La cucina del Rinascimento: la torta d’erbe

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La cucina del Rinascimento: la torta d’erbe ultima modifica: 2017-03-03T13:30:26+01:00 da Sara Panarella
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Qual era l’alimentazione nel Rinascimento? In cosa è cambiato il nostro modo di mangiare rispetto a quello di 500 anni fa? Può la conoscenza del passato aiutarci e farci migliorare il nostro rapporto con il cibo in termini di sostenibilità?

Parziali risposte a queste domande le ho potute scoprire in occasione di un tour guidato presso la Galleria Sabauda, organizzato all’interno della seconda edizione del Festival del Giornalismo Alimentare tenutosi a Torino nei giorni dal 23 al 25 febbraio scorsi. Un festival denso di informazioni e spunti di approfondimento su temi quali cibo, sostenibilità e sicurezza alimentare il tutto visto con la lente della comunicazione e dell’informazione.

Il tour, chiamato significativamente Back to the Future, ritorno al futuro, è stato un momento leggero e curioso per concludere un evento che ha senza dubbio stimolato molte domande. Ci siamo così ritrovati al mercato a fare la spesa, in fondo era sabato, quale giorno più tradizionale per fare compere?

Carlo Emanuele I. Foto: arte.it
Carlo Emanuele I. Foto: arte.it

Ma cosa lega un festival di giornalismo alimentare e un mercato? Un mercato rionale non usuale comunque visto che si trattava de Il grande mercato, quadro di Francesco Bassano, realizzato tra il 1587 e il 1599.

Il dipinto in questione è una delle opere esposte in occasione della  mostra Le meraviglie del mondo. Le collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia visitabile fino al 2 aprile 2017 presso i Musei Reali di Torino.

Come si legge sul sito della Galleria Sabauda, Carlo Emanuele I fu un sovrano “colto, amante delle lettere , delle arti e delle scienze, che si prodigò per un importante rinnovamento culturale e artistico della città“. Regnò per 50 anni, dal 1580 al 1630, un periodo lunghissimo, fornendo impulsi e soluzioni che ancora adesso possiamo vedere ad esempio nella struttura urbanistica del capoluogo piemontese.

Il grande mercato, commissionato da Carlo Emanuele I al Bassano è un’opera carica di significati simbolici e moralistici. Ma se lo guardiamo orientati dalla domanda “qual era l’alimentazione nel Rinascimento?” possiamo scoprire molte cose interessanti.

Il grande mercato. Francesco Bassano
Francesco Bassano: Il grande mercato.

Intanto colpisce una mancanza: non ci sono né patatepomodori, non ancora diventati il cibo diffuso e popolare che saranno a breve. Ci sono invece molte carni ma anche uova, formaggi, dolci, verdura e frutta. In basso sulla destra possiamo riconoscere carciofi, zucche, aglio, mele, pere e meloni.

La cucina dei ricchi era abbondante e le pietanze, contrariamente a quanto avviene oggi non avevano un ordine di apparizione sulla tavola. Invece di antipasto, primo e secondo, la divisione era al massimo tra cibi in umido e cibi arrosto. Sicuramente non era una tavola sostenibile, ricca di pietanze e dunque anche di avanzi ed ecco comparire la prodigalità verso i poveri.

Il grande mercato, particolare. Si riconoscono: melone, pere, mele, aglio zucca, carciofo, cetriolo, senza nessun riferimento alla stagione
Il grande mercato, particolare. Si riconoscono: melone, pere, mele, aglio zucca, carciofo, cetriolo, senza nessun riferimento ad una stagione particolare

Molti giorni dell’anno richiedevano una cucina di magro, come ad esempio durante la Quaresima. Eliminate le carni si passava al pesce, alle verdure e alle uova. Posto d’onore lo occupavano le spezie. Si dice che servissero a coprire il sapore di carni non sempre freschissime ma, in realtà, il principale motivo del loro utilizzo non sembra essere questo. Alcuni studiosi dell’argomento hanno provato a cucinare per  filo e per segno quanto indicato dai ricettari e i risultati sono stati piatti immangiabili. Ciò lascia supporre che si abbondasse nelle indicazioni scritte per una pura questione di prestigio.

Pesce, farine e spezie non si acquistavano al mercato. Il pesce andava preso fresco appena pescato, le farine ai mulini e le spezie dallo speziale che vendeva anche lo zucchero, considerato all’epoca quasi curativo.

La cucina del Rinascimento
La redazione del menù

Il tour si è concluso con la redazione di un piccolo menù, a scelta tra uno di magro, di casa o “ricco”, indicando anche dove fare la spesa. Ho scelto un menù di magro e non potevo non proporre la ricetta della Torta d’erbe che in questo periodo veniva preparata con erbe spontanee.

Ingredienti:

Per la pasta:

250 gr. di farina

150 ml d’acqua

sale e olio

Per il ripieno:

250 gr. di pecorino grattugiato

200 gr. di spinaci e altrettanti di erbe di campo

un mazzetto di prezzemolo e uno di menta

4 uova (ho ridotto la quantità, ne ho usate solo due)

1 tuorlo per spennellare colorato con zafferano (da me sostituito con la curcuma)

sale

Per preparare la pasta che serve per l’involucro è necessario mescolare tutti gli ingredienti. Partiamo da quelli asciutti, aggiungiamo l’olio, io ne ho usato mezzo bicchiere e poi l’acqua in modo da poter mettere quella che serve per creare una bella palla non appiccicosa. Lasciamola al fresco e passiamo a preparare il ripieno.

Dopo aver lavato le erbe, erbe spontanee o spinaci a seconda della stagione, facciamole bollire. Scoliamole e tritiamole insieme al prezzemolo e alla menta. Aggiungiamo sale, se piace anche il pepe, il formaggio grattugiato e le uova. Mescoliamo il tutto.

Dividiamo la pasta in due e stendiamole in due sfoglie sottili. Messa la prima nella teglia versiamoci il ripieno e copriamo con la seconda sfoglia chiudendo bene i bordi. Spennelliamo la superficie con il tuorlo sbattuto insieme alla curcuma o allo zafferano e bucherelliamo. Verrà una bella copertura di un colore caldo. Naturalmente la ricetta può essere modificata a piacimento. Questa è già una versione rivisitata, ognuno può poi ulteriormente adeguarla ai propri gusti o a quello che ha in casa.

Infornare a 180 gradi per 40 minuti circa.

Come sempre, buon appetito!

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La cucina del Rinascimento: la torta d’erbe ultima modifica: 2017-03-03T13:30:26+01:00 da Sara Panarella

Vive a Torino, bibliotecaria. Si laurea in Filosofia interessandosi di bambini e multiculturalità e si avvicina alla psicoanalisi e alla cura del pensiero. Ha poi quattro bimbi e un cane che insieme a tanta effervescenza aggiungono interessi nuovi, maggior attenzione per l’ambiente e gli antichi mestieri e saperi, lavorazione dell’argilla, uncinetto, raccolta e utilizzo delle erbe. Una moderna “Strega in famiglia”!

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