Storie d’Italia – Cinque storie di lavoro e di speranza a CinemAmbiente 2018

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Storie d’Italia – Cinque storie di lavoro e di speranza a CinemAmbiente 2018 ultima modifica: 2018-07-01T08:00:24+02:00 da Emanuel Trotto
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La 21ma Edizione del Festival CinemAmbiente è stata l’edizione dei cambiamenti. Innanzi tutto si è inaugurata una nuova sezione, CinemAmbiente Junior. È il culmine di un impegno pluriennale del Festival ad avvicinarsi alle nuove generazioni, a base di 17 titoli e numerose iniziative didattiche ed educative per bambini e ragazzi. Ma non solo, il Festival ha trasformato il Panorama Cortometraggi in Concorso Cortometraggi Internazionali. Suddiviso in cinque differenti programmi, per un totale di trenta lavori. Sono, nell’ordine: Il mondo deve sapere, Si può fare, Se la terra si ammala, Storie d’Italia e Ecoanimazione.

Fra le cinque categorie mi ha colpito maggiormente è stata Storie d’Italia. Sono cinque storie che raccontano, in modo ravvicinato, il lavoro. Attraversando da Nord a Sud lo Stivale, dal Piemonte alla Puglia, lontano dai riflettori. Si raccontano storie di scelte di vita ispirate ai nuovi modelli, alla tradizione, all’integrazione. Il lavoro nelle sue varie sfumature, gioiose e cupe.

Il primo è Fratello aglio, di Andrea Parena. Tramite i racconti di nonna Maria e dello zio Severino, si parla della coltivazione dell’aglio. In esso, attraverso le parole del suo regista, «si è cercato di mettere in comunicazione con i tempi e i gesti di questo tipo di agricoltura. Perché c’è, secondo me, una grande intimità nel rapporto fra il contadino e il campo (…) Perché erano i gesti di mio nonno, quando lo aiutavo nel campo e credo che vadano molto al di là del loro ruolo puramente strumentale. Si depositano degli affetti e dei sentimenti, creando una forte intimità che restituisce il rapporto fra l’uomo e la natura coltivata.»

Il secondo corto, L’ultimo chilometro di Roberto Vietti e Emma Ramacciotti è stato il vincitore del bando Torino Factory. In esso bisognava raccontare la città di Torino in tre minuti. Ispirandosi alla vera routine di Vietti, si è optato per un racconto semplice e simpatico. Il protagonista che va e torna dal lavoro in bici, si immagina di essere ad una tappa del Giro d’Italia. Tappa commentata campionando le voci di Auro Bulbarelli e Davide Cassani nella tappa del 2007 dello Zuccolan. L’idea è stata quella di raccontare la mobilità urbana in un modo differente e senza dare alcuna risposta. Cercando, invece di porre delle domande agli spettatori. In maniera ironica, critica e surreale.

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L’ultimo chilometro di Roberto Vietti e Emma Ramacciotti, vincitore del bando Torino Factory, ha partecipato alla alla 21^ edizione di CinemAmbiente nella sezione Cortometraggi

«C’era una volta un piccolo villaggio, a capo c’era il sindaco, un uomo dal cuore impavido e compassionevole». Così si apre Il signor Sindaco e la Città Futura di Gianfranco Ferraro. Si racconta, mediante fotografie virate coi colori caldi, e con un tono fiabesco, la vicenda di Domenico Lucano. Egli è il sindaco di Riace, un piccolo paesino calabrese che si sta inesorabilmente spopolando. Per risolvere la situazione, decide di aprire le porte ai migranti, a centinaia. Si dà così vita ad una nuova comunità. Non solo, ma anche di portare avanti anche un discorso di sostenibilità. Essa viene sintetizzata dall’immagine di un carretto, commentata con raccoglie e non rifiuta. Si tratta di una favola vera in cui non conta la notorietà del singolo, ma il suo contributo a rendere il microcosmo della comunità un posto migliore. Una importante metafora di integrazione e ambientalismo.

