Costa Brava film presentato nella sezione Orizzonti Extra di Venezia78 che racconta la crisi dei rifiuti del Libano attraverso una vicenda familiare.
Il Libano ha un costante problema con i rifiuti. Si devono ricercare le sue origini nel corso della Guerra Civile (1975 – 1991) quando varie agenzie governative hanno cominciato a scaricare rifiuti nei pressi di Bourj Hammoud. Si trattava di zona densamente popolata soprattutto da operai, armeni e rifugiati vari. Lo scarico dei rifiuti è continuato anche dopo la guerra, con i cumuli che arrivavano fino alla riva del mare. Bourj Hammoud è divenuta così una discarica ufficiale con numeri che arrivano a 3000 tonnellate di spazzatura giornaliera.
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Nel corso di pochi anni, nel 1997, la discarica ha superato di gran lunga la sua capacità, divenendo un autentico pericolo per la salute ambientale e pubblica. Sia per via delle esalazioni velenose, sia per gli incendi incontrollati della zona, di natura abusiva. Non solo raccoglieva i rifiuti provenienti da tutta la regione, ma anche lo ciò che proveniva dalla città di Matn e dai sobborghi della capitale, Beirut. Per questo motivo ne era prevista la chiusura, dislocando i rifiuti in due nuovi centri di trattamento a Karantina e Amroussieh. Chiusura che era stata rimandata e che ha portato a scioperi e manifestazioni da parte di una popolazione esausta.
Da allora la situazione non ha fatto altro che peggiorare. Il collasso è arrivato poi nel 2015. È in quell’anno che si è formato il movimento “You Stink” (“Voi Puzzate”), nato in segno di protesta contro la crisi dei rifiuti. Esso accusa il Governo di non essere in grado di gestire lo smaltimento. Una reticenza causata soprattutto da un apparato governativo corrotto interessato a fare solo i propri interessi o quelli di compagnie straniere. Il movimento aveva occupato il Ministero dell’Ambiente il 1° settembre di quell’anno. Azione che il Governo aveva risolto con la forza.
Nello stesso anno sono nate tutta una serie di realtà indipendenti che cercano di riempire i numerosi vuoti che il Governo ha lasciato sulla questione rifiuti. Fra di esse si potrebbe citare Recycle Beirut che si occupa della raccolta differenziata e del riciclo tramite una sottoscrizione su internet da parte di chi è interessato. Si tratta di una delle tante azioni che la popolazione ha deciso di portare avanti per cercare di arrivare a una soglia di tollerabilità che è ben lontana dall’esserci. Ancora oggi.
Questo è il contesto sociale e politico nel quale è inserito il film Costa Brava di Mounia Akl, presentato nella sezione Orizzonti Extra alla 78 Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. Si tratta di una nuova sezione della Mostra: un nuovo premio sponsorizzato da Armani Beauty. In questa sezione sono raccolte opere rivolte alle nuove tendenze del cinema mondiale senza vincoli di genere, durata o destinazione.
Costa Brava è anche il nome di una discarica nella periferia sud di Beirut, aperta nel 2018. di cui tratta il film. che si incentra sull’apertura di un nuovo “centro di smaltimento” in una zona collinare. Zona nella quale ha deciso di rifugiarsi la famiglia Badri. Il trasferimento per loro è stata una decisione presa per sfuggire, dopo anni di militanza, all’inquinamento tossico della capitale. Ciò aveva portato quasi alla morte della figlia maggiore Tala. Essi vivono in una casa di campagna. Vivono con quello che produce il proprio orto, il frutteto e il proprio pollaio. Sono circondati da un bosco di cedri. Sono apparentemente felici.
Apparentemente perché dal porto, attraversando una Beirut devastata, una statua del Presidente viene portata verso la campagna. Su questo trasporto scorrono i titoli di testa. Questo dice già molto. Nel film il cuore di un grande problema verrà raccontato attraverso una storia piccola.
Ecco che l’arrivo degli “estranei” (così li chiama Rim, la figlia più piccola) causa una vera e propria reazione a catena. Non solo l’ambiente attorno alla casa diventa sempre più invivibile. Le piante del frutteto hanno le foglie che ingialliscono, l’acqua inizia a scorrere rossa e i camion iniziano a scaricare sempre più vicino al cancello di casa.
Ma è anche quello che succede dentro la casa ad essere sempre più invivibile. Il rapporto fra il capofamiglia Walid e la moglie Souraya si incrinano. Lei era una cantautrice impegnata di discreto successo. Per il bene della famiglia è stata solidale col marito nell’abbandonare Beirut. A rinunciare alla sua vita, alla sua carriera e anche al suo attivismo. Lui, man mano che passa il tempo, diventa sempre più ostico e risoluto nei suoi intenti. Freme in attesa di un errore da parte dei responsabili della discarica per intentare causa. Resta inamovibile anche quando viene tolta loro l’elettricità.
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Nel corso del film egli si deve confrontare anche con la solitudine che una decisione simile comporta, soprattutto se sono coinvolte altre persone che subiscono questo trattamento. Pian piano il film passa da essere un dramma familiare a qualcosa di più: a un Libano utopico che cerca di trovare in una soluzione drastica la sola soluzione possibile. Lottare o nascondersi è la divisione che accompagna tutto il film. Il titolo internazionale del film è Costa Brava, Lebanon non a caso.