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Disuguaglianza climatica, la crisi ambientale ha inasprito le disparità

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Disuguaglianza climatica, la crisi ambientale ha inasprito le disparità ultima modifica: 2021-03-01T07:00:57+01:00 da Gessica Giannese
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Il surriscaldamento globale nell’ultimo anno, complice anche la pandemia, ha portato ad una vera e propria disuguaglianza climatica; l’1% più ricco del Pianeta inquina più di 3 miliardi di poveri

Il mondo rischia uno scenario da disuguaglianza climatica, gli squilibri causati dal cambiamento del clima sono ricaduti principalmente sugli abitanti delle nazioni più povere, che di fatto sono anche le “meno inquinanti”.

«Per assurdo, le persone che vivono in uno stato di povertà sono responsabili solo di una piccola frazione delle emissioni globali, eppure dovranno sopportare il peso del cambiamento climatico e trovare le forze di proteggersi – ha dichiarato Philip Alston, relatore speciale dell’ONU per i diritti umani– Rischiamo uno scenario da “apartheid climatico” dove i benestanti potranno pagare per sfuggire al surriscaldamento, alla fame e ai conflitti, mentre il resto del mondo viene lasciato a soffrire».

Rapporto sulla disuguaglianza climatica in Europa

L’ultimo rapporto pubblicato da Oxfam sulla disuguaglianza da CO2 rivela come il 10% più ricco della popolazione europea inquini quanto la metà più povera, ossia oltre un quarto del totale.

Il rapporto si basa su una ricerca condotta in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute e riporta il livello delle emissioni prodotte per i diversi livello di reddito nel periodo compreso tra il 1990 e il 2015.  Negli ultimi 25 anni le emissioni complessive nell’Unione europea si sono ridotte del 12%, a fronte però di un disuguale livello di responsabilità nell’inquinamento prodotto.

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Grafico fonte: Confronting Carbon inequality, Oxfam 2020

La riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera a livello europeo ad oggi è operata in modo significativo solo dai cittadini che hanno un reddito medio o basso.

l’1% più ricco del Pianeta inquina più di 3 miliardi di poveri

  • Il 10% più ricco dei cittadini europei è responsabile da solo di oltre un quarto (il 27%) delle emissioni totali.
  • Il 40% degli europei con un reddito medio è responsabile del 46% delle emissioni, mentre l’1% più ricco di ben il 7%.
  • Dall’altro lato, la metà più povera degli europei (chi ha un reddito fino a 19.999 euro all’anno) ha ridotto le proprie emissioni di quasi un quarto (il 24%), mentre i cittadini a reddito medio del 13%.
  • Al contrario, il 10% più ricco degli europei ha aumentato le proprie emissioni del 3% e l’1% più ricco ha visto un aumento del 5%.

Secondo le stime del rapporto per contribuire a mantenere l’aumento del riscaldamento globale entro i 1,5° C, dovremmo ridurre del 30% le emissioni globali. Questo per non esaurire, entro il 2030, la quota di emissioni massima che possiamo permetterci di produrre.

Il Covid-19 aumenta la disuguaglianza, la denuncia di Oxfam

Nonostante tutto il mondo sia toccato dall’emergenza climatica, a pagarne il prezzo più alto oggi sono i più poveri e in futuro saranno le giovani generazioni. Lo stile di vita e di produzione di un’élite sta avendo un impatto devastante per il Pianeta. Per questo Oxfam ha espresso l’urgente appello per risanare le disuguaglianze maggiorando le tasse a quel consumo legato al lusso, che contribuisce all’aumento della CO2. Per poi destinarne il proveniente alle comunità più povere che necessitano di programmi di sostegno sociale, e verso le comunità che sono particolarmente vulnerabili a disastri naturali sempre più frequenti e gravi.

Bill Gates lascia Microsoft per combattere disuguaglianze e crisi climatica

Disuguaglianza e clima, due facce della stessa moneta

I nostri impatti sull’ambiente interagiscono direttamente con le disuguaglianze nelle società e di conseguenza con la prosperità di un paese. Anche per l’Onu è giunta l’ora di cambiare “il nostro concetto di progresso”. Nel suo ultimo Rapporto sullo sviluppo umano 2020, pubblicato lo scorso 15 dicembre, ha aggiunto un nuovo indice sperimentale per misurare lo sviluppo umano, che tiene conto proprio dell’impatto ambientale. I valori su cui si baserebbe l’indicatore d’impatto ambientale sarebbero due: le emissioni di CO2 e l’impronta materiale prodotti da un paese.

Secondo il nuovo indice, più basso è l’impatto ambientale prodotto, maggiore sarà lo sviluppo umano raggiunto.

Vogliamo lasciare un buon Pianeta, non solo una buona moneta

La pandemia globale ha esposto e aumentato le diseguaglianze di genere e le vulnerabilità già esistenti, ma ha anche messo in luce l’urgenza della crisi climatica e tutte le conseguenze irreversibili che si sta portando appresso. La crisi pandemica ci ha mostrato che un’azione massiccia da parte dei governi è possibile. Ma la salvaguardia del futuro del Pianeta, conciliata con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo. Quel tipo di approccio che speriamo possa adottare il nuovo Governo; e le ultime dichiarazioni programmatiche al Senato ci fanno ben sperare.

Ora l’Italia ha un ministero della Transizione ecologica

«Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente– dice Mario Draghi nel suo discorso per la fiducia in Parlamento, mettendo in relazione la crisi ambientale con l’emergenza sanitaria – Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così. Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili – conclude Draghi Dal dicembre scorso e fino alla fine del 2021, l’Italia esercita per la prima volta la Presidenza del G20, il programma che coinvolgerà l’intera compagine governativa, e che ruota intorno a tre pilastri: People, Planet, Prosperity. L’Italia avrà la responsabilità di guidare il Gruppo verso l’uscita dalla pandemia, e di rilanciare una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti. Si tratterà di ricostruire e di ricostruire meglio- Vogliamo lasciare un buon Pianeta, non solo una buona moneta».

Disuguaglianza climatica, la crisi ambientale ha inasprito le disparità ultima modifica: 2021-03-01T07:00:57+01:00 da Gessica Giannese

Nata a Torino e laureata in scienze della comunicazione. Ha lavorato per molti anni nelle web agency, specializzata in storytelling e content strategy. Affascinata dall’innovazione sociale, dall’emozioni umane, escursionista per passione, ama i Peanuts, il bianco della neve e camminare in montagna con Ugo, il suo beagle. Crede nella possibile armonia tra uomo e natura e nella capacità dell’essere umano di invertire la propria rotta prima che sia troppo tardi. L’ambiente è la sua casa da sempre e la sua ispirazione per il futuro

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