Stop alle pellicce in Europa, raccolte oltre un milione di firme

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Stop alle pellicce in Europa, raccolte oltre un milione di firme ultima modifica: 2022-12-22T06:47:26+01:00 da Marco Grilli
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L’iniziativa dei cittadini europei Fur Free Europe ha oltrepassato un milione di firme per dire basta agli allevamenti di pellicce in Europa

Status symbol dei tempi andati, oggi la pelliccia pare una crudeltà inaccettabile per un lusso inutile. L’iniziativa dei cittadini europei “Fur Free Europe”, sostenuta dalle associazioni italiane Essere Animali, Animal Law Italia, Oipa, Human Society International Italia e Lav, ha già raccolto oltre un milione di firme per dire stop agli allevamenti di animali da pelliccia nel Vecchio Continente.

Fur Free Europe

L’iniziativa, registrata il 16 marzo 2022 con avvio della raccolta firme a partire dal 18 maggio, chiede alla Commissione europea di introdurre un divieto in tutta l’Ue riguardante la detenzione e l’abbattimento di animali allo scopo esclusivo o principale di produrre pellicce, nonché l’immissione sul mercato della stessa Unione di pellicce di allevamento o di prodotti che le contengono.

“L’allevamento di animali da pelliccia è intrinsecamente crudele e ampiamente osteggiato dai cittadini dell’UE. […] La detenzione e l’abbattimento di animali allo scopo esclusivo di produrre pellicce sono inaccettabili dal punto di vista etico. Numerosi focolai di SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni hanno evidenziato i rischi veterinari e per la salute pubblica associati alla produzione di pellicce”, si legge nel testo della petizione

I tempi per questa significativa svolta sul fronte del benessere animale paiono maturi. Il Covid-19 ha peggiorato la salute degli animali negli allevamenti assestando un duro colpo all’industria delle pellicce, già in crisi per il rifiuto di tali capi da parte di centinaia di marchi di moda e stilisti, non rimasti estranei alla sempre maggiore contrarietà dei consumatori verso questo ormai tramontato status symbol.

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C’è di più: la Commissione europea sta attualmente revisionando la legislazione sulla tutela degli animali aprendo così uno spiraglio alla possibilità di giungere al divieto di produzione e commercio di pellicce, mentre 12 Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno chiesto di recente alla stessa Commissione di presentare una proposta legislativa in tal senso.

Oggi gli allevamenti da pelliccia sono vietati, o rigidamente normati da renderli irrealizzabili, in ben 18 Paesi europei. Il vento sta cambiando e l’immissione dei prodotti di pellicceria sui mercati interni di diversi territori e giurisdizioni è già stata proibita. All’interno dell’Ue non si possono più importare né commercializzare pellicce di cane, gatto, foca e cane procione, specie già espressamente vietate per tale allevamento. Al di là dei Paesi che hanno già imposto il divieto totale, la Spagna proibisce l’apertura di nuovi allevamenti, mentre il dibattito sulla fine delle pellicce è in corso pure in Bulgaria, Lituania, Polonia, Ucraina e Montenegro.

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I sostenitori della petizione sottolineano inoltre che i divieti di produzione di pellicce posti da alcuni Stati membri hanno un effetto distorsivo sul mercato favorendo gli operatori dei Paesi in cui non vige il divieto, una situazione che sarebbe risolvibile imponendoli in tutta l’Unione.

La campagna Fur Free Europe ha ottenuto 516.500 euro di finanziamento dalle associazioni promotrici (dato aggiornato al 21/09/2022) ed è ora pronta all’affondo decisivo dopo aver raccolto 1.133.139 firme (aggiornamento del 19/12/2022). L’iniziativa dei cittadini europei è uno strumento unico ed efficace che invita la Commissione a proporre nuove leggi, al raggiungimento di un milione di firme convalidate quest’ultima è infatti  obbligata a rispondere ed a prendere l’iniziativa.

Lo scorso 17 dicembre Essere Animali è scesa in piazza a Milano e a Bologna per chiedere un’Europa senza pellicce e continuare a raccogliere firme, per ovviare al problema di quelle che potrebbero essere invalidate o scartate dopo la procedura di verifica da parte dei governi di ogni Stato membro. L’obiettivo è quello di toccare la quota di 1.400.00 firme per evitare ogni rischio.

Stop alle pellicce in Europa Fur Free Europe
Stop alle pellicce in Europa, gli attivisti a Milano

La crudeltà degli allevamenti da pelliccia e la situazione in Italia 

Crudeli, pericolosi e insostenibili: così vengono definiti gli allevamenti da pelliccia nel testo della petizione. Crudeli, perché si tratta di animali selvatici (volpi e visoni le specie più allevate) che non possono vedere soddisfatti i loro complessi bisogni etologici all’interno di minuscole gabbie metalliche. Negli allevamenti europei sono stati documentati infiniti casi di animali morti prematuramente, automutilati, o feriti a causa delle terribili condizioni di prigionia in cui vivono. Impossibile quindi rispettare le cinque libertà e i cinque ambiti per il benessere degli animali.

Non va poi dimenticato che l’allevamento intensivo di animali rappresenta un forte rischio per la diffusione di zoonosi, specialmente se si tratta di specie selvatiche come in questo caso. Nel corso della pandemia da Covid-19 centinaia di allevamenti di visoni sono stati colpiti dalle infezioni, mentre nuove varianti del virus SARS-CoV-2 sono state trasmesse dagli animali agli umani.

Infine, gli allevamenti da pelliccia hanno un impatto ambientale significativo e rappresentano una grave minaccia per la biodiversità autoctona. “Il visone americano, fuggito dagli allevamenti, è adesso diffuso attraverso l’UE, con effetti negativi sulla fauna nativa europea. Inoltre la lavorazione delle pelli necessita l’uso di prodotti chimici tossici. In termini di inquinamento dei terreni da parte di metalli, la lavorazione delle pellicce è considerata tra le cinque industrie più impattanti”, denuncia Essere Animali.

In Italia la messa al bando degli allevamenti di animali da pelliccia è stata decretata dal 1° gennaio 2022, ma deve ancora essere emanato il decreto interministeriale per procedere allo svuotamento dei quattro allevamenti di visoni dove si trovano ancora ammassati oltre 3.600 animali.

L’Italia dice stop agli allevamenti di animali da pelliccia

Di recente un terzo focolaio di Coronavirus si è verificato in uno degli allevamenti chiusi, quello di Galeata (FC). Gli esemplari lì presenti sono stati abbattuti per l’emergenza sanitaria. Proprio per questo Essere Animali ritiene fondamentale che il Governo italiano attui quanto prima ciò che è stato stabilito per legge.

Togliere le sbarre ai visoni e lasciare in gabbia la crudeltà pare l’unica opera di giustizia.

[Credits foto Essere Animali]

Stop alle pellicce in Europa, raccolte oltre un milione di firme ultima modifica: 2022-12-22T06:47:26+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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