I am Greta – A Venezia77 il documentario che racconta la ragazza e l’attivista

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I am Greta – A Venezia77 il documentario che racconta la ragazza e l’attivista ultima modifica: 2020-09-06T08:00:39+02:00 da Emanuel Trotto
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I am Greta, presentato al Lido il docufilm che racconta la giovane attivista per il clima che ha spronato il mondo

I am Greta di Nathan Grossman presentato Fuori Concorso al 77° Festival del Cinema di Venezia racconta la storia dell’adolescente attivista per il clima.

Chi è Greta Thunberg? Chi è la creatrice di Fridays for Future? Chi è la giovane svedese che da due anni combatte per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico? Che è riuscita, a partire da una semplice protesta a poter parlare ai potenti del mondo? A far scoppiare la scintilla che può portare al vero cambiamento.

Quella sedicenne che ha fatto svegliare intere generazioni (la sua ma anche la nostra). Attirandosi, odio, ammirazione, coinvolgimento e discriminazione. Armata di una determinazione che si è ritenuta perduta per chi avesse meno di trent’anni. Personalmente, dall’alto dei miei trentun anni Greta mi ha colpito e mi ha fatto sentire piccolo. Proprio per quanto ho appena detto. Fin da quando la si vide per la prima volta nella sua foto più iconica. Con quella faccia corrucciata avvolta nell’impermeabile giallo. Non è solo il broncio di una adolescente. C’era la forza in quello sguardo.

Greta Thunberg in posa con il cartello che è il suo simbolo e il suo motto
Greta Thunberg in posa con il cartello che è il suo simbolo e il suo motto “Sciopero della scuola per il clima”

Anche il più miope, vedendo quella foto, avrebbe capito che è lo sguardo di qualcuno che non si ferma. E non lo fermi. E non si è fermata mai, Greta. Da quel 9 settembre 2018 in cui ha deciso di non andare più a scuola. Di mettersi di fronte al parlamento dell’algida Svezia. A restarci ogni giorno, fino alle elezioni. Tutti i giorni con lo slogan «Sciopero scolastico per il clima».  Perché il suo Paese si allinei all’Accordo di Parigi sul clima. Perché la Svezia per le eccessive emissioni di anidride carbonica stava bruciando. Letteralmente.

Molecole, in preapertura al Lido, la Venezia di ieri e di oggi fra quarantena e memorie

Quell’estate del 2018 delle eccezionali ondate di calore hanno provocato incendi boschivi mai visti prima di allora. Dall’altra i poli si stavano (e si stanno) sciogliendo, lasciando gli orsi polari orfani del loro habitat. Il sorriso è sparito. Greta è caduta in depressione. Non ha più parlato con nessuno per mesi. Come hanno osato? Come hanno osato rubare il futuro di una generazione? A cedere ai giovani un mondo che è al limite del collasso? E poi è arrivato quello sguardo.

Il documentario Greta (I am Greta) di Nathan Grossman presentato Fuori Concorso alla 77 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, indaga cosa c’è dietro a quello sguardo. E quanto i giornali hanno raccontato. Mostra i retroscena della sua protesta e dei suoi interventi più famosi. Il film è commissionato da Hulu e sarà distribuito nelle sale italiane da Koch Media a novembre. Si segue Greta fin dall’inizio. Quando, una ragazzina come un’altra con il cappottino e lo zainetto in spalla, si siede su un marciapiede. Fra gli sguardi di passanti che disapprovano. Alcuni si avvicinano per rimproverarla. Dovrebbe essere a scuola, in teoria.

Greta sullo yacht
Greta sullo yacht “Malizia II” nella scena iniziale del film

Si porta dietro il cartello che diventerà un simbolo e dal quale non si separerà mai. Da una parte il cartello e davanti a lei una pila di fogli tenuti fermi da un sasso in cui ha raccolto le testimonianze di scienziati. In cui il falso ottimismo consumista propinato dalle istituzioni si regge su di un’incoerenza. Le istituzioni ci fanno credere che non esiste una sola Terra ma tante Terre da sfruttare. Un pianeta, come dice lei, che viene visto «come un pacchetto di caramelle» dalla quale puoi continuare a prendere.

