Camilla d’Inghilterra ha comunicato ufficialmente la sua intenzione di non aggiungere capi ed accessori in pelliccia al suo guardaroba personale.
Una vera regina protegge gli animali. È con queste parole che PETA UK ha celebrato la decisione presa da Camilla d’Inghilterra di non aggiungere pellicce al proprio guardaroba.
La regina consorte, infatti, ha deciso di seguire le orme di Elisabetta II e di accogliere la richiesta che proprio People for the Ethical Treatment of Animals le aveva fatto, sottolineando le brutali pratiche che gli animali subiscono nell’arco del processo di produzione finalizzato al confezionamento di abiti ed accessori.
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L’organizzazione ha elogiato Camilla d’Inghilterra constatando che si tratta della prima volta in cui la regina in carica si schiera apertamente contro l’industria delle pellicce, che costringe gli animali a vivere in gabbia per tutta la vita dopo una cattura violenta, nonché ad essere sottoposti a trattamenti disumani come l’elettrocuzione e lo scuoiamento.
“PETA brinda alla regina Camilla con un bicchiere del miglior chiaretto per essere una vera regina ed essersi schierata con il 95% dei britannici che, come dimostrano i sondaggi, si rifiuta di indossare pellicce di animali”, ha dichiarato la presidentessa di PETA Ingrid Newkik alla CNN.
Anche se la notizia non spiega cosa ne sarà delle pellicce già presenti nell’armadio reale di Camilla d’Inghilterra, è bene ricordare che PETA incoraggia ad onorare gli animali uccisi dall’industria dell’abbigliamento donando i capi già esistenti per una giusta causa, ad esempio attraverso programmi per aiutare senzatetto, rifugiati e profughi di guerra a tenersi al caldo.
PETA ha inoltre colto l’occasione per rilanciare all’attenzione dei media una battaglia che porta avanti da anni al fine di cancellare per sempre l’abitudine di utilizzare la pelliccia d’orso per i cappelli della divisa ufficiale della Guardia Reale.
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Anche in questo caso, dietro ad un semplice ornamento, c’è il sangue di animali adescati con l’inganno e crudelmente smembrati per realizzare capi che sarebbero facilmente riproducibili in maniera cruelty-free.
L’auspicio è che il buon esempio dato dalla regina Camilla d’Inghilterra possa estendersi anche al di fuori delle mura di Buckingham Palace e che, passando in primis per le divise istituzionali, arrivi a diffondersi senza confini portando con sé buone pratiche ed illuminanti riflessioni.