Gli incendi nelle foreste di Chernobyl in corso in questi giorni continuano a rilasciare radiazioni e stanno facendo scomparire il patrimonio culturale e naturalistico unico al mondo rappresentato dalla Zona di esclusione. Le fiamme sempre più vicine all’ex reattore e alla città fantasma di Pripyat.
Da ormai circa 10 giorni proseguono gli incendi nelle foreste di Chernobyl, con aree fortemente contaminate dal disastro atomico del 1986 che vengono incenerite ogni giorno.
I fronti da tenere sotto controllo si trovano sia in Ucraina che in Bielorussia, i due stati in cui è divisa la Zona di esclusione di Chernobyl, quell’area di 30 chilometri intorno all’ex centrale sovietica in cui è stata vietata ogni attività umana dopo la catastrofe atomica.

In Ucraina bruciano soprattutto le foreste di Korogodsky, Denisovetsky e Kotovsky e, per estinguere gli incendi, sono state finora coinvolte quasi 400 persone, con l’utilizzo di un centinaio di mezzi e il rilascio di oltre 140 tonnellate d’acqua.
L’Agenzia statale ucraina che gestisce l’area è riuscita a circoscriverne alcuni, grazie anche all’intervento di mezzi dell’esercito per realizzare corridoi taglia-fuoco.
E’ però di questa mattina, lunedì 13 aprile, la notizia che le fiamme abbiano raggiunto anche la Foresta Rossa, area boschiva con le più alte concentrazioni di radiazioni, che si trova a pochissimi chilometri dalla città-fantasma di Pripyat, simbolo dell’incidente atomico, e dalla stessa ex centrale, nonché dai depositi in cui sono state interrate le scorie nucleari.

In Bielorussia, invece, le più colpite sono la provincia di Zhitkov, nella regione di Gomel, e la regione di Brest. Solo prima di Pasqua, erano già oltre 450 gli ettari bruciati, oltre a sei torbiere e a centinaia di incendi di erba e arbusti. Anche qui sono impegnati centinaia di vigili del fuoco e volontari, con decine di mezzi.
«È comunque una situazione sempre più disastrosa -commenta Massimo Bonfatti, fondatore dell’OdV “Mondo in Cammino” da anni impegnata nelle terre di Chernobyl, che ogni giorno comunica aggiornamenti sulla situazione facendo diretto riferimento a fonti locali- Il Governo ucraino parla di 110 ettari andati in fumo, ma il Centro di monitoraggio antincendio dell’Europa orientale ritiene che stiano bruciando quasi 8 mila ettari».

Incendi nelle foreste di Chernobyl: l’allarme di Yaroslav Yemelianenko
Yaroslav Yemelianenko, il giornalista e tour operator che da subito era andato a testimoniare gli incendi nella foresta di Chernobyl, parla apertamente di “terrorismo” per quanto accaduto, sia per il danno arrecato al patrimonio culturale e naturalistico che per il nuovo rischio di contaminazione nucleare, e chiede al Governo ucraino di aprire un procedimento penale per individuare i responsabili.
Yemelianenko denuncia quindi che, al momento, “i volontari e i giornalisti non sono ammessi sul posto” e lancia un accorato allarme: «La situazione è critica. La Zona è in fiamme. Le autorità locali riferiscono che tutto è sotto controllo, ma in realtà il fuoco avanza rapidamente in nuove aree -sottolinea- Ora l’incendio ha raggiunto Pripyat ed è a circa due chilometri dal sito di stoccaggio di scorie radioattive “Pídlísnij”, dove si trovano le scorie radioattive più attive di tutta la zona di Chernobyl, nonché a ridosso della stessa centrale atomica».

Una situazione che potrebbe diventare ancora più drammatica già dalle prossime ore: «Mi auguro che le autorità non ripetano lo stesso errore del 1986 (quando i vertici sovietici minimizzarono per giorni l’accaduto e le conseguenze dell’esplosione al reattore nucleare, ndr). Dobbiamo aspettare che la crisi diventi internazionale?».
Incendi nelle foreste di Chernobyl e contaminazione nucleare: crescono i rischi per la salute
Le fiamme stanno facendo bruciare ettari di alberi i cui tronchi contengono radiazioni, che si disperdono così sempre di più nell’aria.

Nubi nere -con un probabile carico di Cesio-137, Stronzio e altri elementi radioattivi- hanno già avvolto i villaggi che circondano la Zona di esclusione e sono arrivate fino alla capitale Kiev, che dista un centinaio di chilometri in linea d’aria dalla ex centrale nucleare esplosa nel periodo sovietico.
E, se i venti soffiassero nuovamente come nell’aprile 1986 dopo l’esplosione del reattore 4 a Chernobyl, il più grave incidente atomico della Storia insieme a Fukushima, anche altri Paesi potrebbero essere a rischio.