Il regista la inquadra con primissimi piani. Cerca di indagare quel volto. Le micro-espressioni, quelle che dicono tanto. Anche solo con un’occhiata. La determinazione, ma anche la debolezza di una ragazza dovuta alla sindrome di Asperger, una forma di autismo che limita le interazioni sociali. Ma che permette, come contraltare, un’alta capacità di concentrarsi ed esprimersi. Di essere meticolosa fino al parossismo. Infatti Greta, tutti i discorsi che ha pronunciato li ha scritti tutti di suo pugno. Prendendosi anche la preoccupazione di tradurli in inglese o in francese per essere il più comprensibile possibile.

Grossman parte da quel 9 settembre e arriva fino al discorso all’ONU il 23 settembre 2019. Dopo aver attraversato l’Atlantico a bordo dello yacht a vela ‘Malizia II’, provvisto di pannelli solari e turbine subacquee. Dalla traversata atlantica carbon neutral ripercorriamo la sua storia attraverso i suoi diari. Prima messi per iscritto e poi registrati per evitare il mal di mare. È proprio da quelle parole che capiamo che l’Asperger, da tutti ritenuta una debolezza (e, per alcuni, motivo sufficiente per insultarla) è la sua vera forza. Lei stessa lo definisce un superpotere.

Le tribù contro Greta Thunberg, identikit dei suoi detrattori

Capiamo che dietro il suo viso così severo c’è anche una ragazzina che sa essere solare. La sorprendiamo mentre ride fino a restare senza fiato guardando l’espressione buffa che fa suo padre Svante nelle foto con Papa Francesco. Oppure che spazzola con tenerezza uno dei suoi due cani. Chiede di loro come prima cosa quando videochiama la madre.

Si esplora il rapporto con il padre Svante. Attore, produttore e manager, noto in Svezia per la serie televisiva Skärgårsdsdoktorn in onda dal 1997 al 2000. Ma non solo. È la spalla di Greta, il suo miglior amico. La sua guida nel corso delle sue attività. È lui che la accompagna sempre, si prende cura di lei. La rassicura e la rimprovera quando serve. L’aiuta a capire quando la dedizione non basta per stare in piedi. Bisogna anche mangiare. Anche solo una banana. Altrimenti la manifestazione a Bruxelles la faranno senza di lei.

Il regista Nathan Grossman presenta il film assieme alla produttrice Cecilia Nassen e Frederik Heinig
Il regista di I am Greta Nathan Grossman presenta il film assieme ai produttori, ha seguito la ragazza per oltre un anno per realizzare la pellicola

Sentiamo anche la sua voce. Di un padre che ha compreso. Che quello che sta facendo Greta la sta aiutando. Come persona come interagire con gli altri, a rilassare i rapporti familiari. La aiuta con gioia perché sa che è quello di cui sua figlia ha bisogno. Una ragione di vita, qualcosa che la faccia uscire dal suo guscio.

Il film sinceramente colpisce emotivamente. Fa’ ragionare su noi stessi e sulle nostre priorità. Che il mondo non deve essere necessariamente visto in bianco o in nero. Perlomeno nella sua interezza. Le possibilità che il nero possa diventare bianco sono concrete. Andando sempre avanti con costanza. Soprattutto con le cose che stanno realmente a cuore. E, nel caso del cambiamento climatico, deve stare nel cuore a tutti. Lei non propone delle soluzioni. Greta ci dice che possiamo farcela. Che abbiamo i mezzi e le capacità perché tutto possa cambiare. Come la possibilità di sfruttare la macchina elettrica come fa’ la sua famiglia. Le soluzioni le abbiamo. Dobbiamo solo guardarci dentro per capirlo.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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