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Consumo di suolo, persi 77 kmq nel 2022

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Consumo di suolo, persi 77 kmq nel 2022 ultima modifica: 2023-11-16T07:25:56+01:00 da Marco Grilli
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Il consumo di suolo accelera nel 2022, lo afferma il  rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA)

Nel 2022 sono scomparsi in Italia 2,4 metri quadrati (mq) di suolo al secondo, per un totale di 77 chilometri quadrati (kmq) in un anno, il 10% in più rispetto al 2021. Emergono dati piuttosto allarmanti dal recente rapportoConsumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, edizione 2023”, realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).

Uno strumento molto importante, che grazie anche alla cartografia ed alle banche dati di indicatori allegati, offre il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo, consentendo di valutare il degrado del territorio e l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.

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Tutt’altro che confortante appare il ritratto del Bel Paese, con città sempre più calde ed impermeabili e la diminuzione delle aree agricole e dei servizi ecosistemici. Purtroppo questi ultimi dati ci mostrano che il consumo di suolo “non solo da due anni non rallenta più, ma nel 2022 accelera bruscamente e torna a correre a ritmi che, in Italia, non si vedevano da più di 10 anni. Si tratta certamente di un ritmo non sostenibile, che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale” ha affermato Stefano Laporta, presidente del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).

Eppure anche l’Unione europea (Ue) richiama costantemente al riconoscimento del valore del suolo e del capitale naturale, come dimostrano strumenti normativi quali il Green Deal, la legge per il ripristino della natura, la Strategia europea per il suolo per il 2030 e la recentissima proposta di direttiva europea per il monitoraggio e la resilienza del suolo, presentata dalla Commissione lo scorso luglio.

Obiettivi che sono ancor più fondamentali per noi alla luce delle particolari condizioni di fragilità ambientali e di criticità climatiche del nostro Paese, che anche negli ultimi mesi si sono purtroppo manifestate con forza”, ribatte Laporta, che reclama la necessità di approvare una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità agli indirizzi europei, capace di affermare “i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola”.

Lo stop del consumo di suolo, una misura chiave anche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, “dovrebbe avvenire sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste, ha ribadito ancora Laporta.

I dati

Come ha ricordato la Commissione europea nel 2023, “un suolo sano costituisce la base essenziale dell’economia, della società e dell’ambiente”, poiché produce alimenti, immagazzina carbonio, assorbe, conserva e filtra l’acqua e, non da ultimo, accresce la nostra resilienza ai cambiamenti climatici ed agli eventi meteorologici estremi.

Stupisce che un risorsa talmente preziosa finisca per essere così bistrattata, è il caso pure del nostro Paese, dove i dati già elencati si traducono in un aumento delle nuove coperture artificiali pari ad oltre 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni, per una crescita complessiva dell’impermeabilizzazione nel 2022 di ben 22,3 kmq.

A livello nazionale, la copertura artificiale del suolo è stimata in oltre 21.500 kmq ed il suolo consumato copre il 7,14% del territorio – 7,25% al netto della superficie dei corpi idrici permanenti – con valori in continua crescita.

I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, rimanendo particolarmente elevati nella pianura Padana, con maggiore intensità nella parte lombarda e veneta (in particolare lungo l’asse Milano-Venezia) e lungo la direttrice della via Emilia. Il fenomeno rimane molto intenso lungo tutta la costa adriatica, dal Veneto alla Puglia e con elevate densità di trasformazione in tratti del litorale romagnolo, marchigiano e in Puglia. Il Salento, in particolare, conferma la tendenza degli ultimi anni con una fortissima presenza di cambiamenti. Tra le aree metropolitane più colpite compaiono ancora Roma e Napoli”, si legge nel rapporto. Il suolo consumato procapite è aumentato di 2,46 mq/abitante nell’ultimo anno.

Analizzando i dati a livello regionale, gli incrementi maggiori in termini di consumo di suolo netto nel 2022 riguardano Lombardia (+908 ettari), Veneto (+739) e Puglia (+718 ettari).

La provincia maglia nera è invece quella di Monza Brianza, con circa il 41% di suolo consumato in rapporto alla superficie provinciale, pari ad un ulteriore incremento di 48 ettari. Nell’ultimo anno la crescita percentuale maggiore è avvenuta a Cagliari (1,80%), Lodi e Foggia (entrambe 1,13%). Infine, a livello comunale, Roma Capitale si riconferma e registra il consumo di suolo più elevato nel 2022 (+124 ettari), una crescita preoccupante che si attesta a livelli mai registrati prima.

