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Stati generali per la salute del suolo, ecco gli esiti dei lavori

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Stati generali per la salute del suolo, ecco gli esiti dei lavori ultima modifica: 2023-03-02T07:12:10+01:00 da Marco Grilli
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Sono state pubblicate le sintesi dei lavori degli Stati generali per la salute del suolo, tenutisi lo scorso novembre a Ecomondo in presenza di esperti nazionali e internazionali

No soil, no future è lo slogan della Re Soil Foundation, la fondazione nata per salvaguardare uno dei beni più importanti e al contempo sottovalutati del Pianeta, il suolo e la sua salute messi a rischio da vari fattori quali l’inquinamento, l’urbanizzazione, i cambiamenti climatici, la contaminazione e le scorrette pratiche di gestione.

Re Soil Foundation ed il Gruppo di coordinamento nazionale per la bioeconomia della Presidenza del consiglio dei ministri, in collaborazione con Ispra e Crea, hanno organizzato lo scorso 10 novembre gli Stati generali per la salute del suolo all’interno di Ecomondo, la fiera internazionale sull’economia verde e circolare di Rimini. Un evento unico nel suo genere, che ha visto la partecipazione di esperti nazionali e internazionali al fine di elaborare una piattaforma programmatica utile allo sviluppo di una strategia italiana per il suolo. Manca ancora infatti una legge nazionale che affronti tutte le problematiche sul tema.

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Le priorità per la rigenerazione e la salute del suolo

Gli esiti del convegno hanno fatto emergere sette priorità di cui dovrebbero tenere conto gli amministratori nazionali e locali. Prima di tutto si parla di stakeholder engagement, un termine che sottolinea le necessità di mettere a sistema le iniziative in campo in Italia e in Europa e di “lavorare in sinergia per portarle sui territori attraverso lo sviluppo di politiche e normative dedicate, l’armonizzazione delle diverse iniziative in corso e la promozione di collaborazioni sul territorio”.

Fondamentali sono poi i dati e i sistemi di monitoraggio, che devono essere potenziati e armonizzati su scala internazionale. La terza priorità ad esser citata è l’agricoltura, da riposizionare all’interno delle politiche nazionali e comunitarie sulla bioeconomia. La tutela delle risorse del suolo nel settore primario passa inevitabilmente dall’adozione di buone pratiche quali i sistemi di allevamento integrati e diffusi, la produzione di biogas e biometano a partire dai reflui zootecnici, nonché l’utilizzo di compost, biochar ed altri composti organici.

I relatori hanno evidenziato l’importanza di favorire il legame tra ricerca, tecnologia ed agricoltura, dare impulso ai distretti di bioeconomia e soprattutto promuovere il carbon farming. In Europa infatti è davvero notevole la potenzialità dell’agricoltura nel sequestrare il carbonio, tanto che l’area potenzialmente utilizzabile ammonta a ben 160 milioni di ettari. Si tratta ora di individuare sistemi premianti per gli agricoltori che attuano buone pratiche per il ripristino della sostanza organica e la tutela del suolo.

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La quarta priorità riguarda la formazione, disseminazione e divulgazione, perché la consapevolezza dell’importanza del suolo è ancora troppo bassa. I relatori invitano in primis a partire dalle scuole tramite approcci olistici e multidisciplinari, tenendo come pietra miliare la mission europea A soil deal for Europe. Eccoci dunque agli aspetti legislativi, note dolenti perché le normative dei Paesi dell’Unione europea appaiono ancora “discordanti e contraddittorie”. Serve dunque un quadro legislativo comunitario perché va bloccato al più presto il consumo di suolo, basti pensare che nel 2021 in Italia sono stati persi 70 km² a causa  di cantieri, infrastrutture ed edifici.

Passando agli aspetti economici sono in realtà molte le risorse da spendere, dal Pnrr a quelle europee 2021-2027, fino al Fondo di sviluppo e coesione. Quel che serve è un’attenta pianificazione, coordinando i diversi attori e capitalizzando le iniziative esistenti. Ultima priorità elencata, ma sicuramente non meno importante, è la bioeconomia circolare e bioprodotti.  “È fondamentale partire da risorse rinnovabili, da terreni marginali, scarti di filiere e rifiuti per produrre bioprodotti che possono contribuire a risolvere i problemi di inquinamento dell’acqua e del suolo, a riportare fertilità e a tutelare la biodiversità”, specificano gli esperti intervenuti al convegno.

Sintesi degli interventi della sezione internazionale

Secondo la Commissione europea il 60-70% dei suoli del Vecchio Continente non è sano. Luca Montanarella ha affermato che il 25% dei terreni nell’Europa meridionale, centrale e orientale è ad alto o molto alto rischio di desertificazione, mentre la stima dei costi associati al degrado del suolo nell’Ue supera i 50 miliardi di euro/anno. Se continueremo di questo passo, ha spiegato Lucrezia Caon, dal 33% dei suoli globali già degradato arriveremo al 90% entro il 2050.

Dagli interventi è emerso che un suolo sano, grazie alla sua capacità di catturare il carbonio dall’atmosfera, può aiutare a raggiungere gli obiettivi della riduzione del 55% dell’immissione di gas serra in atmosfera entro il 2030 e della neutralità climatica entro il 2050.

Per la rigenerazione del suolo potrà essere particolarmente utile la bioeconomia circolare, con i suoi prodotti a basso impatto ambientale e con la valorizzazione della materia organica e la chiusura del ciclo del carbonio. Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, come ha spiegato Luana D’Aprile, promette in questo settore un’apertura allo sviluppo tecnologico.

Vi sono però ancora limiti a livello legislativo, Andrea Vettori ha reclamato dunque una mobilitazione a tutti i livelli per definire “un quadro giuridico comune sulla protezione del suolo e sulla sua gestione sostenibile, colmando le lacune esistenti nella legislazione europea”. La legge europea sul suolo è prevista nella prossima primavera.

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Alessandro Ippolito ha rilevato che la Politica agricola comunitaria (Pac) ha un potenziale elevato per la gestione sostenibile del suolo. Pandemia, guerra e crisi energetica evidenziano però che le sue modalità possono essere inadeguate ai tempi e devono essere aggiornate. L’Unione europea sta avviando anche modelli di carbon farming per il sequestro di carbonio in campo agricolo, il sistema è però fondato sui risultati e deve dotarsi di adeguati sistemi di monitoraggio e verifica. Tra i progetti europei per la difesa del suolo spicca il Prepsoil, che ha già ottenuto 5 milioni di euro di finanziamento per un progetto triennale.

No soil, no future!

Stati generali per la salute del suolo, ecco gli esiti dei lavori ultima modifica: 2023-03-02T07:12:10+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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