Il quarto, Il gusto della libertà è, a detta del suo regista, Raffaele Palazzo, una scheggia impazzita. Passato al Festival Liberazioni, il tema del lavoro qui è quasi di contorno. Infatti il tema vero è quello di raccontare il rapporto fra il cibo e la cucina all’interno del mondo carcerario. Il racconto vivo e vitale avviene tramite una serie di interviste a ex detenuti. Con quella ironia che caratterizza chi si è lasciato una brutta faccenda alle spalle. Gli intervistati parlano di come si facevano arrivare il cibo, di come lo cucinavano, spesso con forni rudimentali nascosti alle guardie. Tramite l’aneddoto, la vicenda personale, il sentito dire. Non si dicono i nomi, né le pene, contano le loro storie. Storie anche di mancanze.

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Il gusto della libertà, passato al Festival Liberazioni, ha partecipato alla 21° edizione di CinemAmbiente nella sezione Cortometraggi

Storie a lieto fine perché, tramite l’Associazione Arcobaleno di Torino ce l’hanno fatta. Uno di essi è divenuto cuoco professionista e ha invitato i suoi ex compagni a Liberamensa, ristorante dentro il carcere. Sapere di venire lì a mangiare da uomini liberi per loro è stata un’esperienza molto bella. Come si dice: quando arrivi in carcere, sulla camionetta, sai quando arrivi ma non quando esci.

Nell’ultimo lavoro, è la cronaca che parla. Il film parte da essa. La giornata di Pippo Mezzapesa, attraverso lo sfondamento della quarta parete, racconta una tragedia del lavoro. Basandosi sulle reali dichiarazioni dei protagonisti, è la storia di Paola Clemente, bracciante pugliese di 49 anni morta di fatica nel campo in cui lavorava. Vittima del caporalato.

Il fatto avvenne il 13 luglio 2015 mentre lavorava all’acinellatura dell’uva. Un processo puramente estetico per rendere il grappolo più bello, eliminando gli acini più piccoli. Ma massacrante nel compierlo per ore ed ore. A parte una costante cervicale, nulla ha fatto presagire l’infarto che l’ha stroncata. Una morte vista da vicino dalle sue amiche e colleghe che non hanno potuto aiutare in quanto il caporale non permette sconti. Se non lavori o lo fai male non vieni pagata. Ed erano in seicento, con famiglie a carico, a dover sottostare a questa forma di schiavitù in giacca e cravatta. Perché, il compenso per ore ed ore di lavoro quotidiane erano solo 27 euro al giorno.

Dopo un’inchiesta de La Repubblica la famiglia di Paola ha poi depositato una denuncia che ha portato a delle indagini da parte della Cgil e della Guardia di Finanza. Gli intermediari (i caporali) della Agenzia Interinale che aveva ingaggiato tutte le braccianti, sono stati arrestati e accusati di truffa reiterata, sfruttamento del lavoro, intermediazione illecita. “Grazie” a questa vicenda, nel 2016 la Camera ha approvato in via definitiva una nuova legge contro il caporalato. Sono previsti inasprimenti delle pene (fino ad 14 anni di carcere) e indennizzi delle vittime.

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La giornata di Pippo Mezzapesa racconta una tragedia del lavoro. è la storia di Paola Clemente, bracciante pugliese di 49 anni morta di fatica nel campo in cui lavorava, vittima del caporalato.

Il cortometraggio, è risultato nella cinquina dei migliori lavori brevi italiani agli ultimi David di Donatello.

I due volti del lavoro nella campagna che si confrontano, agli estremi di questa rassegna. Da una parte il lavoro come tradizione, come insieme di gesti che sono riti da preservare. Dall’altra un sistema retrogrado da denunciare, da combattere e da gettarsi alle spalle. Nel mezzo c’è la fiducia nel cambiamento attraverso l’accoglienza e lo sviluppo sostenibile grazie al lavoro istituzionale. Oltre che del singolo. Il lavoro come via d’uscita e svolta dopo la durezza e le mancanze del carcere. Il ritorno a casa dopo una giornata di lavoro come una sfida, anche ecologica. Per quanto diversissimi, per stile e contenuti, c’è un secondo filo conduttore che li tiene assieme. La speranza.

[In copertina un’immagine tratta da Il signor Sindaco e la Città Futura di Gianfranco Ferraro, che ha partecipato alla 21° edizione del festival CinemAmbiente nella sezione Cortometraggi ]

Storie d’Italia – Cinque storie di lavoro e di speranza a CinemAmbiente 2018 ultima modifica: 2018-07-01T08:00:24+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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