Project Wild Thing il documentario che racconta il rapporto tra i bambini e la tecnologia e della conseguente perdita di contatto con la natura
Project Wild Thing affronta un tema che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, una sorta di “emergenza” famigliare che cresce assieme a loro: i bambini stanno perdendo il contatto con la natura.
Soprattutto i bambini che abitano nelle grandi città non passano più molto tempo all’aria aperta, non sanno arrampicarsi sugli alberi, rotolarsi per un pendio, scoprire com’è bello abbracciare la corteccia ruvida o raccogliere le prime ciliegie direttamente dai rami.
I nostri bambini amano la tecnologia, fino al punto da dimenticarsi che si può inforcare una bicicletta e andare a scoprire nuovi mondi fantastici.
Partendo da queste consapevolezze, e da quanta responsabilità hanno i genitori in questo quadro, il regista inglese David Bond ha creato un documentario: “Project Wild Thing” (letteralmente Progetto cosa selvaggia) per sensibilizzare tutta la sua patria prima -e il mondo intero poi – su queste tematiche così importanti. Il documentario, sostenuto in rete da the Wild Network, è in programma a CinemAmbiente 2014, che aprirà i battenti tra pochi giorni.
Nel trailer, che potete vedere qui sotto, si percepisce un dialogo tra una bambina e il suo papà, che le chiede:
Quanto ami guardare la televisione? La bimba, risponde:“100 bilioni, è così rilassante”.
Diventa questo il via per partire alla scoperta della natura, e invitare i bambini (e i loro genitori) a uscire da casa, lasciare i telefonini, i tablet e le televisioni per buttarsi a fare nuove esperienze.
Il tutto organizzato come una campagna pubblicitaria, con tanto di manifesti, un’utilissima app, cartoline e inviti al megafono a portare fuori i propri bambini, lasciando perdere i tablet e i televisori. Marketing quindi, ma con uno scopo diverso: “vendere” la natura, con una finalità educativa e non meramente commerciale, per iniziare a capire quanto sia importante per tutti.
Il regista e protagonista si domanda come sia possibile vendere “il prodotto natura” e se possa essere identificato come un brand, come una marca. Una delle tante che ci circondano e fanno parte delle nostre vite. L’hashtag per commentare questo film è infatti #comunicazionegreen.
Come si può creare quella confidenza, quel fidarsi e affidarsi alla natura che sia i genitori sia i bambini hanno perso? Non ci si arrampica più sugli alberi, perché è pericoloso, ci si sporca e non si riconosce l’albero come soggetto attivo nel gioco. Stare a casa, guardare la tv o giocare a un videogioco è più facile, si è facilmente controllabili e si è “impermeabili” agli stimoli esterni, perché quello che la tv o il video offrono è intrattenimento completo, in cui non c’è alcuno sforzo immaginativo. E non si riconosce più un parco, un giardino o un bosco come un luogo di avventura, di gioco, di fantasia. Anzi, ci incute una sorta di timore.
Con la promessa del Guardian, “Questo film cambierà la vostra vita” vi invitiamo a non farvelo scappare, e poi, come sempre, diteci la vostra.
Il primo hangout di CinemAmbiente disponibile sul canale YouTube di eHabitat
Il 3 giugno, alle ore 17 ci sarà un Hangout proprio per discutere sulle tematiche affrontate da questo documentario e del velo che squarcia sul rapporto tra infanzia e natura. Seguiteci in diretta e fateci avere le vostre opinioni utilizzando l’hashtag del festival #CA17.