Umberto Monterin, un libro racconta il pioniere della climatologia storica

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Umberto Monterin, un libro racconta il pioniere della climatologia storica ultima modifica: 2019-08-05T08:00:57+02:00 da Davide Mazzocco
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Un libro ricorda lo scienziato alpinista il cui lavoro rappresenta un punto di riferimento internazionale negli studi glaciologici

Sono passati quasi 80 anni dalla prematura scomparsa di Umberto Monterin, lo scienziato che, grazie alla costanza e alla precisione dei propri rilevamenti, viene oggi ritenuto come il pioniere italiano della climatologia storica e uno dei precursori, a livello mondiale, nello studio dei cambiamenti climatici. Per conoscerne la vita, le opere e l’eredità scientifica e culturale abbiamo letto Lo scienziato alpinista Umberto Monterin, un libro pubblicato da Le Château Edizioni, curato da Nadia Guindani e Michele Freppaz con testi di Claudio Smiraglia, Marta Monterin, Augusta Vittoria Cerutti, Daniele Cat Berro, Luca Mercalli, Alessandro Menardi Noguera, Michele Soffiantini e dello stesso Freppaz.

Nato a Gressoney nel 1887, laureatosi nel 1912 all’Università di Torino, iniziò a raccogliere i primi dati sui ghiacciai del Monte Rosa sin dal 1910. Il punto di svolta della sua carriera di scienziato fu la vittoria del concorso per la direzione dei Regii Osservatori del Monte Rosa. Fra il 1926 e il 1940 – anno della sua prematura scomparsa – Monterin lavorò negli osservatori meteorologici di Alagna Valsesia (1200 m di quota), del Gabiet (2340 m), della Capanna Margherita (4554 m), del Col d’Olen (ai 2901 metri del Laboratorio Scientifico Angelo Mosso) e alla stazione base di D’Ejola (1850 m) nei pressi della propria abitazione.

In questi quattordici anni Monterin, grazie alla collaborazione di un gruppo di 4-5 alpini, Monterin riuscì a mantenere attivi gli osservatori anche nella stagione invernale e raccogliere circa 400.000 osservazioni meteorologiche (temperatura, precipitazioni, direzione del vento, umidità, pressione atmosferica e stato del cielo). Questa enorme mole di osservazioni, unitamente a quelle raccolte dal figlio Willy, rappresentano una tra le sequenze di dati storici più importanti e continue delle Alpi.

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Un lariceto di recente formazione sta colonizzando la morena che fino a un secolo fa era occupata dal ghiacciaio del Lys

In considerazione del fatto che sulle Alpi i fenomeni climatici sono più evidenti e radicali rispetto alle quote più basse, il lavoro compiuto da Umberto e Willy Monterin fra il 1926 e il 2012 rappresenta una base di lavoro straordinaria per i glaciologi e i nivologi di tutto il mondo. Grazie ai testi di Monterin si è scoperto, per esempio, che nel 1898 la fronte del ghiacciaio si allungava sino al grande arco di morena frontale a quota 2160 metri, vale a dire ben 1750 metri più a valle della fronte attuale!

Il segno più evidente della trasformazione avvenuta negli ultimi 120 anni sono i lariceti che stanno progressivamente salendo verso quote ormai prossime ai 2300 metri.

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Umberto Monterin (sulla porta a sinistra) insieme ad alcuni collaboratori

Il grafico delle variazioni frontali del ghiacciaio del Lys dimostra come nell’ultimo secolo due soli avanzamenti (1913-1921 e 1973-1985) abbiano rallentato il progressivo innalzamento del limite del ghiacciaio che si trova attualmente un chilometro più a monte rispetto a cent’anni fa. Come spiega Augusta Vittoria Cerutti, Monterin “si era reso conto che i ghiacciai agiscono come evidenziatori delle variazioni climatiche e che quindi la loro storia non può che essere strettamente correlata a quella del clima”. Studiando le fasi di espansione e contrazione del ghiacciaio del Lys nell’arco di centoquarant’anni di storia, Monterin si era convinto che la causa primaria del dinamismo glaciale fosse il clima. In un articolo del 1923 scriveva: “Le variazioni del nostro ghiacciaio dipendono dalle influenze dei due fattori principali: ossia dall’umidità dell’aria che si risolve in neve e ghiaccio o dal calore estivo che riduce il ghiaccio in acqua”.

Conosciuto soprattutto per i suoi pionieristici studi di glaciologia e climatologia fu uno studioso eclettico: nel 1932 pubblicò un interessante lavoro antropogeografico sullo spopolamento nella Val d’Ayas e nella media e bassa Valle d’Aosta. Monterin intuì come il punto di rottura fosse stato l’arrivo della ferrovia che segnò il passaggio dall’economia tradizionale di autosussistenza all’economia di mercato. Questo fattore, unito all’eccessivo frazionamento della proprietà terriera, all’elevata imposizione fiscale e all’attrazione dei facili guadagni nei centri cittadini, portò a uno spopolamento dell’alta montagna.

umberto monterin libro

Due anni dopo, nel 1934, Monterin intraprese, grazie al patrocinio della Reale Società Geografica Italiana, una spedizione scientifica nei territori del Sahara libico per i quali il Governo di Mussolini nutriva interessi militari. In un contesto agli antipodi rispetto a quello dei suoi studi abituali, lo scienziato valdostano condusse una campagna di raccolta di osservazioni sulla morfologia e sulle variazioni climatiche subite dall’area in passato. La spedizione di Monterin nel Tibesti si spinse fino al Gebel Auenàt, un massiccio situato nei pressi dell’attuale confine fra Libia, Egitto e Sudan, una zona tuttora inaccessibile per i viaggiatori occidentali.

Dai ghiacciai più alti d’Europa ai deserti sahariani più remoti, quella di Monterin è una storia d’amore per la conoscenza tutta da (ri)scoprire.

[Foto di Davide Mazzocco e dell’Archivio Monterin]

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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