«Il Center for Nuclear Safety ha specificato, come ovvio, che la concentrazione di radionuclidi a Kiev è inferiore alla norma pericolosa per la vita umana -commenta Bonfatti- Ma, citando Pavel Vasiljev, ex direttore generale del Forestry Innovation and Analytical Center, “quando una foresta radioattiva brucia, la concentrazione di sostanze radioattive nell’aria aumenta di 30 volte; quando la foresta di Chernobyl brucia, copre metà della regione di Kiev con cenere radioattiva”».
Il maggiore rilascio di radioattività porta, come conseguenza, un aumento della contaminazione nella catena alimentare, ad ampio raggio: dalla cacciagione alla pesca, dagli animali da cortile e da allevamento al latte, ma anche nei prodotti agricoli e orticoli, nelle conserve e nelle marmellate.
«Ogni incendio mette di nuovo in circolazione radionuclidi, soprattutto Cesio-137, forse in misura tale da non destare preoccupazione per i comunicati ufficiali diramati dalle autorità, ma sufficienti per implementarne la presenza, tramite gli alimenti, nei corpi delle persone», sottolinea Bonfatti.

Il fondatore di Mondo in Cammino sottolinea infine la grande quantità di emissioni di monossido di carbonio causate dagli incendi nelle foreste di Chernobyl, che influenzano negativamente il sistema respiratorio portando, nel contesto della pandemia di Coronavirus in corso, a conseguenze critiche per la salute di molte persone.
Incendi nelle foreste di Chernobyl: perdite per il patrimonio culturale e naturale
Nel frattempo, le fiamme stanno anche facendo scomparire un patrimonio unico al mondo, creatosi dopo la catastrofe nella Zona di esclusione.
L’area, infatti, è diventata una sorta di museo all’aria aperta dell’immane tragedia di Chernobyl, che causò oltre 300 mila sfollati e un numero incalcolabile di morti, direttamente o indirettamente legate all’esplosione nucleare (si va dai 4.000 decessi stimati dall’Onu ai 60 mila denunciati dai Verdi Europei fino alla stima da parte di Greenpeace di 6 milioni in tutto il mondo, anche per cause correlate).
Da alcuni anni, il Governo ucraino ha avviato un progetto di valorizzazione in chiave turistico-culturale dell’area, con un numero sempre crescente di visitatori interessati a scoprire gli effetti post-atomici e visitare i luoghi della tragedia, cristallizzazione dell’URSS degli anni Ottanta.
Molti luoghi all’interno della Zona sono stati candidati a diventare patrimonio mondiale dell’UNESCO, anche se alcuni di essi -come il campo estivo “Smeraldo”, l’iconico filobus di Kopachi rimasto immobile dal giorno dell’esplosione e diversi villaggi abbandonati- sono oggi andati distrutti per sempre dalle fiamme.

Salve, al momento, le città di Chernobyl, Chernobyl-2 e Pripyjat, anche se quest’ultima si trova a pochi chilometri di distanza dal fronte del fuoco che ha raggiunto la Foresta Rossa e che potrebbe rapidamente arrivare all’ex città modello sovietica.
Alcuni video amatoriali, girati da “stalker” ancora oggi presenti nella ghost town, mostrano colonne di fumo e fiamme nei boschi circostanti Pripyat, nonché pericolosamente vicino all’ex centrale atomica Vladimir Ilic Lenin di Chernobyl.
Inoltre, in più di trent’anni senza presenza umana fissa sul territorio, la Natura aveva riguadagnato i suoi spazi, con flora e fauna uniche -animali, uccelli, insetti e piante- che avevano iniziato a rinascere, e in alcuni casi a prosperare, dopo il disastro del 1986.
Incendi nelle foreste di Chernobyl: testimonianze e opinioni
«Questo incendio è un disastro, un incubo. E non mi riferisco, in questo momento, alla possibile migrazione dei radionuclidi. Parlo della Riserva naturale in fiamme, degli animali che muoiono, di quello che doveva diventare un patrimonio culturale dell’UNESCO che ora sta andando in cenere. Brucia una testimonianza della Storia», commenta amareggiata Olena Gnes, già corrispondente di Tv Inter e oggi guida per turisti e appassionati che vogliono andare all’interno della Zona, con l’agenzia Chornobyl Tour.
E aggiunge: «Alla fine dei miei tour nella Zona di esclusione, mi piaceva dire: ”Chernobyl era un simbolo di tragedia. Ma ora sta diventando un simbolo di speranza. Basta guardarsi intorno. Ci mostra che la natura si riprenderà. Se solo le diamo una possibilità”. Ora, invece, tutto è bruciato. Nessuna possibilità».

Viacheslav Shramovych, tra i primi a lanciare l’allarme per il patrimonio naturale a rischio nella Zona, ha visto gli incendi e commentato su Facebook “Ecco Mordor, per davvero”, riferendosi al luogo-simbolo del male nel Signore degli Anelli.
Ma quali sono state le cause alla base degli incendi in corso intorno all’ex centrale atomica di Chernobyl? «Oltre al dolo, non vanno dimenticate l’usanza di bruciare i campi per eliminare erbe ed arbusti secchi e produrre cenere come fertilizzante e le negligenze delle autorità, inclusi i mancati finanziamenti alle stazioni speciali per il controllo degli incendi boschivi -elenca Bonfatti- E poi ci sono i cambiamenti climatici. Pesa, soprattutto, la diminuzione notevole delle precipitazioni registrata negli ultimi anni, con inverni senza neve e una foresta sempre più secca, quindi facilmente incendiabile».
Incendi a Chernobyl: bruciano i boschi vicino all’ex centrale nucleare, impennata delle radiazioni
Ultimo aggiornamento
lunedì 13 aprile 2020 ore 15:30
