Oggi 17 giugno si celebra la Giornata per la lotta alla Desertificazione e alla Siccità, quest’anno focalizzata sul ripristino dei terreni degradati
Trasformare i terreni degradati in terreni sani. Questo è lo scopo principale della Giornata per la lotta alla Desertificazione e alla Siccità 2021 che si celebra oggi 17 giugno. Una ricorrenza indetta nel 1995 dalle Nazioni Unite per cercare di aumentare la consapevolezza sulle condizioni del suolo e il bisogno di garantirne la protezione.
Al contrario di quello che si pensa, il concetto di desertificazione non si riferisce all’espansione dei deserti esistenti. Si tratta del degrado del suolo nelle aree aride, semiaride e subumide secche, principalmente a causa delle attività umane e delle variazioni climatiche. Questo succede perché gli ecosistemi di queste zone aride sono estremamente vulnerabili allo sfruttamento eccessivo o all’uso inappropriato del suolo.
Alcune delle pratiche che producono la deforestazione sono la coltivazione intensiva, la deforestazione o la gestione non coordinata delle risorse. Gli effetti sono diversi: la riduzione della produttività della terra, un aumento della povertà e anche una maggiore instabilità politica.
Ripristinare i terreni degradati può portare alla resilienza economica e, di conseguenza, a molti altri elementi positivi, come la creazione di posti di lavoro, l’aumento dei redditi e il mantenimento della sicurezza alimentare. Le conseguenze per l’ambiente sono anche notevoli, aiutando a recuperare la biodiversità e rallentando il cambiamento climatico.
Quasi tre quarti della terra libera dai ghiacci sono stati modificati dagli umani per soddisfare le loro necessità sempre crescenti di cibo, materie prime e costruzioni. Evitare e invertire questa tendenza è un compito urgente per garantire la sopravvivenza a lungo termine del pianeta. Per farlo c’è già l’impegno di oltre 100 paesi, che cercano in concreto il ripristino di quasi 1 miliardo di ettari nel prossimo decennio, un’area grande quanto la Cina.
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Desertificazione e COVID-19
Il degrado della terra non solo porta a una minore produttività, ma anche all’aumento delle emissioni di gas serra e alla riduzione della biodiversità. Questo vuol dire che ci sono meno spazi selvaggi per tamponare le zoonosi, ovvero le malattie che possono essere trasmesse dall’animale all’uomo, come il COVID-19.
Soprattutto dopo la pandemia, bisogna imparare a trattare la terra come quello che è: un capitale naturale, limitato e prezioso. Dare priorità alla sua conservazione è imprescindibile per garantire la sua qualità e la sua abbondanza in futuro, un obiettivo in linea con il Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino dell’Ecosistema (2021-2030).
