Marcher sur l’eau – La battaglia per l’acqua vince a CinemAmbiente

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Marcher sur l’eau – La battaglia per l’acqua vince a CinemAmbiente ultima modifica: 2021-10-14T07:05:57+02:00 da Emanuel Trotto
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Marcher sur l’eau è il film vincitore di CinemAmbiente 2021 che racconta  la battaglia di un villaggio del Niger per l’accesso all’acqua potabile

Recentemente al cinema si è tornato a parlare di deserti. Questo interesse è coinciso con l’uscita del film Dune di Denis Villeneuve ispirato al primo romanzo del ciclo di Frank P. Herbert. Le vicende ambientate sul pianeta deserto Arrakis in cui vive il fiero popolo dei Fremen, ci riporta a vedere e capire qual è il vero potere di un ambiente come il deserto. Il suo potere non è il calore o la sabbia, bensì sono coloro che lo popolano e quello che sta al di sotto della sua superficie. Perché un deserto, prima di essere tale era florido e ricco di vita e vegetazione. Ma, soprattutto, ricco di acqua. Acqua che col tempo non ha fatto altro che fluire sempre più in basso, per sfuggire a una temperatura superficiale che è cresciuta nel corso di milioni di anni.

In un saggio pubblicato come prefazione Frank Hebert, descriveva in un convegno come è nato il mondo di Dune. Esso è partito dalla sabbia, dal deserto, dall’aridità. Da qui è partito uno studio approfondito sui territori aridi in generale. Lo studio di ogni singolo meandro e segreto. Fino ad arrivare alle popolazioni umane dei territori aridi. Come esse sanno gestire saggiamente le poche risorse che vengono loro offerte. E avere di conseguenza la possibilità di creare mezzi di sussistenza e, perciò, di sopravvivenza. Da qui all’epica del popolo Fremen della saga letteraria il passo è breve. In quanto essi sono i veri protagonisti del racconto, nei quali Herbert concentra tutto il suo interesse e simpatie.

Il romanzo di Herbert ha sempre avuto un interesse costante. Ma, in periodi recenti, in cui il riscaldamento globale causa un elevato tasso di desertificazione, si trovano pericolose somiglianze fra quelle pagine fittizie e la realtà che si sta evolvendo sotto i nostri occhi.

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In particolare quando guardiamo film come Marcher sur l’eau di Aïssa Maïga presentato nel Concorso Documentari del Festival CinemAmbiente 24 certe lontane suggestioni tornano alla mente. Vediamo la forza di un popolo che cerca di non arrendersi a una realtà sempre più ostile. Realtà che porta, spesso e volentieri, alla emigrazione dei più giovani. Siamo nel nord del Niger, nel villaggio di Tatiste. Si tratta di una delle zone più colpite dal riscaldamento globale. Una delle regioni in cui è più difficile avere accesso all’acqua potabile, nonostante il sottosuolo possieda una falda acquifera della vastità di diversi km². Il problema è che la popolazione non è cosciente di camminare letteralmente sull’acqua. Da qui il significato del titolo.

Marcher sur l’eau
La difficoltosa raccolta dell’acqua nei pozzi del deserto in Niger.

Marcher sur l’eau si è aggiudicato il Premio Internazionale Asja Energy per il Miglior Documentario. La giuria  composta dal biologo marino Roberto Danovaro; dalla studiosa di ecocinema Elèna Past; dal regista Juliano Ribeiro Salgado; dal presidente dell’ONG Helsinki Foundation for Human Rights, Maciej Nowicki; e l’autore e regista Daniele Segre. Il premio è stato assegnato con la seguente motivazione: «Il film affronta un problema che riguarda tutti noi e le nostre responsabilità verso il Pianeta. Un esempio di cinema della realtà che focalizza il suo messaggio sulle conseguenze più gravi dei cambiamenti climatici in aree del mondo diverse dalle nostre, inducendo nello spettatore un senso di urgenza ad agire. Sono immagini che coinvolgono profondamente lo spettatore e lo mettono a confronto diretto con il tema della giustizia climatica».

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Il film apparentemente sembra il classico documentario. Ma la forma documentaristica, man mano che la narrazione procede, si sfalda e si integra con una storia quasi di finzione. I fatti raccontati e le persone protagoniste sono assolutamente reali. Il film, più che un documentario di denuncia è un racconto umano. È la storia di Houlaye, una quattordicenne di Tatiste che giocoforza deve crescere.

Nel suo villaggio l’acqua scarseggia per la maggior parte dell’anno. L’unico modo di procurarsela è quella di macinare decine di chilometri a piedi per raccoglierla dei pozzi disseminati nel deserto. Una mansione svolta principalmente da donne e ragazze. Nel frattempo gli uomini sono occupati nell’allevamento del bestiame. Essi sono la loro principale fonte di reddito assieme a dei lavori saltuari che gli adulti vanno a svolgere con regolarità nelle città.

Marcher sur l’eau
Una scena tratta da Marcher sur l’eau

Houlaye è costretta a dover abbandonare la scuola. La madre deve tornare in città per lavorare. Il padre si è allontanato in cerca pascoli più verdi e non farà ritorno prima della stagione delle piogge. Come tanti altri genitori all’interno del villaggio. Così Houlaye deve fare le veci alla madre con i fratelli e le sorelle più piccole. Col tempo tutti i ragazzi, piccoli e grandi, fanno una comunità a sé. Nella quale si alternano le lezioni a scuola con il gioco e con le mansioni domestiche. Come, per l’appunto, andare a prendere l’acqua.

Marcher sur l’eau
Una scena tratta da Marcher sur l’eau

Houlaye cerca di essere adulta in una realtà che fa crescere anzitempo i suoi membri. Tuttavia non smette di sognare la madre: al tempo recente passato assieme, agli abbracci di quando era piccola. Una sensazione che ritrova ripetuta negli abbracci ai suoi fratelli. Grazie a questo riesce a sentirsi più vicina. La notte, all’aperto, Houlaye fissa il cielo nella speranza che tutto si sistemi. Tornando a una serenità troppo lontana nel tempo perché se la possa ricordare. Ma che ha sempre desiderato inconsciamente.

Una serenità ricercata nell’attesa. L’attesa che il Dipartimento delle Acque e dell’Igiene del Niger, approvi la richiesta mossa dagli abitanti, di un pozzo trivellato da installare nel villaggio. Una soluzione che risolverebbe molte delle problematiche interne alla comunità. Prima fra tutti eliminerebbe la necessità dei lunghi viaggi. E, di conseguenza, darebbe la possibilità di  frequentare con costanza la scuola ai figli. Quest’ultima è il loro solo appiglio verso un futuro più normalizzato. Il maestro insegna sia ai bambini che agli adulti il valore della propria terra e del mondo che la circonda. Diviene la coscienza attiva di Tatiste, nella quale tutti, compreso il capo villaggio, concentrano le proprie speranze per il futuro.

Egli è la personificazione del concetto che è divenuto una delle linee guida principali di CinemAmbiente24. Ossia che con la conoscenza e la comprensione è possibile nutrire delle concrete speranze per l’avvenire. Unite al fattore umano forte della collettività.

Marcher sur l’eau – La battaglia per l’acqua vince a CinemAmbiente ultima modifica: 2021-10-14T07:05:57+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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