Sonorità moderne e testi arguti sono gli ingredienti del successo degli Eugenio in Via Di Gioia, band rivelazione dell’ultimo anno musicale, anche grazie alla partecipazione alla categoria Giovani del Festival di Sanremo 2020, con il brano Tsunami.
Prima di calcare il palco dell’Ariston, però, gli Eugenio in Via Di Gioia hanno suonato in lungo e in largo, macinando gavetta e formando una solida e affascinante identità artistica. Il progetto musicale del gruppo torinese si intreccia sin dalla nascita con la vivida coscienza ambientalista dei suoi componenti, studenti di ecodesign abituati ad avere un occhio puntato sulla sostenibilità.
Oggi è sempre più raro trovare giovani cantautori pronti ad affrontare i palchi importanti e il mercato musicale cantando dell’attualità e delle sue problematiche. Gli Eugenio in Via Di Gioia si sono invece presentati al grande pubblico sanremese con un brano che, facendosi forte di una melodia accattivante, non manca di raccontare metaforicamente un problema di portata globale, qual è il cambiamento climatico.
“Guarda lo tsunami che travolge la città, mentre tutto affonda qui si balla, qui si balla”. In un’apparente atmosfera rilassata, ciò che viene denunciato è il disinteresse di fronte ad un’emergenza imminente dalle conseguenze inevitabili e disastrose.
Sono tante le canzoni degli Eugenio in Via Di Gioia pronte a farci riflettere e a stuzzicare nel pubblico una maggiore consapevolezza nei confronti del tema ecologico. Risale al 2017 il brano La punta dell’Iceberg, che immagina le condizioni del nostro pianeta nel 2050, tra scarsità delle risorse ed estinzione delle specie, tra pandemie e global warming.
“Nel 2050 saremo tutti vegani, i più fortunati potranno mangiare gli insetti. Sì, perché nel 2050 saremo tantissimi”, dice il testo. “Quasi tutti i ghiacciai dei poli ai confini del mondo saranno sciolti. Nel 2050 non esisteranno più le Maldive. Poco importa, andremo in Sardegna a festeggiare le vacanze estive. Sommersa l’Olanda, scomparsa Venezia”.
Giocando con le parole, la canzone si chiude con un’immagine di forte impatto. La punta dell’iceberg, che sta ad indicare la minima parte di un problema molto più grande che si finge di non vedere, è anche tutto ciò che è rimasto dopo lo scioglimento dei ghiacci. “La testa che spicca fuori dall’acqua non vede il proprio corpo sommerso. È la punta dell’iceberg, l’iceberg intero. Il resto è andato sommerso”.
Degno di nota anche il videoclip del brano, ricco di simbolismi, come un cubo di Rubik con tutte le caselle bianche, a significare una situazione impossibile da risolvere.
Non solo i testi delle loro bellissime canzoni, ma anche le iniziative degli Eugenio in Via Di Gioia sono un esempio dell’impegno attivo degli artisti in difesa dell’ambiente. Che sia un concerto ad impatto zero o un packaging in carta compostabile, l’idea è sempre quella di muoversi nel modo più sostenibile possibile.
Le ultime iniziative in questo senso sono la partecipazione in qualità di testimonial della campagna per la Mobilità Dolce a Torino, per incentivare l’uso dei mezzi pubblici in sicurezza nonostante l’emergenza Covid-19.
A Lettera al prossimo, brano contenuto nel loro ultimo album, intitolato non a caso Natura Viva, è legato invece un importante progetto di rimboscamento, all’indomani della tragedia causata nel 2018 dalla Tempesta Vaia, nel Nordest italiano. Grazie ad una campagna di crowfunding online, infatti, la band ha permesso ai propri fan di approfondire le tematiche ambientali, ma soprattutto di partecipare ad azioni virtuose come la piantumazione della foresta degli Eugenio in Via Di Gioia.
“Giurami che veglierai con me, sennò poi domani saranno guai“, recita il testo della canzone, in riferimento ad un pianeta su cui ci illudiamo “di essere arrivati per primi“. Un testamento ecologico di profonda saggezza che incarna i valori nobili di una band talentuosa che avrà molto da dire nel futuro della musica italiana.
