Secondo stime recenti, dal 30 al 40% del cibo prodotto nel mondo non viene consumato, perché scartato dopo la raccolta o il trasporto, o perché buttato dalla grande distribuzione o dai consumatori finali. Uno spreco enorme, che tuttavia alcune giovani aziende e start-up hanno saputo trasformare in risorsa dando una seconda vita a varie tipologie di scarti alimentari. Ecco una breve panoramica delle idee più innovative.
Foodscapes è un progetto che, a partire da scarti di carote, arachidi e amido di patate biologici, mira a realizzare delle ciotole che dopo l’utilizzo possono essere disciolte in acqua fungendo da concime. Vipot utilizza invece le bucce del riso, scartate durante il processo di raffinazione, per realizzare piatti certificati ad uso alimentare, lavabili in lavastoviglie e biodegradabili.

La start-up siciliana Agribiotech sfrutta invece gli scarti di coltivazione di arance, olive e girasoli per produrre biopolimeri sostenibili per il packaging, mentre la studentessa inglese Tessa Silva-Dawson si avvale del latte vaccino in sovrapproduzione per produrre una bioplastica con caratteristiche del tutto simili a quelli della plastica tradizionale, ma senza il medesimo impatto ambientale.
Anche nel mondo della moda ci sono numerosi esempi virtuosi di conversione degli scarti alimentari in risorsa. L’italiana Orange Fiber, per esempio, trasforma gli scarti delle arance in tessuti sostenibili, mentre la designer spagnola Carmen Hijosa è la creatrice di Piñatex, un materiale ricavato dalle foglie di ananas praticamente identico per funzione ed utilizzi alla pelle. Qui il valore del progetto è anche sociale, in quanto la raccolta e la vendita delle foglie di ananas (normalmente lasciate marcire al suolo) costituisce una fonte di guadagno ulteriore per i contadini. E ancora, dalla Toscana arriva Muskin, un’eco-pelle completamente vegetale estratta dal cappello dei funghi. Gli studenti della Willelm de Kooning Academie (Olanda) hanno invece sviluppato Fruit Leather, un innovativo tessuto di origine vegetale ottenuto attraverso il recupero e la trasformazione di bucce di albicocche, mele e arance non più edibili.

E ancora, gli scarti del mango sono sfruttati per la produzione di un dolcificante ed emulsionante da pasticceria (EatLimmo) in grado di sostituire nei dolci uova ed altri grassi di origine animale. Infine, varie tipologie di scarti alimentari quali pere troppo mature e croissant vecchi sono utilizzati da un birrificio inglese per produrre la Landfill Beer, la prima birra “zero waste” al mondo. Gli scarti alimentari sono utilizzati per aggiungere zuccheri al processo di birrificazione, ma conferiscono anche un aroma particolare alla bevanda. Il luppolo e il grano utilizzati durante la lavorazione sono poi distribuiti ai coltivatori delle terre circostanti e utilizzati come concime naturale.

Tante idee sostenibili e green che dimostrano come sia possibile dare una seconda vita anche ai rifiuti più impensabili, come gli scarti alimentari. E voi, siete a conoscenza di altre iniziative simili a queste? Se sì, segnalatele e facciamole circolare!

Grazie Alessandra, sempre molto interessanti i tuoi articoli! Fanno conoscere aspetti positivi della nostra società e alternativi ad un modo di vivere altamente consumistico.