È online il web-documentario “Vo!ces from the East”, reportage dedicato all’ emergenza climatica nei Balcani, un territorio che è il primo banco di prova per il continente europeo.
L’ emergenza climatica nei Balcani è un tema sempre più attuale, anche se spesso si trova ancora in fondo alle agende politiche di molti Paesi, nei quali il collasso delle economie post-comuniste ha dato vita a forti disagi a livello occupazionale e sociale.
La penisola balcanica, però, è una delle regioni in Europa più esposte agli effetti della crisi climatica, che rischia di stravolgere territori già spesso provati sotto molti punti di vista.
Come ha dichiarato il climatologo serbo Vladimir Djurdjević, ricercatore dell’Università di Belgrado, «nei Balcani occidentali abbiamo siccità, alluvioni, ondate di calore, incendi: ormai anche la gente normale si rende conto di cosa sta accadendo».
Ma le risposte, dalla Politica innanzitutto, tardano a venire.
Emergenza climatica nei Balcani, il reportage Vo!ces from the East
Un reportage crossmediale -durato alcuni mesi, con diverse missioni in Bosnia, Croazia, Albania, Kosovo e Serbia– ha voluto indagare diversi aspetti di questa ampia tematica, raccogliendo voci, testimonianze e idee da Oltrecortina, per presentarle al pubblico italiano.
Lo hanno realizzato sul campo i giornalisti Marco Carlone e Francesco Rasero, affiancati nel lavoro di documentazione da Eleonora Anello e dalla redazione di eHabitat, per conto di CinemAmbiente, il festival internazionale di cinema ambientale di Torino, nell’ambito del progetto europeo Frame Voice Report! coordinato dal Consorzio delle Ong Piemontesi.
Il lavoro di documentazione ha voluto indagare cause, effetti e alcune azioni e strategie di contrasto o adattamento in atto oggi nei Balcani, dando voce a chi si occupa in prima persona della questione, ogni giorno, sul campo.
I risultati sono ora online su un sito interattivo, con video-interviste, approfondimenti e rimandi agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
È anche possibile sottoscrivere il proprio impegno personale, sottoscrivendo in particolare tre dei “goal” indicati dalle Nazioni Unite.
L’impostazione grafica è stata curata dal grafico e designer Dario Bovero: «L’idea della mappa vuole essere un ingresso più accattivante rispetto a una home page più tradizionale -dichiara- Credo che il reportage così strutturato, cioè con un mix di immagini, filmati e testi della giusta lunghezza, renda piacevole e scorrevole la lettura anche di temi non banali e complessi come questi».
Pulitzer 2020, premiata un’indagine del Washington Post sui cambiamenti climatici
Emergenza climatica nei Balcani: combustibili fossili e CO2
Il lavoro non poteva che partire dalle maxi-centrali a carbone che caratterizzano, in particolare, l’area continentale dell’ex Jugoslavia e che rappresentano la principale fonte di inquinamento a livello europeo, stando al rapporto 2019 della campagna “Europe Beyond Coal”.
«16 centrali termoelettriche nei Balcani occidentali inquinano più delle 250 centrali a carbone dell’Unione Europea», sostiene nel reportage Denis Zisko, project manager del Centro per l’ecologia e l’energia di Tuzla, la terza città della Bosnia.
Nelle realtà come la sua, ogni inverno segna l’inizio di un periodo in cui il cielo si fa grigio e l’aria diventa irrespirabile, con livelli di inquinamento superiori di 6,5 volte gli standard di benessere consigliati dall’OMS.
Oltre ai danni diretti alla salute e all’ambiente -con intere aree naturali “sacrificate” al ciclo produttivo dell’energia da carbone- i combustibili fossili sono la prima causa di emissione di CO2 in atmosfera e, di conseguenza, dell’effetto serra che causa il cambiamento climatico.
Eppure, in gran parte dei Balcani, il cosiddetto “oro nero” rappresenta la principale fonte per produrre elettricità, nonché un settore chiave dell’economia nazionale.
Emergenza climatica nei Balcani: alluvioni sempre più devastanti
Mentre i vari Stati indugiano nella ricerca di piani energetici alternativi per il futuro, le Comunità locali si trovano a pagare in prima persona i danni di eventi meteorologici sempre più intensi, causati dall’emergenza climatica nei Balcani.
Nel 2014 su Bosnia, Croazia e Serbia si è abbattuta la più grande alluvione mai registrata nella penisola. Un vero disastro, che ha colpito più di due milioni e mezzo di persone ed è costato più dei danni provocati dalle guerre jugoslave degli anni Novanta.
E, sovrapponendo le mappe delle zone alluvionate nell’ultimo decennio nei Balcani con quelle più colpite dall’emigrazione, emerge una sorprendente correlazione.
