Vermiglio – La memoria fra le montagne vince ai David di Donatello

in Cinema|News
Vermiglio – La memoria fra le montagne vince ai David di Donatello ultima modifica: 2025-05-11T00:13:51+02:00 da Emanuel Trotto
da

Ai David di Donatello vince come Miglior Film Vermiglio di Maura Delpero, una storia di famiglia fra le montagne del Trentino.

Il 7 maggio si è celebrata la 70° edizione dei David di Donatello. Un anniversario con numero pieno con una premiazione che ha voluto valorizzare un ritorno al passato verso storie in cerca di vecchi ideali in cui riconoscersi o in vecchie visioni. Da qui i premi a Enrico Berlinguer – La grande ambizione con Elio Germano, oppure Gloria! di Margherita Vicario e L’arte della gioia di Valeria Golino. Queste ultime, due storie di emancipazione femminile in periodi storici in cui questo poteva risultare difficile, agli inizi dell’Ottocento e del Novecento. Con uno sguardo fresco e mai nostalgico. Che è il medesimo che ha portato alla vittoria Vermiglio di Maura Delpero con sette premi fra cui Miglior Film e Miglior Regista. Quest’ultimo è stato per la prima volta assegnato ad una donna.

Palazzina Laf – Il film sull’Ilva di Taranto vince ai David di Donatello 2024

Vermiglio è prodotto da Cinedora in collaborazione con Rai Cinema, Charades e Versus Production, dopo lo sviluppo con ScriptLab di Torino FilmLab nel 2021. I David si vanno ad aggiungere al Leone d’Argento Gran Premio della Giuria alla 81° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia dove era in concorso. Uscito al cinema con Lucky Red il 18 settembre, è stato anche il candidato italiano nella corsa per gli Oscar 2025.

Vermiglio di Maura Delpero locandina
Vermiglio di Maura Delpero, il poster.

Vermiglio non è soltanto il nome di un colore o di un paese nella Val di Sole del Trentino Alto Adige. È quello di tanti paesi,  di spazi infiniti. O di un viaggio che ne racchiude tanti altri. È la storia di una famiglia e, come quella, di qualsiasi altra famiglia. Sono quattro movimenti, quattro componenti, uno per stagione: Cesare (Tommaso Ragno), Lucia (Martina Scrinzi), Ada (Rachele Potrich) e Antonia. Quattro età che si intrecciano nel corso di un anno della famiglia Graziadei fra il 1944 e il 1945. Si parla di un maestro di paese, delle sue due figlie e di sua nipote.

Cesare è un capofamiglia che ha vissuto la guerra e ne porta i segni sul volto attraverso un occhio cieco che non riesce a vedere i cambiamenti che lo toccano. Lucia è una figlia timida e introversa che cerca una via di fuga attraverso l’amore per Pietro, un soldato siciliano che ha salvato la vita ad Attilio, il cugino di Lucia.

Agata è legata alla compaesana Virginia, la classica giovane scapestrata come tante che fuma di nascosto e non ha fretta di sistemarsi. Agata si sente attratta da Virginia, si nasconde dietro all’armadio per sfogare i suoi desideri più nascosti e fa penitenza mangiando guano di gallina. Scrive preghiere e studia di nascosto perché, per necessità della famiglia, non può continuare gli studi e assumersi le proprie responsabilità. Antonia, infine, è la figlia di Lucia, una neonata innocente e non voluta in quanto frutto di un matrimonio sfortunato e vergognoso che portano la madre ad allontanarsi dal mondo. A cercare di fuggire da quel cielo immenso a cui è indissolubilmente legata. Cerca di nascondersi da lui fuggendo dal paese, nei boschi dove le fronde fitte dei pini coprono la visuale.vermiglio

Lucia resta coricata in silenzio. Non riesce ad esprimere altrimenti il suo dolore per il fallimento di quel timido tentativo di aprirsi al mondo. Lucia, così affamata di vita che la cerca, a inizio film, poggiando l’orecchio sul ventre della vacca. Allo stesso modo non riesce a sentire il suo che cresce. Quando tutto il resto perde significato, ed è costretta a lasciarlo, anche se per poco, il cielo di casa sua per quello sul mare che la porterà in Sicilia. Per riconciliarsi con il fantasma di quel suo amore perduto e per ritrovare se stessa. Abbandona Antonia sul letto scalciante e urlante perché non in grado di essere madre in quanto non è ancora in grado di essere persona.

vermiglio
Le montagne del Trentino Alto Adige fanno da sfondo silenzioso in una scena del film.

Un allontanarsi verso un’altra terra in un viaggio che si misura in spanne sulla cartina geografica dell’Atlante di famiglia gelosamente custodito da Cesare. Perché altrimenti si sciuperebbe, assieme al sogno dell’Altrove. Un mondo visto, immaginato e sognato da un piccolo paesino che lo racchiude tutto quanto. Un paese in cui la vita e il ricordo di quella vita hanno i colori delle vecchie porcellane di Copenhagen delle case delle nonne.

Il ricordo che non esiste, raccolto in aneddoti e fantasie per una storia che deve essere tutta scritta ancora una volta. Come quella di Antonia, oppure di Antonio: basta aggiungere una gambetta alle lettere sul corredo per cambiare tutto. Un figlio desideroso della approvazione del padre per poter diventare grande o una figlia in cerca della propria autoaffermazione laddove non è possibile. Una necessità espressa non in lingua italiana ma in dialetto, per veicolare le emozioni più autentiche.

Sullo sfondo ci sono le grandi montagne come uno sfondo silenzioso. Lassù tutto sembra uguale a se stesso. L’istruzione data dai libri, dagli atlanti e dalla musica sul grammofono si alterna al vento, alle voci degli anziani e ai vecchi rimedi per curare i mali. Rimedi tragicamente inefficaci come per il neonato fratellino di Lucia, a inizio film, in inverno. Dove la neve, il freddo e l’isolamento lascia fuori dallo schermo la morte in favore di una tiepida speranza, fondamentale se la vita è drammaticamente dura. Lo spazio per le lacrime, i sorrisi o le parole è centellinato come il pane.

Le otto montagne – Sulle vette per riconnettersi col mondo

Il film di Maura Delpero richiama, sotto vari aspetti a L’albero degli zoccoli (1978) di Ermanno Olmi. Un film, quello, nato dalla necessità della testimonianza sulle proprie origini, quelle della nonna del regista da poco scomparsa. Allo stesso modo per la Delpero, Vermiglio nasce dall’autobiografia: la scomparsa del padre in un pomeriggio d’estate. Il suo spirito tornava ciclicamente nelle notti della figlia, come era da bambino, senza denti e gracile. E la memoria di spettatore va a settembre, a pochi giorni dalla Mostra del Cinema. Maura Delpero presenta il film a Torino. In prima fila ci sono un gruppo di anziane signore provenienti da Vermiglio. Una di queste prende la parola: è stata a scuola con il padre di Maura con il nonno come maestro. Una delegazione della memoria e dove il cinema e il reale si intersecano. Rendendo estremamente sottile il confine fra la finzione e la realtà.

Vermiglio – La memoria fra le montagne vince ai David di Donatello ultima modifica: 2025-05-11T00:13:51+02:00 da Emanuel Trotto
Tags:
Vermiglio – La memoria fra le montagne vince ai David di Donatello ultima modifica: 2025-05-11T00:13:51+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Cinema

Go to Top