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Leopardo delle nevi, popolazione in crescita in Bhutan

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Leopardo delle nevi, popolazione in crescita in Bhutan ultima modifica: 2024-02-01T06:35:45+01:00 da Marco Grilli
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Leopardo delle nevi, questo affascinante felino per cui si moltiplicano gli sforzi di conservazione sta aumentando la sua popolazione in Bhutan

Lo chiamano il fantasma delle montagne per la sua incredibile capacità di mimetizzarsi. Il leopardo delle nevi (Panthera uncia) è uno stupendo felino, estremamente elusivo, che vive nelle impervie aree montane e rocciose dell’Asia centrale.

Vari fattori, quali i cambiamenti climatici, la minaccia dell’uomo, il degrado dell’habitat e la riduzione delle prede, lo rendono una specie a rischio, classificata come “vulnerabile” nella Lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN).

Le stime odierne, di per sé molto complicate, ritengono che ne sopravvivano in natura tra  i 3.920 e i 7.500 esemplari. Buone nuove arrivano fortunatamente dal Bhutan.

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La seconda indagine nazionale in Bhutan

310 stazioni di trappole fotografiche hanno permesso di censire la popolazione di leopardo delle nevi in Bhutan, dove l’habitat di questo felino si estende per oltre 9mila chilometri quadrati nell’area alpina settentrionale del Paese asiatico.

La seconda indagine nazionale, che segue la prima del 2016 in cui erano stati censiti 96 esemplari, ha rilevato un consistente aumento di popolazione (+39%) vista la presenza di 134 leopardi delle nevi, con una densità complessiva di 1,34 felini per 100 chilometri quadrati.

L’indagine ha mostrato una maggiore densità della specie nel Bhutan occidentale rispetto a quello centrale e orientale. I leopardi delle nevi sono stati fotografati anche da nuove località come il Bumdeling Wildlife Sanctuary e le regioni a bassa quota del Divisional Forest Office, Thimphu. L’indagine conferma il Bhutan quale roccaforte per questi elusivi felini di alta montagna”, sottolinea il World Wildlife Fund (WWF).

I leopardi delle nevi vivono in 12 Paesi dell’Asia centro-meridionale fino alle montagne della Siberia meridionale. Loro esemplari sono stati osservati fino ad un’altezza massima di ben 5.400 metri. L’indagine nazionale in Buthan ha beneficiato del sostegno finanziario del progetto Bhutan for Life, mentre la sezione WWF dello stesso Paese ha provveduto a fornire i rilevatori sul campo con le apposite attrezzature.

La specie

Non ruggiscono come gli altri grandi felini, ma emettono un suono leggero (definito chuff) oltre ad altri versi tipici molto simili a quelli dei gatti, ma a volumi più elevati. Oltre che per questa curiosa caratteristica, i leopardi delle nevi si distinguono quali felini d’alta quota estremamente sfuggenti ed altrettanto affascinanti, in virtù anche della loro folta pelliccia che in inverno può raggiungere una lunghezza di 12 centimetri sul ventre.

L’adattamento al clima freddo di alta montagna è dato anche dal corpo tozzo, dalle piccole orecchie arrotondate e dall’ampia cavità nasale, che permette di riscaldare l’aria fredda in entrata. La coda lunga e molto spessa è fondamentale per l’equilibrio, mentre le grandi zampe con pelliccia anche tra i polpastrelli garantiscono la massima ammortizzazione sul terreno roccioso ed un’ottima trazione sulla superficie nevosa.

Felino di medio-grandi dimensioni (il maschio può raggiungere 50 kg, la femmina 25), occupa in genere un territorio ben definito ma spazia molto per le esigenze di caccia. “È proprio la densità delle sue prede a determinare la dimensione dei territori occupati: nelle aree in cui c’è abbondanza di prede, il territorio occupato da ciascun esemplare è più piccolo. Le densità sono di un 1 animale ogni circa 1.000 km2, tuttavia nelle aree ottimali si può arrivare anche a 1-3 individui per 100 km2. Caccia soprattutto di notte o all’alba e le sue prede abituali sono le pecore e le capre selvatiche, compresa la pecora blu e l’argali. Il leopardo delle nevi si ciba anche di cervi, giovani yak, asini selvatici e bestiame allo stato brado, essendo in grado di catturare prede tre volte più pesanti di lui”, specifica il WWF.

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Vivendo su di un territorio molto ampio, gli esemplari comunicano tra di loro lasciando segni sul paesaggio e per marcare il territorio raschiano il terreno con le zampe posteriori ed urinano sulle rocce. La stagione riproduttiva è tra gennaio e fine marzo: la femmina resta sola durante la gestazione che dura dai 98 ai 104 giorni, cerca un luogo sicuro e dà alla luce in genere da uno a quattro cuccioli nei mesi di giugno o luglio.

Minacce

La caccia illegale è una delle principale minacce alla sopravvivenza di questo straordinario felino di montagna. La folta pelliccia del leopardo delle nevi è molto ricercata, le sue ossa sono invece richieste dalla medicina tradizionale asiatica. Dalla consegna di un esemplare vivo o morto i cacciatori possono arrivare ad intascare migliaia di dollari.

