Come allargare il nostro sguardo sull’inquinamento atmosferico nel mondo, senza doverci mettere ad analizzare serie infinte di dati? Alcune mappe interattive e infografiche ci possono venire in aiuto.
L’idea è venuta, già diversi anni fa, alla Berkeley Earth, centro di ricerca scientifico indipendente degli Stati Uniti impegnato a dimostrare con i numeri l’effettiva presenza dei cambiamenti climatici, che ha iniziato a usare mappe dinamiche per rappresentare lo stato dell’aria nel mondo.
Recentemente, però, il New York Times ha deciso di mettere in forma ancora più divulgativa i dati, creando una pagina sul proprio sito web che permette di interagire con essi attraverso infografiche, mappe, video e diagrammi che comparano la qualità dell’aria della città di provenienza dell’utente con quella delle aree più inquinate della Terra.
Inquinamento atmosferico nel mondo: l’idea del NYT
“See How the World’s Most Polluted Air Compares With Your City’s” (letteralmente: vedi come l’aria delle città più inquinate del mondo si compara con quella della tua città) è il titolo della pagina che il New York Times ha dedicato all’inquinamento atmosferico nel mondo, a cura di Nadja Popovich, Blacki Migliozzi, Karthik Patanjali, Anjali Singhvi e Jon HuangDec.
«Abbiamo voluto rendere visibili quelle particelle, minuscole e dannose, che distruggono la salute umana», esordiscono gli autori. La prima infografica che compare, a tutto schermo, mostra infatti un ingrandimento -come se fossimo al microscopio- delle particelle di PM2,5, le cosiddette polveri ultra-sottili, così chiamate perché ogni particella è più piccola di 2,5 micrometri di diametro.
Inizialmente, sullo schermo dell’utente, compare la situazione massima di saturazione per rientrare ancora nei parametri che fanno definire “buona” la qualità dell’aria, stando ai limiti della United States Environmental Protection Agency (EPA) per l’esposizione media giornaliera all’inquinamento, ovvero 12 microgrammi per metro cubo in 24 ore.
La videata è sostanzialmente bianca, con alcune particelle che galleggiano qua e là.
Quindi, continuando a scorrere la schermata verso il basso, compare la situazione dell’aria nella località di provenienza di chi sta navigando sulla pagina (desunta dall’indirizzo IP del server, ma comunque modificabile).
Nel nostro caso, si tratta di 43 µg/m3: un livello che viene considerato “malsano per i gruppi sensibili” dall’EPA. La schermata si anima un po’, ma neppure troppo.
Non è finita: scendendo ancora, le particelle virtuali di PM2,5 che galleggiano sullo schermo crescono ancora, e in modo sensibile. Si tratta, infatti, dell’inquinamento registrato in California durante gli incendi di fine 2018, quando una spessa coltre di fumo coprì la Bay Area di San Francisco: un valore di quasi 200 µg/m3, decisamente nel range “molto malsano”, quello in cui l’EPA consiglia di limitare l’attività all’aperto.
Il picco fin qui raggiunto, però, è poca cosa se messo in confronto ai dati della qualità dell’aria registrati nel nord dell’India nel giorno più inquinato del 2019, quando i livelli di particolato fine a Nuova Delhi hanno superato i 900 µg/m3.
Inquinamento atmosferico nel mondo: i danni del PM2,5
«In quest’ultimo caso si va addirittura oltre la definizione di aria “pericolosa” dell’EPA, che raggiunge al massimo i 500, ed entrando in un territorio estremo», commentano i dati di Nuova Delhi gli autori, ricordando come l’inquinamento atmosferico nel mondo sia responsabile di oltre 4 milioni di morti all’anno, in maggioranza concentrati nell’Asia orientale e meridionale, senza contare i milioni di ammalati per cause legate alla scarsa qualità dell’aria che respirano.
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«Questo inquinamento fine proviene principalmente da cose che bruciano: carbone nelle centrali elettriche, benzina nelle automobili, prodotti chimici nei processi industriali o materiali legnosi e quant’altro si accende durante gli incendi -proseguono- Le particelle sono troppo piccole per essere visibili ad occhio nudo, ognuna è circa 35 volte più piccola di un granello di sabbia fine, ma in alte concentrazioni arrivano a creare una sorta di nebbia nel cielo. E, quando vengono respirate, provocano danni alla salute umana».
L’infografica delle particelle di PM2,5 non è l’unica presente sulla pagina: una successiva mappa dinamica mostra, in rapida successione, un anno di inquinamento da polveri sottili nel mondo (tra fine 2018 e fine 2019), mettendo in evidenza alcuni eventi-chiave, tra cui gli incendi delle foreste in Siberia, l’inquinamento stagionale in India o i roghi degli alberi in Amazzonia per creare nuovi terreni agricoli.
Quindi alcuni grafici permettono di confrontare l’aria della tua località di residenza, o qualsiasi altro punto a scelta sul pianeta, con le situazioni di maggiore inquinamento registrate negli ultimi mesi in California, India e Cina.
Concludono gli autori del New York Times: «Il PM2,5 può eludere le difese del nostro corpo, penetrando in profondità nei polmoni e persino entrando nel flusso sanguigno. È stato dimostrato che aggrava l’asma e altri disturbi polmonari e aumenta il rischio di infarto e di ictus. Questo inquinamento è stato anche collegato a problemi di sviluppo nei bambini e al deterioramento cognitivo negli anziani, così come al travaglio prematuro e al basso peso alla nascita».
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Inquinamento atmosferico nel mondo: gli studi di Berkeley Earth
I dati utilizzati dal quotidiano statunitense derivano dalle stime dell’inquinamento atmosferico da particolato provenienti dai satelliti Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea, e dalla citata Berkeley Earth.
In ogni caso, occorre tenere conto che l’inquinamento atmosferico non è misurato in modo affidabile in vaste aree del pianeta, tra cui gran parte dell’Africa e del Sud America.
Anche sul sito di Berkeley Earth è presente una mappa dinamica, che fornisce informazioni quasi in tempo reale sull’inquinamento atmosferico da PM2,5, aggregando su scala regionale migliaia di misurazioni effettuati da stazioni di superficie in tutto il mondo ed elaborandole con un ritardo di circa un paio d’ore.
Dal 2014 il think tank scientifico statunitense raccoglie e analizza i dati sull’inquinamento atmosferico nel mondo, riportando anche mappe e grafici relativi a PM10, Diossido di azoto, Diossido di zolfo e Ozono.
I dati resi disponibili delle stazioni di terra vengono interpolati con metodo scientifico, per creare una stima continua delle condizioni di qualità dell’aria media in ciascuna regione del globo.
[Cover Image di Mark Danielson – Flickr]