Denunce e analisi ma anche proposte e buone pratiche nel libro del climatologo edito da Einaudi
Non c’è più tempo è l’impattante titolo del libro edito da Einaudi che raccoglie dieci anni di interventi di Luca Mercalli sul clima, sulla salute della Terra e sulle buone pratiche per chi non si vuole arrendere alle catastrofi presenti e future.
L’economia lineare alimentata dalle risorse fossili e sostenuta da lobby e governi perpetua comportamenti collettivi che spingono il genere umano verso il punto di non ritorno: la questione non è più evitare la catastrofe ma mitigarne gli effetti. L’uomo muove più suolo dell’erosione di fiumi e ghiacciai, deforesta, estingue specie animali, sovrasfrutta la fauna ittica, inquina l’aria, l’acqua e il suolo con 140mila sostanze chimiche di sintesi, altera i cicli dell’azoto, del fosforo e del carbonio, acidifica gli oceani e cambia il clima in maniera irreversibile eppure l’informazione su questi processi di autodistruzione continua a essere deficitaria.
La raccolta di articoli di Mercalli prende in rassegna tutte le principali questioni ambientali della contemporaneità con uno stile agile, brillante e divulgativo. Macro e micro si alternano senza soluzione di continuità: accanto alle buone pratiche a cui ognuno di noi può abituarsi vengono sottolineate le responsabilità della politica. Se è giusto non lasciar correre l’acqua dal rubinetto quando ci laviamo i denti è altrettanto doveroso che venga posto un limite all’utilizzo selvaggio delle risorse idriche da parte di industria e agricoltura.
Le pagine di Mercalli invitano a unire i puntini, a non fermarsi agli slogan proposti dalla cultura dominante che marginalizza le emergenze ambientali costruendo priorità di cartapesta. Pensiamo ai migranti. I politici ci parlano dei barconi che navigano dall’Africa verso l’Europa mediterranea, non di cosa avviene dove tutto inizia. I costruttori di muri e i chiuditori di porti non ci dicono che “siccità ed eventi estremi danneggiano la produzione agricola e devastano i territori, e l’ascesa del livello dei mari per via della fusione dei ghiacci polari minaccia i Paesi a bassa quota come gli atolli corallini”, non entrano nel merito dei “problemi che spingono le popolazioni a cercare condizioni di vita migliori e generano milioni di profughi climatici”.
Non c’è più tempo è anche un libro fatto di numeri che ci sbattono in faccia verità difficili da digerire: per esempio che il boom dei voli low cost sta avendo un impatto ecologico devastante o che stiamo consumando il suolo che ci deve nutrire a ritmi sempre più insostenibili.

Fra le pieghe del racconto compaiono anche i personaggi che con la loro lungimiranza hanno segnato la storia dell’ambientalismo: Aurelio Peccei, il primo a intravvedere i limiti dello sviluppo, Alexander Langer e Hans Jonas che quarant’anni fa intuì come soltanto una “ecodittatura” avrebbe potuto salvare la razza umana dall’estinzione. Il messaggio del filosofo tedesco è rimasto inascoltato e anche l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco si è infranta contro la refrattarietà della società contemporanea a riflettere sul futuro, più o meno prossimo.
In epoca di rigurgiti oscurantisti e di negazionismo per ignoranza o interesse un libro come quello di Mercalli è importante per mantenere alta l’attenzione su temi che dovrebbero essere prioritari nel dibattito pubblico ma che troppo spesso sono subordinati alle urgenze che arrivano alla pancia dell’elettorato.
A più riprese Mercalli lamenta il disinteresse e il disimpegno delle nuove generazioni ormai assuefatte all’idea che nulla possa essere fatto per cambiare radicalmente le cose. Intanto “il tempo utile scorre via, e la società si distrae con altri temi, del tutto marginali eretti a fondamentali”. E così se da una parte Mercalli è riuscito a comunicare le tematiche ambientali sui mezzi di informazione ricevendo gratificanti feed back da lettori o telespettatori convinti dalle sue proposte a isolare la propria casa, a installare i pannelli solari o a coltivare un orto, dall’altra i suoi sforzi non sono riusciti a far maturare “aggregazioni sociali numericamente in grado di spostare il corso delle cose”.
Coerentemente con lo stile che lo caratterizza in televisione, nelle conferenze e sulla stampa, Mercalli non si limita a una pars destruens di denunce e problemi ma fornisce ai lettori di Non c’è più tempo una pars construens con consigli, soluzioni e buone pratiche.
[Foto Davide Mazzocco, cover di Eleonora Anello]