«Come definire queste persone se non migranti climatici?», si chiede retoricamente Mirza Kušljugić, ex ambasciatore di Bosnia alle Nazioni Unite.
«Barricate così non si sono viste neanche quando ci si sparava da una sponda all’altra del fiume, che fa da confine Croazia e Bosnia», conferma Daniel Pavlić, direttore dello Smaragdni Eco Film Festival, festival cinematografico transfrontaliero che si svolge sulle rive del fiume Una. Alle sue spalle ci sono trincee, alte diversi metri e realizzate con migliaia di sacchi di sabbia, che gli abitanti del villaggio di Hrvatska Kostajnica hanno dovuto erigere per difendersi dalle piene. «Oggi i cambiamenti climatici sono la vera minaccia, il nemico da combattere».
Emergenza climatica nei Balcani, cambiano gli habitat naturali
Biljana Basarin, geografa dell’Università di Novi Sad, spiega agli autori del reportage i cambiamenti da lei registrati negli ultimi anni: «C’è stata una crescita dei periodi di siccità, spesso intervallati da tempeste di vento e flash flood dagli esiti distruttivi -dettaglia- Anche se il totale di precipitazioni annuale è rimasto pressoché invariato, a cambiare è stata la loro distribuzione. E questo ha forti conseguenze sulle aree a vocazione agricola, oltre a minacciare la biodiversità, a partire da quella faunistica, per il repentino cambio degli habitat naturali».
Anche gli esseri umani risentono della situazione, con ondate di calore sempre più forti, sulle quali i ricercatori delle Università locali stanno indagando, trovando correlazioni tra aumento delle temperature e crescita della mortalità.
E il fenomeno non interessa solo l’atmosfera: anche l’acqua del Danubio –il più grande fiume della regione– sta registrando un preoccupante aumento dei valori medi. Centinaia di laghi, in tutta l’area centrale dei Balcani, sono scomparsi, prosciugati per sempre. «Una situazione mai vissuta prima, neanche dai più anziani».
Emergenza climatica nei Balcani: erosione costale in Albania
Gli effetti del climate change raccontati da “Vo!ces from the East” non toccano solo i paesi dell’Ex Jugoslavia.
In Albania, ad esempio, i rischi provengono sempre dall’acqua, ma questa volta si tratta di acqua salata. «In alcune aree è possibile vedere ad occhio nudo questo fenomeno -dichiara Endri Haxhiraj, ricercatore dell’Istituto per le politiche ambientali di Tirana- Nel territorio di Shëngjin le acque sono avanzate talmente tanto da aver sommerso i bunker costruiti a difesa delle coste durante il periodo comunista».
Nella stessa località, l’acqua di mare ha completamente invaso un’ampia zona lagunare, alterando completamente l’ecosistema e sterminando la popolazione faunistica d’acqua dolce.
Quel mare, non va dimenticato, è l’Adriatico, specchio d’acqua che la penisola balcanica ha in comune con l’Italia, le cui coste a volte distano meno di 100 chilometri da quelle descritte nel reportage.
I festival ambientali e l’emergenza climatica nei Balcani
Nonostante la citata difficoltà generale nel far emergere i temi ambientali e dell’emergenza climatica all’attenzione dell’opinione pubblica, l’area balcanica nell’ultimo decennio ha visto la nascita di diversi festival cinematografici indipendenti a tema ambientale.
Dopo aver inizialmente rappresentato un’avanguardia, essi rappresentano oggi veri e propri presidi eco-culturali. E giocano un fondamentale ruolo di sensibilizzazione sul proprio territorio, proponendo soluzioni pratiche di contrasto o adattamento al cambiamento climatico.
Dal delta del Danubio in Romania, dove ogni anno si svolge il festival Pelicam, fino ai minareti di Prizren, in Kosovo, è nato un network che diffonde esempi e buone pratiche su pellicola e nei cinematografi.
Così, mentre gli organizzatori dello Smaragdni vanno in bicicletta tra Croazia e Bosnia portandosi dietro schermo e proiettore per mostrare film e cartoni animati a tema ambientale nei villaggi bagnati dal fiume Una, a Belgrado il GreenFest organizza eventi e mercati a tema zero waste, per mostrare a tutti che è possibile una vita con meno rifiuti, e fa ricerche sul food waste, da divulgare innanzitutto nelle scuole.
In Kosovo, infine, è il più importante festival nazionale a tingersi sempre più di verde. Da anni, infatti, il DokuFest di Prizren (principale appuntamento dedicato al Cinema di tutti i Balcani, insieme a Sarajevo) prevede una sezione “green”. Da quest’anno, inoltre, è attivo il progetto del “cinema solare”, per poter proiettare in giro per il Paese senza bisogno di allacciarsi alla rete elettrica.
[Cover Image: la centrale a carbone di Tuzla, in Bosnia – Foto di Francesco Rasero/FVR!]