ente Parco ha deciso di non aderirvi formalmente. Il Presidente Italo Cerise ne riconosce l’originalità ma contesta il mancato coinvolgimento dei territori interessati.

Il progetto però prosegue, con la costituzione del Comitato autonomo “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”. Vi hanno aderito oltre 500 nomi di spicco, tra cui l’alpinista Hervé Barmasse e il climatologo Luca Mercalli. “La nostra è una visione che vuole promuovere la sacralità laica dei luoghi”, spiega il giornalista Enrico Camanni, tra i principali fautori dell’iniziativa. “Luoghi a cui riconosciamo un significato che va al di là della nostra voglia di consumarli”.

La Montagna Sacra e il limite umano

Alla base dell’istituzione di una Montagna Sacra c’è la necessità filosofica di ragionare sul concetto di limite. In un mondo in cui si promuove uno sviluppo infinito – nonostante la finitezza delle risorse – riconoscere che alcuni luoghi siano inviolabili è un passo importante. Il messaggio è chiaro: non tutto ciò che ci circonda deve essere posseduto, talvolta basta ammirarlo.

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La sacralità naturale del Monveso di Forzo diventa cardine di un progetto culturale che ha come scopo la creazione di consapevolezza ambientale. “Se non è un parco centenario a sostenerlo, chi lo deve fare?”, si interroga l’alpinista Alessandro Gogna. Si tratta di riconoscere ai parchi un ruolo che va oltre la tradizionale tutela e conservazione della natura per comprendere anche l’educazione alla sostenibilità.

Un nuovo tipo di turismo montano

Il progetto Montagna Sacra promuoverebbe inoltre lo sviluppo di un turismo lento e responsabile nel Vallone di Forzo. Una forma di fruizione totalmente diversa dall’attuale, basata se esperienze mordi-e-fuggi in natura. Nel post pandemia si assiste a un esponenziale aumento delle attività ricreative in montagna, con relativa crescita della pressione sugli ecosistemi. Intorno alla Montagna Sacra si potrebbero invece costruire, con la collaborazione degli operatori locali, itinerari e punti si sosta che pongano l’enfasi sull’osservazione e la riflessione.

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Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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