La fabbrica di cioccolato, un dolce classico per la Giornata Mondiale del Cioccolato

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La fabbrica di cioccolato, un dolce classico per la Giornata Mondiale del Cioccolato ultima modifica: 2019-07-07T08:00:02+02:00 da Emanuel Trotto
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Il fatto

Il giovane Charlie Bucket vive con la sua famiglia all’ombra della grande fabbrica dolciaria di Willy Wonka. Charlie è povero e l’unica consolazione è una tavoletta di cioccolato Wonka per il suo compleanno. Un giorno il magnate indice un concorso per cinque fortunati bambini i quali avranno la possibilità di visitare la sua fabbrica, isolata dal mondo da decenni…

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Il commento

Il cioccolato fa bene. Non importa se fa ingrassare o fa venire i brufoli. Il cioccolato fa bene. Allo spirito, per prima cosa. Capita a volte di sentirsi giù e si addenta una tavoletta. O lasciando sciogliere sulla lingua un quadretto marrone, si sta meglio. Ovvio, con moderazione. Perché è dolce (ma mai stucchevole) e ha un sapore particolare, impossibile da descrivere altrimenti. Sa di cioccolato e basta. È un antidepressivo naturale. Questo grazie alla teobromina, una sostanza alcaloide presente anche nelle foglie di tè. Essa opera sul sistema nervoso centrale, agisce sulle sinapsi, è un vasodilatatore. Quindi il cioccolato migliora la circolazione del sangue. Questo migliora l’attenzione e la velocità di elaborazione del pensiero.

È il segreto del cacao. E quindi anche del cioccolato, meglio se fondente. Meglio ancora se è senza olio di palma e quindi prodotto in maniera sostenibileO equo e solidale per evitare lo sfruttamento dei bambini o dei lavoratori in generale per la raccolta del cacao. Perché così fa bene anche all’ambiente e al nostro pianeta.

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Il cioccolato fa bene perché aiuta a prevenire i segni del tempo. Ad esempio la perdita di memoria e la reattività quando si diventa anziani. Soprattutto se lo si assume, regolarmente, almeno una volta la settimana. Molte ricerche recenti concordano su questi punti. È un antistress naturale. Specie se si fa una vita grama come Charlie Bucket, il protagonista de La Fabbrica di Cioccolato, il celebre romanzo di Roald Dahl (1964) e omonimo film di Mel Stuart (1971) e Tim Burton (2005).

Il romanzo è uno dei classici della letteratura per l’infanzia. Una lettura praticamente obbligata in prima media. Proprio perché l’età del protagonista è la medesima dei suoi lettori. Un libro che si è ispirato alla vita dello stesso Dahl. Quando, da piccolo, frequentava la Repton School in Inghilterra. La scuola privata era al centro di esperimenti commerciali della famosa ditta britannica Cadbury. Essa inviava regolarmente ai giovani alunni scatole piene di nuovi tipi di dolci con un foglietto per votare allegato. I dolci più votati entravano nella regolare produzione della ditta. Da questo ai famosi biglietti d’oro letterari il passo è stato molto breve.

Per il giovane Bucket avere quel biglietto è il sogno della vita. Lui, con la sua povera famiglia, vive a ridosso della gigantesca fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Un magnate eccentrico quanto misterioso. Infatti la sua fabbrica produce da anni i migliori dolci al mondo. Ma da anni nessun operaio è impiegato in essa. E lo stesso proprietario ha deciso di auto-esiliarsi dal mondo. Egli è stato deluso dal mondo adulto, fatto di invidia e spionaggio industriale.

Bucket vede quelle grandi ciminiere in funzione e sogna cosa ci possa essere dietro quelle pareti grigie. Perché Wonka, ogni anno e inconsciamente, è il suo benefattore. Ogni anno, il giorno del suo compleanno, egli riceve dalla sua famiglia come unico regalo una tavoletta di cioccolato Wonka. Tavoletta che divide con la sua famiglia e consuma con parsimonia e generosità. La sua vita dickensiana non gli regala nient’altro.

E quel biglietto d’oro a lui, a un signor nessuno, è un sogno che si realizza. E non una opportunità di arrampicamento sociale come agli altri quattro ragazzi in tutto il mondo, che hanno trovato altrettanti biglietti. Quei bambini, nei loro vizi, hanno già tutto. Sono infelicemente ricchi e beatamente ignoranti.

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Burton, con il suo film e il suo cinema dissacrante, fa emergere questa situazione. Di quanto sia spiccato il suo spirito anticapitalista e anticonsumista, ne siamo tutti coscienti. Pur attenendosi scrupolosamente alla trama del romanzo (frasi e situazioni sono presi alla lettera), insinua una vena fortemente psicanalitica. Che fa riflettere anche sulle origini stesse dell’essenza del divenire magnati.

Wonka non ha creato un impero per amore dei bambini. Lui li disprezza con tutte le sue forze e, nel corso della storia, lo manifesta esplicitamente. Lui fa quello che fa per una rivalsa contro suo padre, un dentista, che lo obbligava a non mangiare dolci. Che lo sottoponeva a dolorose e umilianti sessioni dentistiche per una dentatura perfetta e sana. Quindi, non solo depreca i bambini, ma anche i loro genitori in quanto li stanno crescendo senza valori. Rendendoli stupidi e viziati. La sua fabbrica è la ribellione di un figlio ma anche la rivalsa di un adulto verso altri adulti. Che usa la sua capacità di creare dipendenza nei figli altrui, da ritenersi superiore a qualsiasi altro adulto.

È un uomo di potere, che in quanto tale è solo. E Charlie Bucket con la sua umiltà e la sua bontà riuscirà a far breccia nel cuore di questo adulto bambino. E questo è dovuto anche a quella singola tavoletta di cioccolato annuale. Quindi il cioccolato, lo ripetiamo ancora una volta, fa bene, sempre. Non solo ogni 7 luglio con la Giornata Mondiale del Cioccolato.

Scheda film

  • Titolo originale: Charlie and the Chocolate Factory;
  • Regia: Tim Burton;
  • Sceneggiatura: John August, dal romanzo omonimo di Roald Dahl;
  • Interpreti: Johnny Deep (Willy Wonka), Freddie Highmore (Charlie Bucket), David Kelly (Nonno Joe), Noah Taylor (Mr. Bucket), Helena Bonham Carter (Mrs. Bucket), AnnaSophia Robb (Violetta Beauregarde), Missi Pyle (Mrs. Beauregarde), Deep Roy (Umpa Lumpa), Christopher Lee (Dott. Wilbur Wonka);
  • Origine: USA, Regno Unito, 2005
  • Durata: 110’
  • Temi: CINEMA, ALIMENTAZIONE, INDUSTRIALIZZAZIONE  

La fabbrica di cioccolato, un dolce classico per la Giornata Mondiale del Cioccolato ultima modifica: 2019-07-07T08:00:02+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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