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Fortunatamente però non mancano casi di Comuni virtuosi: tra i capoluoghi delle città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria e Firenze, mentre i Comuni “risparmia suolo” 2023 – individuati sulla base dei valori di consumo di suolo lordo per il periodo 2019-2022 – si sono rilevati Ercolano tra i cosiddetti “grandi” (più di 50mila abitanti), Montale (Pt) tra i “medi” (tra i 10mila e i 50mila abitanti) e San Martino Siccomario (Pv) tra i “piccoli” (meno di 10mila abitanti).

Le cause del consumo di suolo 

Nell’arco temporale dal 2006 al 2022, in Italia sono stati consumati ben 1.216 kmq di suolo naturale o seminaturale, a causa dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali.

Tra le principali cause di consumo di suolo vi è il settore della logistica e grande distribuzione organizzata, che nel 2022 ha registrato un picco di crescita superiore ai 506 ettari, il massimo dal 2006. Si tratta di un fenomeno concentrato prevalentemente nel Nord-Est del Paese (oltre 1.670 ettari, il 5,8% del totale del consumo di suolo dell’area), seguito dal Nord-Ovest (1.540 ettari  e 6.1%) e dal Centro (940 ettari e 4,7%).

Le grandi infrastrutture rappresentano l’8,4% del consumo totale, mentre gli edifici realizzati negli ultimi 12 mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i 1.000 ettari, il 14% delle nuove superfici artificiali. 948 ettari (il 13,4%) in più per piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive consumano 385 ettari di suolo in un anno, pari al 5,4% del totale. Per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici si sono resi necessari quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo”, comunica il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.

I pericoli

Il rapporto ricorda che gli ambiti territoriali ad alto livello di accessibilità e connettività risultano il principale polo di attrazione del consumo di suolo, costituendo una criticità quando insistono su aree a pericolosità.

Ebbene, nelle aree a pericolosità idraulica media ricade il 13% del suolo consumato totale, circa 900 ettari, questo laddove il 9,3% di territorio è ormai impermeabilizzato, un valore ben superiore alla media nazionale. “La Liguria è la regione con le percentuali maggiori di suolo consumato in aree a pericolosità idraulica per tutti e tre gli scenari di pericolosità, con valori compresi tra il 23% e il 33%”, si legge nel rapporto.

Non va meglio nelle aree soggette a frane, dove ritroviamo circa l’11% del suolo consumato nazionale totale, con un incremento di 529 ettari tra il 2021 ed il 2022. Le aree a pericolosità sismica risultano invece consumate per circa l’8% della loro estensione, con un massimo in Lombardia, Veneto e Campania. Altro campanello d’allarme: più del 35% del consumo di suolo verificatosi nel 2022, pari ad oltre 2.500 ettari, ricade proprio in aree a pericolosità sismica alta o molta alta.

La corsa del cemento fa arretrare pure il settore primario, poiché in un solo anno le aree agricole hanno perso altri 4.500 ettari, un valore pari al 63% del consumo di suolo nazionale. “ La stima dei costi totali della perdita del flusso annuale di servizi ecosistemici varia da un minimo di 7,8 a un massimo di 9,5 miliardi di euro, persi ogni anno a causa del consumo di suolo avvenuto tra il 2006 e il 2022, recita il rapporto. Erosione dei paesaggi rurali, perdita di servizi ecosistemici e vulnerabilità agli eventi estremi sono quindi dirette conseguenze dei processi di artificializzazione.

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Infine, al di là dell’influenza dei cambiamenti climatici, il consumo di suolo è un’altra causa dell’aumento di calore nei nostri centri urbani. “Nelle principali città italiane, la temperatura cresce all’aumentare della densità di coperture artificiali, raggiungendo valori compresi tra 43 e 46° C nelle aree più sature e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante”, si legge nel rapporto.

“Un consistente contenimento del consumo di suolo è la premessa per garantire una ripresa sostenibile dei nostri territori”, conclude Laporta.

[Credits foto: Pexels su Pixabay]

Consumo di suolo, persi 77 kmq nel 2022 ultima modifica: 2023-11-16T07:25:56+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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