Oggi 9 dicembre è la Giornata Internazionale per la Commemorazione e la Dignità delle Vittime di Genocidio e della Prevenzione di questo Crimine
Il genocidio è un crimine di diritto internazionale e la responsabilità primaria di prevenirlo e di fermarlo spetta allo Stato. Mentre i conflitti hanno molte cause diverse, il genocidio è basato sull’identità: esso si verifica, di solito, in società con diversi gruppi nazionali, razziali, etnici o religiosi bloccati in conflitti di identità. Oggi 9 dicembre è la Giornata Internazionale per la Commemorazione e la Dignità delle Vittime di Genocidio e della Prevenzione di questo Crimine.
Non sono unicamente le differenze di identità a generare conflitto, ma piuttosto l’implicazione di tali differenze in termini di accesso al potere e alla ricchezza, ai servizi e alle risorse, all’occupazione, alle opportunità di sviluppo, alla cittadinanza e al godimento dei diritti e delle libertà fondamentali. Queste differenze sono aggravate con le discriminazioni e l’incitamento all’odio e alla violenza.
I casi storici in cui è stato riconosciuto il crimine di genocidio a livello internazionale sono la guerra in Bosnia ed Erzegovina (1992-1995), il genocidio del Ruanda (1994), il genocidio cambogiano (1975-1979), così come l’Olocausto (1933-1945) e il genocidio armeno (1915-1916).
Giornata della Memoria delle Vittime della Guerra Chimica, a che punto siamo?
Oggi si celebra anche il 73º anniversario della Genocide Convention, la Convenzione celebrata nel 1948 che ha rappresentato il primo trattato sui diritti umani adottato dall’Assemblea Generale.
La Convenzione rappresenta l’impegno della comunità internazionale a non ripetere “mai più” gli errori del passato e fornisce la prima definizione giuridica di “genocidio”, ampiamente adottata a livello nazionale e internazionale. Stabilisce, inoltre, l’obbligo per gli Stati membri di prevenite e punire questo crimine.
L’articolo 2 definisce il genocidio come “qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”, tra cui: uccidere i membri del gruppo; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per determinarne la distruzione fisica in tutto o in parte; imporre misure volte a prevenire le nascite all’interno del gruppo e promuovere il trasferimento forzato dai bambini del gruppo a un altro gruppo.
L’ecocidio potrebbe diventare un crimine contro la pace per la Corte Penale Internazionale de L’Aia
La prevenzione è cruciale per frenare queste tendenze violente. Il passaggio critico, secondo le Nazioni Unite, consiste nell’identificare i fattori discriminatori che spiegano le disparità nel trattamento di una popolazione e cercare il modo per ridurli e, eventualmente, sradicarli.
Al Vertice Mondiale del 2005, gli Stati membri hanno convenuto che quando un Paese richieda assistenza per adempiere la sua responsabilità contro il genocidio, la comunità internazionale deve essere pronta ad assisterlo. L’intervento avviene soltanto quando la prevenzione fallisce, motivo per cui essa è alla base del principio della responsabilità.
Nessun Paese nel mondo ha condizioni perfette di “omogeneità”, quindi il genocidio è una vera sfida globale. Ben lungi dall’essere un problema del passato, esso è all’ordine del giorno e richiede che tutta la comunità internazionale stia in allerta. “È fondamentale che ci uniamo tutti per difendere i principi di uguaglianza e di dignità umana e per riparare le crepe e la polarizzazione, che sono così prevalenti nelle nostre società di oggi”, afferma il Segretario delle Nazioni Unite António Guterres.