Dopo aver sottolineato alla Cop15 la minaccia delle trappole per la biodiversità, il WWF rilancia A Natale mettici il cuore
Alla Cop15 sulla biodiversità il WWF ha evidenziato il pericolo delle trappole per la fauna. Un numero incredibile di congegni mortali, ben 12 milioni, è stato riscontrato nelle aree protette di Cambogia, Laos e Vietnam. In Malesia son rimaste meno di 150 tigri a causa della caccia di frodo con questi sistemi, ma il fenomeno desta preoccupazione anche in Italia, soprattutto nelle valli bresciane e bergamasche, dove il territorio è stato ripulito da circa 200mila trappole per piccoli uccelli. Un motivo in più per rilanciare la campagna “A Natale mettici il cuore”, volta all’adozione simbolica di specie a rischio.
Il pericolo delle trappole per la fauna
Secondo l’ultimo rapporto WWF-TRAFFIC “Snarig of Big Cats in mainland Asia”, tra il 2012 e il 2021 le trappole hanno ucciso in sette Paesi asiatici almeno 387 grandi felini, tra cui tigri, leoni asiatici e leopardi delle nevi. Si tratta di apparecchi rudimentali di difficile individuazione, realizzati con materiali economici e ampiamente reperibili come fili di nylon, corde, cavi metallici dei freni o frizioni di biciclette. Nascoste nel fitto sottobosco e coperte dalle foglie, queste trappole letali utilizzate per catturare sia piccole specie destinate ai mercati di animali selvatici che grandi predatori illegalmente venduti, minacciano oggi in Asia ben 14 specie di mammiferi in pericolo a livello globale, quali l’elefante asiatico, l’orso malese e il tapiro malese.
Pelli, ossa, denti, zanne e altri parti del corpo di questi animali finiscono sul mercato nero e generano un business milionario, alimentato dalle richieste della medicina tradizionale, dell’arredamento e più in generale dalla ricerca dello status symbol in Asia. In tempi di pandemia, non bisogna dimenticare che le specie cacciate dai bracconieri sono quelle a più alto rischio di trasmissione di malattie zoonotiche all’uomo. Basterebbe il buon senso, invece, per capire che le trappole causa rispettivamente del 59 e del 73% delle morti di tigri e di leopardi in India, provocano una fine lenta e atroce, come il laccio di acciaio che può rompere tutte le ossa.
La stessa Italia non è esente dal problema delle trappole illegali, destinate in particolar modo ad uccelli, ungulati ed altri mammiferi, anche perché il Bel Paese resta uno degli Stati europei a più alto tasso di bracconaggio. La legge sulla tutela della fauna selvatica e dell’attività predatoria, che vieta espressamente il ricorso ad ogni tipo di sistema di cattura non selettivo, pare incapace di risolvere questa criticità, viste anche le pene irrisorie cui vanno incontro i trasgressori. Siamo il Paese europeo con la maggior ricchezza di biodiversità ma i reati ambientali sono ancora troppo diffusi.
Nei campi antibracconaggio condotti negli ultimi anni nelle valli bresciane sono stati raccolti, sequestrati o distrutti oltre 200mila archetti, terribili congegni che spezzano le zampe ai piccoli uccelli. I Sep, ovvero i meccanismi a scatto che bloccano gli uccelli incastrandoli per le zampe, e il vischio, una sorta di colla messa negli arbusti, sono gli altri due più frequenti metodi di cattura illegale per i volatili. Fringuelli, pettirossi e altri piccoli uccelli continuano ad essere le principali vittime, ambite in particolar modo dal mercato illegale della ristorazione in Lombardia ed in Veneto.
In Europa sono scomparsi 600 milioni di uccelli negli ultimi 40 anni
Tra le poche notizie positive l’introduzione in Italia del reato di uccellagione, che in seguito alla battaglia del WWF e di altre associazioni ha portato al divieto di questa forma di caccia ad impianti fissi con reti per la cattura di piccoli volatili.
A rischio bracconaggio sono pure ungulati quali cinghiali, caprioli, cervi e daini, oltre a grandi predatori come i lupi, cacciati spietatamente con i lacci spesso creati con cavi metallici, che provocano una morte lenta e straziante.
A Natale mettici il cuore
Un milione di specie sono a rischio estinzione, con tassi di scomparsa tra le 100 e le 1.000 volte più rapidi di quelli naturali. Dopo la perdita e distruzione degli habitat, il sovrasfruttamento delle specie animali e vegetali è la seconda causa del declino della biodiversità. Premesse drammatiche, purtroppo confermate dal Living Planet Report 2022, che ha evidenziato il calo medio del 69% nell’abbondanza delle popolazioni di specie selvatiche monitorate in tutto il mondo tra il 1970 e il 2018. La lotta ai crimini di natura, che minacciano non solo la biodiversità ma anche la salute e lo sviluppo sostenibile, è sempre più attuale e urgente.
Le popolazioni di fauna selvatica sono calate del 69% in 50 anni
“Entro il 2050 i koala e gli orsi polari potrebbero scomparire per sempre; nel Sud-est asiatico oltre 12 milioni di trappole letali stanno decimando le tigri e le loro prede; in Italia l’orso bruno marsicano è in pericolo critico di estinzione e nel mondo si contano appena 2.000 individui di panda liberi in natura”, denuncia il WWF, che in occasione delle festività rilancia la sua campagna “A Natale mettici il cuore”.
I like sui social a foto e video degli animali che da sempre ammiriamo non bastano più a proteggerli dai rischi chiamati distruzione degli habitat, bracconaggio, commercio illegale, inquinamento e cambiamento climatico. L’organizzazione del panda invita a fare uno sforzo ulteriore per la difesa della biodiversità tramite lo strumento dell’adozione simbolica di una specie a rischio, semplicemente in digitale per ridurre ancora di più l’impatto ambientale, o con peluche per ricevere anche un certificato nominativo e la lettera di Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF. Per il terzo anno consecutivo Rds è la radio partner della campagna.
“Per invertire la perdita di natura e garantire un futuro più sicuro e sano per tutti è indispensabile dimezzare l’impronta globale di produzione e consumo entro il 2030. Abbiamo bisogno di trasformare radicalmente la nostra cultura e la nostra società”, afferma Luciano Di Tizio, presidente WWF Italia. Iniziamo mettendoci il cuore.
[Credits foto sito wwf.it]