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I leopardi delle nevi sono spesso uccisi anche perché entrano in competizione con l’uomo per le prede – in primis pecore e capre selvatiche di montagne – le cui popolazioni si stanno drasticamente riducendo anche a causa delle attività venatorie, spesso illegali.

Il quadro è poi ulteriormente aggravato dall’emergenza di questo periodo, ovvero il cambiamento climatico. “Le temperature sono in aumento su tutte le montagne dell’Asia centrale. L’altopiano tibetano, che ospita più della metà dei leopardi delle nevi rimasti, è già diventato più caldo di 3 gradi negli ultimi 20 anni. I cambiamenti hanno un impatto sull’intero ecosistema: vegetazione, riserve idriche, animali, e minacciano di rendere inutilizzabile fino a un terzo dell’habitat del leopardo delle nevi”, comunica il WWF

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Sono queste anche le conclusioni di un recente studio della Berkeley University, entro il 2070 un terzo dell’areale di questo felino potrebbe scomparire, la parte più a rischio è quella nord-orientale, compresa la porzione di territorio cinese dove vive la più grande popolazione di leopardi delle nevi. Questa specie è solita cacciare su terreni rocciosi e dalle elevate pendenze sopra il limite superiore delle foreste. Linnalzamento di questo limite a causa delle temperature sempre più elevate riduce gli habitat aperti di alta montagna, inasprendo anche il conflitto con gli allevatori.

L’aumento dell’aridità e la diminuzione della disponibilità di acqua a quote più basse potrebbero anche spingere le comunità umane a spostare i villaggi verso territori più alti, costringendo i leopardi delle nevi a rifugiarsi in areali sempre più ristretti e frammentati”, ribadisce il WWFIl probabile maggior contatto con l’uomo aumenterà pure i rischi sanitari per questi felini, mentre la riduzione dell’area coperta dal permafrost, con conseguente trasformazione dei prati alpini in praterie steppiche meno produttive, modificherà significativamente il loro habitat, diminuendo la disponibilità di cibo.

Conservazione del leopardo delle nevi

A causa dei motivi sopra elencati, alcune ricerche ipotizzano nei prossimi decenni un calo della popolazione di leopardi delle nevi dell’82% in Nepal e dell’85% in Bhutan. Gli ultimi dati in quest’ultimo Paese sono fortunatamente positivi ma la guardia deve restare alta. Per salvare “i fantasmi della montagna” occorrono azioni a livello globale tese a conservare “i delicati habitat che consentono la vita e forniscono acqua anche a centinaia di milioni di persone in tutta l’Asia, chiarisce il WWF. D’altronde, il 50% delle uccisioni dei leopardi delle nevi si deve al conflitto generato dalle predazioni sul bestiame domestico.

Molte organizzazioni sono impegnate a tutelare questi splendidi felini ed il loro habitat, tra queste il WWF. Agli sforzi nella conservazione si aggiungono le attività di ricerca sulla biologia della specie ed i progetti di sensibilizzazione. “Nell’Himalaya orientale, il WWF collabora con le comunità locali per monitorare i leopardi delle nevi e ridurre le uccisioni per rappresaglia, sostenendo le comunità nell’installazione di recinti a prova di predatore per il loro bestiame, imprese di sostentamento comunitarie e piani assicurativi locali innovativi”, precisa l’organizzazione del panda.

Il WWF sostiene inoltre le attività mobili di antibracconaggio e cerca di limitare le attività minerarie nell’habitat della specie minacciata, oltre a collaborare con TRAFFIC – la rete di monitoraggio del commercio di animali selvatici – per eliminare il commercio illegale di pellicce, ossa ed altre parti del corpo dei leopardi delle nevi.

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Molto interessante è anche lo Snow Leopard Conservation in Pakistan, ovvero il progetto del WWF che mira a “garantire una coesistenza pacifica tra il leopardo delle nevi e l’uomo, in ecosistemi sani che contribuiscono alla prosperità e al benessere dei paesi che ospitano le popolazioni di leopardi delle nevi in tutta l’Asia” .

In Pakistan si stima la presenza di meno di 400 esemplari. Anche qua il WWF lavora in funzione antibracconaggio e per limitare le attività estrattive, riducendo inoltre i motivi di conflitto tra questi felini e gli allevatori locali, grazie alla costruzione di recinzioni a prova di predatori, all’offerta di piani di vaccinazione per il bestiame, alla sperimentazione di innovativi piani assicurativi locali ed agli interventi per la conservazione della popolazione del markhor, una grande capra che vive nelle montagne settentrionali del Pakistan, preda d’elezione per leopardi e linci.

Mimetizzati ma non sparire, stupendo fantasma delle montagne.

[Credits foto: WWF, wwf.it]

Leopardo delle nevi, popolazione in crescita in Bhutan ultima modifica: 2024-02-01T06:35:45+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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