Rapa Nui, il film del 1994 sull’Isola di Pasqua prodotto da Kevin Costner, racconta lo sfruttamento spietato delle risorse naturali ieri come oggi
Il fatto
Rapa Nui è ambientato sull’Isola di Pasqua, intorno al 1680 circa. Il nipote del capo dei Lunghi Orecchi, Noro, per poter sposare l’amata Ramana deve superare la prova dell’Uomo Uccello. Nel frattempo le condizioni sociali e ambientali dell’isola sono in rapido declino…
Il commento
Il 5 aprile del 1722 il navigatore olandese Jakob Roggeveen approdò su un’isola in mezzo all’Oceano Pacifico a 3700km dalla costa dell’attuale Cile. Questo fazzoletto di terra (poco più di 64km quadrati) era già stato avvistato alcuni decenni prima dal pirata inglese Edward Davis, che decise tuttavia di non attraccare. Lo fece Roggeveen in quella che era la domenica di Pasqua di quell’anno. Da questa data l’idea di ribattezzare la terra scoperta come Isola di Pasqua.
La sua popolazione, di origine polinesiana, aveva chiamato l’isola, «Rapa Nui» ossia «Grande roccia». Essi ritenevano che un mitico sovrano, Hotu-Matua avesse condotto il suo popolo in seguito a un sogno fatto dal suo sacerdote. In esso l’anima del re solcava l’oceano fino a raggiungere l’isola. Per questo motivo Hotu-Matua inviò sette esploratori per accertarsi dell’esistenza di questa terra. Costoro la trovarono e rivolsero lo sguardo verso il mare in attesa dell’arrivo del re. In loro onore, i discendenti di questi esploratori eressero sette grandi monoliti che guardassero il mare: erano i primi Moai, ossia le grandi statue che hanno reso famosa tutt’oggi l’isola. Essi attendevano che il loro re, prima della fine dei tempi, li portasse via sulla sua canoa candida. Solo l’erezione del Moai più imponente poteva ottenere il favore degli antenati e rendere possibile la loro venuta.
Oceania: il film d’animazione del Natale che invita al rispetto della natura
Questo è il contesto in cui è ambientato Rapa Nui, film del 1994 diretto da Kevin Reynolds e prodotto da Kevin Costner, tratto dal romanzo di Leonore Fleischer. All’interno del conflitto che porterà alla parziale distruzione del popolo dell’Isola, assistiamo ad un triangolo amoroso fra il giovane Noro e Make che si contendono l’amore di Ramana. Dapprima amici inseparabili fin dall’infanzia, con il tempo e con l’avvicinamento fra Noro e Ramana, il rapporto con Meke si deteriora. A complicare le cose c’è anche una differenza sociale. Infatti Noro è il nipote del capo Ariki-mau, leader dei Lunghi Orecchi ossia l’aristocrazia dell’isola che ha schiavizzato il resto della popolazione, i Corti Orecchi, per erigere i Moai.
Per consolidare il proprio potere i Lunghi Orecchi strumentalizzano il rito dell’Uomo uccello, ossia una competizione fra i vari clan per decidere chi sarà il nuovo leader dell’Isola. Ogni clan presenta il proprio campione ad affrontare la prova che consiste nel raggiungere a nuoto la vicina isola di Motu Nui, recuperare un uovo di sterna, e ritornare indietro. Il tutto, evitando che l’uovo si rompa. Stremati dalle richieste di Ariki-mau di un nuovo Moai, i Corti Orecchi chiedono di partecipare anche loro alla competizione, con Meke come campione. In caso di vittoria avranno condizioni di vita migliori e la mano di Ramana per Meke. Ramana è, infatti, una Corti Orecchi la quale, a causa della relazione con Noro, è malvista dalla sua stessa gente.
All’interno di questo intreccio viene raccontato anche altro. La brama di magnificenza dei Lunghi Orecchi sta portando, inesorabilmente, alla distruzione dell’habitat dell’isola. In passato, l’Isola di Rapa Nui, era coperta di una fitta foresta di palme e le scogliere risuonavano dei versi delle decine di specie di uccelli che vi nidificavano. Lo sfruttamento dell’isola da parte della popolazione risulta essere stato uno degli sconvolgimenti ecologici più devastanti prima dell’industrializzazione. La costruzione di Moai comportava un trasporto tramite tronchi di legno che, spesso e volentieri, si sbriciolavano sotto il peso delle colossali statue. Il che comportava un taglio costante delle palme fino a che non ne sono rimaste più. In nome dell’alimentazione e delle ritualità, si sono estinte oltre una ventina di specie di uccelli marini.
Come disse una volta Alberto Angela, in questa terra desolata «si innalzano incredibili statue alte cinque o sei metri, unico lascito di una civiltà scomparsa e monito per gli esseri umani del XXI secolo. In qualche modo la Terra è un’Isola di Pasqua dell’universo.». Un mondo in bilico in cui nascondersi dietro le consuetudini impedisce di vedere quello che sta realmente succedendo. Noro è cosciente che il suo mondo è destinato alla fine. Lui ricorda ancora quando, assieme a Meke e Ramana, correvano e si arrampicavano sugli alberi per gioco. È la memoria di un mondo perduto, che non è solo quello della giovinezza e della spensieratezza.
La terra profetizzata dagli antichi sovrani è una distesa brulla e con pochi cespugli, in cui persino l’agricoltura della patata dolce è sottomessa al volere dei potenti. Quando Meke, assieme alla sua gente, abbatte l’ultimo albero dell’isola sordi alle urla e alle lacrime di Noro, distrugge qualsiasi possibilità di redenzione. Non solo perché sul suo tronco erano incisi i simboli di Ramana e Noro come legante del loro amore.
La Storia e la storie si intrecciano. Kevin Reynolds, con questo progetto, omaggia la tradizione dei kolossal hollywoodiani lontani dalle ambientazioni più classiche. Seguendo la lezione di Howard Hawks e il suo La regina delle piramidi (Land of the Pharaos, 1955) tramite la lente del racconto storico Reynolds cerca di riflettere sul presente.
In questo è supportato dalla produzione di Costner, emblema di un cinema mainstream lontano dalle mode che lo portano a vincere l’Oscar col suo primo film da regista, il western dalla parte dei Nativi, Balla coi lupi (1990). Questi tenterà di riproporre, con scarso successo, la formula con la storia post-apocalittica L’uomo del giorno dopo (1997) ancora una volta da regista. Ciò dopo aver prodotto Waterworld (1995) di Reynolds, girato un anno dopo Rapa Nui. Se in quest’ultimo si racconta di un piccolo mondo in cui solo nel mare c’è una possibilità di salvezza, in Waterworld è il contrario. In un mondo immerso dalle acque a causa del riscaldamento globale, la salvezza è in un’isola. Anche nel futuro più nero c’è una speranza.
Scheda film di Rapa Nui
- Regia: Kevin Reynolds
- Soggetto e sceneggiatura: Kevin Reynolds e Tim Rose Price dal romanzo di Leonore Fleischer
- Interpreti: Jason Scott Lee (Noro), Esai Morales (Make), Sandrine Holt (Ramana), Eru Potaka-Dewes (Capo Ariki-mau), George Henare (Tupa), Zac Wallace (Haoa), Nathaniel Lees (capo Lunghi Orecchi), Pete Smith (sacerdote)
- Origine: USA, 1994
- Durata: 107′
- Temi: CINEMA, NATURA, SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE